Oggi vi parlerò di una pistola che forse non è mai esistita, creata appositamente per il cinema da quel maestro armiere che fu Aldo Uberti che ho avuto la fortuna di conoscere tanti anni fa.
Un po’ di curiosità direttamente da Cinecittà.
Già dai primi due film Sergio Leone e la produzione cinematografica si erano avvalsi delle repliche western che alla fine degli anni Sessanta Aldo Uberti aveva cominciato a produrre per le esigenze del mercato americano che richiedeva copie della classiche armi Colt come la 1851 Navy e la classica 1873 da poter usare per le attività di tiro senza per forza dover usare dei modelli originali costosi, rari e fragili. Venne quindi normale per la produzione italiana rivolgersi all’azienda gardonese per farsi approntare armi di scena che di fatto erano repliche a tutti gli effetti camerate per il calibro 38, in grado di sparare le munizioni a salve calibro 380. Fin qui tutto bene, ma quando con la stesura de “il buono il brutto il cattivo” Sergio Leone che era molto attento ai particolari si pose il problema delle ambientazioni delle armi. Il film si svolgeva durante la guerra civile americana e in un contesto storico del genere una Single Action 1873 era proprio fuori posto. Ma come fare a far coincidere le esigenze storiche con le esigenze pratiche delle riprese ovvero sparare senza troppi problemi. Un revolver ad avancarica sarebbe stato difficile e complicato da caricare e affidare agli attori e la possibilità di mancati spari, capsule che saltavano via e polvere che saltava fuori dai tamburi avrebbe provocato problemi in fase di ripresa delle scene. Sergio Leone si rivolse di nuovo ad Aldo Uberti che per risolvere il problema approntò qualche modello di 1851 Navy che già replicava con successo, dotate però di tamburo che accettava cartucce a retrocarica, un cane dotato di percussore e uno sportellino per caricare le cartucce mutuato dalla 1873. Queste pistole furono utilizzate con successo nelle riprese dove si doveva sparare, mentre nelle scene statiche vennero usate delle normali Navy 51 e nel caso di Lee Van Cleef una Remington 1858 ad avancarica.
Clint Eastwood usò per tutto il film questa pistola che venne dotata di un suo segno distintivo caratteristico degli altri due film, ovvero le guancette con un intarsio a forma di serpente a sonagli. I racconti d’epoca dicono che Eastwood si portò le guancette dagli States, segno distintivo della sua pistola anche nelle ultime puntate di Rawhide, il telefilm che interpretò per molti anni prima di passare al cinema.
Il modello 51 a retrocarica fu talmente convincente che fu utilizzato poi in molti altri film del genere spaghetti western ed era molto facile vederla soprattutto nelle mani di Terence Hill nelle varie interpretazioni di Trinità e compagnia bella.
Ma è davvero un falso storico di fantasia creato per il cinema?
Negli anni 60 non esisteva ancora l’accanimento filologico e la ricerca storica non arrivava in profondità come oggi e la cosa quindi sembrava una invenzione di pura fantasia, pensata e creata per le esigenze del cinema ma se si va a scavare a fondo si vedrà che non è del tutto vero. Facciamo un passo indietro.
Siamo a metà dell’Ottocento: allo scadere dei brevetti di Rollin White, Smith & Wesson dovette affrontare una agguerrita concorrenza che cercò di sviluppare l’impiego della cartuccia a retrocarica. Colt e Remington non si lasciarono sfuggire l’occasione di studiare e sperimentare e studiare soluzioni per usare le cartucce a retrocarica nei loro revolver. Alla Colt in particolare due valenti tecnici tra cui Charles Richard idearono sistemi per sfruttare i telai, le canne e i cilindri delle armi ad avancarica e adattarli alla cartuccia a retrocarica. Richards propose una modifica al cilindro che veniva accorciato tagliando la zona dei luminelli e aggiungendo uno scudo che faceva spessore tra la culatta del telaio e il tamburo per compensare la parte mancante. Successivamente William Mason apportò ancora migliorie per rendere l’arma più sicura e ridurre i tempi di lavorazione. Venne aggiunto anche un espulsore laterale che porterà all’uscita nel 1871 del Modello Richards Mason Conversion sia su base 1851 Navy che su base 1861 Army in calibro 44. Nel 72 nasce poi il modello Open top fatta con parti costruite ex novo per questo modello. Nel 1873 poi Sempre Mason sviluppò e creò il capolavoro che tutti conosciamo ovvero la 1873 SAA. Le armi di transizione sono quindi veramente esistite anche se con diffusione minore; sicuramente nel 1861 anno di inizio della guerra sicuramente ancora dovevano essere create.
