Essere d’accordo su tutto è quasi impossibile, si sa. La prova della penultima versione della Smith & Wesson modello M&P cal.9x21 IMI ha prodotto una spaccatura all’interno della nostra squadra tra coloro che ne danno un giudizio complessivo buono e coloro che, invece, ritengono questo prodotto inferiore alle aspettative.
Il motivo principale? Una certa complessità nelle operazioni di ordinaria manutenzione, la presenza di un particolare congegno a chiave per aumentare la sicurezza in condizione di custodia, geometria di scatto standard poco funzionale in relazione a certe tecniche di tiro.
Quest’ultimo elemento, nell’ultima serie di semiautomatiche Smith & Wesson, la M&P M2.0 (al momento dello scrivere non ancora disponibile sul mercato italiano), è stato completamente modificato ma, in relazione all’arma di cui scriviamo, per sopperire a questo specifico problema, è necessario acquistare e fare installare componenti aftermarket, un’operazione relativamente costosa.
Ne vale la pena? Giudicate voi sulla base di una testimonianza che cercheremo di rendere quanto più possibile realistica e asettica.
La serie di pistole semiautomatiche marchiate “M&P” (Military & Police) risale ad oltre dieci anni fa e le aspettative del produttore, come si può evincere dalla stessa denominazione commerciale, che rimanda ad una fortunatissima serie di revolver “per militari e polizia”, erano particolarmente ambiziose tanto che questo prodotto, in versione standard e non, è stato selezionato dall’azienda di Springfield in occasione della partecipazione ai principali bandi di fornitura per lo U.S.Army degli ultimi anni fino all’agosto scorso, quando è stato ufficialmente annunciata la rinuncia alla corsa per il programma HMS di sostituzione delle armi corte in dotazione.
L’arma tuttavia, in relazione ad un ambito di impiego diverso da quello proprio dei militari e delle forze di polizia, ha espresso in sede di prova delle performances interessanti e ci ha permesso, per la prima volta, di addentrarci nel mondo della sperimentazione armiera sottoponendo a test anche la componentistica aftermarket.
Al di là degli specifici risultati ottenuti si apre, anche dopo le prove standard portate a termine sino ad ora (Steyr L9-A1, Walther PPQ-M2, HK SFP9-SF), uno studio relativo all’efficacia e all’affidabilità della componentistica aftermarket in un contesto pieno di criticità come quello del combattimento.
Prima di tutto, però, riteniamo sia giusto descrivere le caratteristiche fondamentali della Smith & Wesson M&P9 così come proposta dalla casa produttrice.
Si tratta della versione cal.9mm di un archetipo d’arma presentato nel 2005 che si dice derivi, a sua volta, dalle esperienze dei progetti “SD” e “99”, quest’ultimo realizzato in collaborazione con l’azienda tedesca Carl Walther.
Le armi della serie M&P, tranne la particolare versione compatta cal.9x17, utilizzano lo stesso fusto in polimero rinforzato con canna e carrello in acciaio inossidabile rifinito superficialmente per carbo-nitrurazione.
Lo scatto è in azione semi-doppia, la chiusura del tipo Browning-Petter modificata, i caricatori ad alta capacità, le sicure automatiche al percussore, alla catena di scatto e al caricatore. Altre caratteristiche, dai sistemi di sicura manuali alle colorazioni, dalle dimensioni alla colorazione e ai sistemi di mira, variano a seconda dei modelli i quali, nel loro insieme, formano una famiglia assai numerosa.
A colpire fin dal primo impatto il disegno ergonomico, dal nostro punto di vista molto ben riuscito: l’arma ha forme abbastanza sofisticate ma le linee sono pulite e i punti di presa studiati con particolare attenzione.
L’impugnatura è costituita da una specie di scheletrato cui si inserisce, da dietro, un elemento superficiale (la confezione standard ne contempla tre totali) che incorpora la dorsale e le due guancette.
La maggior parte delle superfici a contatto con la mano sono rifinite in modo tale da ridurre il rischio di perdere la presa.
Il carrello invece, nella parte posteriore, è lavorato nel tipico disegno “a squame”, eccezionalmente funzionale anche con mani sudate.
Queste soluzioni, unite ad un intelligente studio dimensionale e ad un’equilibrata dislocazione delle masse, hanno determinato un eccellente comportamento dell’arma “al fuoco”, anche nelle manovre più estreme.
