Palmira, l’antica città romana che era stata conquistata e devastata dai miliziani del Califfato, è tornata ad appartenere al mondo e alla civiltà. Quella vera, pur con i suoi innumerevoli difetti e paradossi. Ma questa vittoria non è stata indolore e sono tanti, troppi i caduti che hanno insanguinato quelle millenarie pietre. Tra loro, un ammirevole esempio di coraggio e abnegazione e cioè un giovane ufficiale delle forze speciali russe che ha sacrificato la propria vita pur di mantenere la posizione e portare con sé molti nemici. Uno dei “Guerrieri ombra di Palmira” (da pag. 18 a 21).
Sempre in tema di anti-terrorismo, un noto analista militare affronta l’argomento legato al “Pagoda Team” (da pag. 22 a 27) andando a sondare una delle più misteriose strutture di pronto intervento che ebbe origine durante il secondo conflitto mondiale. I lettori che si interessano al tiro Sniper troveranno pane per i loro denti nell’articolo “One shot-one kill” (da pag. 50 a 53) scoprendo un corso di specializzazione dedicato ai Contractors e i professionisti della sicurezza. E non vanno dimenticati i “Cacciatori di Calabria” (da pag. 16 a 19) dove vengono descritte le attività di un leggendario reparto dei Carabinieri che continua imperterrito a combattere la criminalità organizzata tipica dell’area.
I guerrieri ombra di Palmira
Le rovine della città di Palmira, finalmente libera dalla presenza dei terroristi dell’Islamic State (IS), sono state testimoni di alcuni fra i più feroci combattimenti avvenuti nella regione negli ultimo mesi.
Nella sua offensive, l’esercito di Bashar Assad è stato massicciamente supportato dalla presenza sul campo di reparti russi, iraniani e da Hezbollah libanesi, spesso appartenenti alle forze speciali.
Mosca non ha mai fatto mistero dell’impiego dei propri reparti, ma solo recentemente ha deciso di uscire allo scoperto, dichiarando pubblicamente la presenza delle unità d’élite, arrivando addirittura ad indicarne una. Si tratta del Vympel, forza speciale facente parte del Servizio Federale di Sicurezza Russo (Federal’naya sluzhba bezopasnosti Rossiyskoy Federatsii), dispiegata in Siria per effettuare ricognizioni avanzate in aree in mano all’IS, e dirigere il tiro aereo sugli obiettivi. Mosca ha rivelato al pubblico la presenza del reparto, per onorare il sacrificio di uno dei suoi operativi, Alexander Prokhorenko.
One Shot One Kill
Negli scenari di conflitto asimmetrico che stanno caratterizzando le guerre non convenzionali di questi ultimi decenni, in cui piccoli gruppi di combattenti irregolari sono impegnati in combattimenti nelle aree urbane e rurali, l'attività di sniper è diventata una parte sempre più importante della mission delle forze speciali.
Ma lo Sniping non è un'attività esclusivamente militare, può essere svolta in molti casi anche dai gruppi speciali delle forze dell'ordine chiamati a intervenire contro cellule terroristiche. In queste situazioni, il nemico agisce spesso tra la folla ed è dunque necessario colpire il bersaglio in modo selettivo per evitare vittime collaterali: civili innocenti presenti nelle vicinanze o eventuali ostaggi. Ciò richiede un tiro molto preciso. Per riuscirvi, gli operatori impegnati in questo genere di interventi necessitano di un addestramento costante e performante. E questo naturalmente vale sia per i cecchini militari, che generalmente sparano da distanze molto più grandi rispetto ai loro colleghi delle forze dell'ordine, sia per questi ultimi, perché i principi di base dello Sniping sono sostanzialmente gli stessi.
Quinta Colonna
Il Califfato in Siria sta perdendo pezzi. Molti dei foreign fighter dei 31mila combattenti del sedicente Stato Islamico starebbero rientrando nei loro paesi di origine. Una mina vagante in altre parola.
Si valuta che starebbero rientrando il 20-30% di questi tagliagole e non tutti come viaggiatori di prima classe. Trecento “jihadisti pentiti”, dicono le stime, mescolati ai profughi per motivi tutt'altro che di delusione, tornano a casa. Si azzarda addirittura un conteggio: 270 in Germania, 250 in Francia, 50 in Danimarca, 40 in Olanda, 30 in Norvegia, 25 in Spagna, 20 in Finlandia e 13 in Svizzera. Insomma una spina nel fianco della sicurezza se valutassimo come pochi terroristi hanno messo in ginocchio Parigi e Bruxelles.
Treni e aerei fermi, scuole e viabilità chiuse, coprifuoco momentaneo e limiti alla circolazione. Il risultato? La destabilizzazione di città che sulla libertà di movimento basano la propria vita sociale ed economica, creando sfiducia nelle istituzioni. Ingenuamente qualcuno spiega queste apparenti diserzioni dei mercenari dell’Isis alle paghe ridotte del 50% a causa dei bombardamenti alleati, o all’aver assistito a scene di violenza intollerabile. Niente di tutto questo. I foreign fighter probabilmente stanno organizzando una pericolosa “Quinta Colonna”, quanto di più insidioso in termini militari esiste per la stabilità di un paese.
Il Krav Maga
Il Krav Maga è una complesso "sistema di combattimento", semplice nel suo apprendimento tecnico, il cui scopo iniziale era esclusivamente quello di essere utilizzato in contesti militari, ove la rapidità e l’efficacia risultavano essere elementi fondamentali; l’apprendimento e l’esistenza di questo metodo è stato per diverso tempo coperto da segreto militare.
Il contesto nel quale questo sistema si è evoluto, ne ha caratterizzato un approccio di tipo “offensivo”, perché il bisogno era quello di rispondere esclusivamente a criteri, quali: la neutralizzazione della minaccia e la sopravvivenza ad ogni costo, tralasciando ogni altro elemento, soprattutto giuridico-legale.