Falso storico o arma da cinema sicuramente questa pistola genera un fascino occulto e ammaliatore verso tutti gli appassionati.
La Uberti Colt 1851 Navy Richards Conversion
Visto le forti richieste provenienti oltreoceano e grazie alla caparbietà e al dinamismo della Cimarron Firearms, azienda che ne ha curato la distribuzione negli USA, Uberti ha approntato la replica delle repliche ovvero la Colt 1851 Navy a retrocarica di derivazione cinematografica dandogli il nome 1851 Richards Conversion.
Cimarron ha poi chiamato la pistola “Man with no name” in onore del personaggio interpretato da Eastwood. Ovviamente non potevano mancare le guancette col serpente, accessorio di cui è dotata la pistola venduta negli States.
Purtroppo per molti appassionati italiani, le guancette col serpente non sono disponibili e ci si deve accontentare della sola pistola e per il resto ci pensa il fai da te.
Internet viene in aiuto e con la somma di circa 40 dollari si possono far arrivare a casa la coppia di serpenti da applicare sulle guancette. Forse non sono proprio identiche a quelli di Eastwood ma ci assomigliano molto e una volta montate fanno la loro figura. Ovviamente occorre un po’ di abilità manuale che consiste nel preparare i legni per l’applicazione che non richiede una incassatura a filo e quindi il lavoro è alla portata di molti.
Altra modifica che è stata richiesta in fase di ordine dell’arma presso la fabbrica è stata quella di far montare un tamburo liscio, senza l’incisione della battaglia navale normalmente presente. Perché questo chiederete voi? Semplicemente perché quella del film ha il tamburo liscio! L’arma è nota ormai ai molti in quanto è da qualche anno in produzione ma vediamo velocemente come è fatta.
Ottima qualità costruttiva e dei materiali usati da Uberti che la pone al top tra le repliche. La meccanica è la classica Colt che equipaggia la Navy 51 e la bascula è simile a quella della versione ad avancarica fatto salvo per la parte superiore e lo sportellino di caricamento della cartucce. La canna ottagonale è vincolata al perno di rotazione del tamburo tramite la classica spina passante bloccata da vite ma le similitudini con la versione ad avancarica sono solo estetiche in quanto il pezzo è stato appositamente progettato e realizzato per assicurare una perfetta tenuta dell’insieme canna fusto onde consentire l’uso di cartucce commerciali moderne con polvere senza fumo. Il sistema garantisce robustezza, anche se abbiamo di fronte un’arma a telaio aperto.
La bacchetta di caricamento ha solo scopo estetico ma cela un pratico estrattore per aiutare l’uscita delle cartucce: in pratica si estrae un punteruolo che si può utilizzare per spingere i bossoli sparati. Personalmente non ne vedo l’utilità e avrei preferito la bacchetta originale ma potete sempre chiederla al momento dell’ordine.
I riferimenti di mira sono costituiti dalla classica sferetta di ottone in volata e da una minuscola tacca di mira sulla sommità posteriore della canna; minuscola ma sicuramente più utile e funzionale della fresatura presente sulla sommità del cane. (la tacca di mira non è presente nella versione creata per il cinema negli anni 60.
L’arma è camerata per il 38 Special ed è veramente precisa anche se è difficoltoso fare il tiro mirato a causa delle piccole dimensioni degli organi di mira, ma con calma e pazienza ci si abitua. Se invece volete fare un “Fast Draw” e sparare ad istinto, magari all’altezza del fianco in stile Clint Eastwood…beh auguri e buon allenamento.
Il sottoguardia e la parte posteriore in ottone contrastano bene con la finitura scura dell’impugnatura in legno di noce lucidato: per inciso l’impugnatura è identica a quella della Navy 51. I serpenti applicati alle guancette aiutano sicuramente nel grip e l’effetto cinematografico è garantito.
Uberti Colt 1851 Navy Richards Conversion: le nostre conclusioni
L’arma è bella e ben costruita come tutte le repliche Uberti, ma la bellezza va oltre la qualità indubbia dell’arma; la bellezza è il poter possedere la pistola come quella del “Biondo”.
Una raccomandazione: siccome questa è un arma replica e quindi non dotata di sicure automatiche, transfer bar o diavolerie simil-moderne ma solamente di un piccolo tassellino abbassabile tramite una vitina che una volta in posizione impedisce al cane di andare a fine corsa, quando inevitabilmente ve la rigirerete tra le mani e guarderete il film con la pistola al fianco badate bene che la pistola sia scarica, perché il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica e chi si spara su un piede o peggio….e la cosa sarebbe molto seccante.