I comandi, invece, sono particolari: lo sgancio caricatore, di forma, dimensioni e peso funzionali è reversibile mentre il blocco/sblocco del carrello è perfettamente ambidestro, come anche la sicura manuale a cursore basculante. Questo elemento consente di portare l’arma in “condizione Uno”, cioè con colpo camerato, percussore armato e sicura manuale inserita.
Lo scatto standard si è rivelato insoddisfacente fin dalle prime manipolazioni in bianco, con una precorsa molto lunga, un eccessivo collasso al retroscatto e uno spazio di reset esagerato.
Nel tiro meditato non sarebbe stato difficile da gestire ma, in previsione di effettuare delle manovre di tiro difficoltose, si è deciso di optare per un’elaborazione basata sul montaggio di componenti aftermarket dedicati, nella fattispecie raccolti in un Apex “Duty/Carry Action Enhancement Kit”.
L’operazione di elaborazione è stata effettuata, per nostra scelta, da un armiere professionista, nella fattispecie l’amico Ivan dell’Armeria Colosseo di Milano, uno dei nostri luoghi di riferimento in città.
Quanto tuttavia, soprattutto dopo queste operazioni, la M&P9 è affidabile e versatile negli scontri a fuoco?
La prova sul campo di tiro
Le prove si sono svolte in un campo di tiro privato all’aperto, allestito ad hoc.
Munizioni prescelte delle commerciali Fiocchi 9 x 21 con palla LRNCP da 124 grs tipo “Top Target” e altri prodotti assemblati con metodo casalingo.
Le prime manovre di tiro sono state di tiro mirato a 12 e 25 metri, ottenendo una buona prova di precisione con tutti i tiratori.
Subito sono stati eseguiti degli esercizi di tiro in movimento, con cambi caricatore e manovre di soluzione degli inceppamenti. Eccellente, come avevamo avuto modo di intuire nella fase delle manipolazioni in bianco, l’ergonomia complessiva dell’arma ma anche la funzionalità dei comandi di sgancio e degli organi di mira.
Problemi, invece, con il comando di sicura la cui forma, le cui dimensioni e la cui posizione, nelle manovre di risoluzione degli inceppamenti, hanno costituito un vero e proprio intralcio per le mani.
L’esercizio seguente prevedeva estrazione, ingaggio e allontanamento indietro a circa 3 metri e ha avuto esiti molto positivi grazie all’ottimo bilanciamento dell’arma.
Nei tiri dietro copertura alta, media e bassa (autoveicolo), la Smith & Wesson M&P ha confermato l’ottima efficienza ergonomica e la funzionalità degli organi di mira.
Ultimo esercizio, fondamentale per valutare l’efficienza della catena di scatto con particolare attenzione alla precorsa e al reset, quello del tiro rapido di 15 colpi da posizione statica.
L’esecuzione più rapida è stata di 3”,15, quella più lenta di 3,21”. Tempo medio pari a 3,19”.
La nuova precorsa, molto pulita e ben distribuita (kg 1,8 – lbs 4), si riesce ad annullare agevolmente e intuitivamente grazie anche alla differenza di peso con la corsa di efficacia (kg 0,900 circa) e lo sgancio è corto e secco.
Il reset è molto breve e pressoché impercettibile sia al tatto che a orecchio ma con un po’ di allenamento è possibile esplodere serie da due o più colpi molto velocemente.
L’arma, dunque, ha complessivamente soddisfatto quasi tutte le aspettative dell’equipe di prova in relazione alla prova a fuoco ma, come abbiamo anticipato, i giudizi individuali sono stati discordanti: tra le caratteristiche positive il disegno ergonomico e la qualità costruttiva; tra quelle negative la procedura di smontaggio subordinata all’utilizzo di un apposito utensile ma, soprattutto, la necessità di modificare la catena di scatto di serie.
Questa soluzione affermano i meno entusiasti del gruppo, unita ad una complessità meccanica che non sembrerebbe portare vantaggi pratici di una certa rilevanza, renderebbe un’arma dalle ottime potenzialità, così come uscita di fabbrica, inferiore alle altre. Punti di vista o elementi oggettivi di giudizio? Nel frattempo attendiamo la 2.0.