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Perché comprare una pistola sub compatta, quando sul mercato esistono modelli più gestibili e dotati di maggiore autonomia di fuoco? Le armi tascabili si rendono necessarie quando per vari motivi, non è assolutamente consigliabile rivelare che si è armati. Climi caldi che richiedono un abbigliamento ridotto, situazioni che obbligano a vestiti eleganti e a volte attillati – specialmente per il gentil sesso – impongono un’arma dalle dimensioni ridotte che possa essere facilmente occultata. In ogni caso rendere palese che si è armati non è mai una buona idea.
Un’altra ragione è teorizzata da un comandamento tattico: one is none, two is one che tradotto significa, uno e niente e due è uno. Non entriamo nel merito di quanto si dovrebbe essere previdenti, ipotizzando di poter subire un’aggressione, ma nessuno può mettere in dubbio che l’arma primaria potrebbe guastarsi e rendere vitale l’uso di quella back up. Un ultimo proverbio che non richiede spiegazioni: meglio una back up in tasca che una scomoda full size lasciata nel cassetto.
La leggerezza, le dimensioni ridotte, il calibro utilizzato e la facilità d’uso, possedute dalla Ruger LCP, non ammettono scuse per non dotarsi di un’arma di riserva. Questo tenuto conto anche del prezzo ridotto che in Europa è inferiore ai 400 euro.
L’arma è fornita in una spartana scatola di cartone. All’interno troviamo il manuale, un solo caricatore, un fondello di ricambio per il caricatore, senza appoggio per il dito, e una custodia di plastica con chiusura lampo, comoda per il trasporto (facendo attenzione alle leggi locali).
Il calibro 9 mm Corto, utilizzato nella LCP, è stato ideato da J. M. Browning nel 1908. È anche conosciuto come .380 ACP e un’altra dozzina di nomi. A oltre cento anni dalla nascita, questo calibro è ancora attuale. L'energia cinetica media di 22 Kgm, di cui è dotato, consente di utilizzare questa cartuccia, con efficacia, per difesa personale e abitativa. Il 9 Corto, rispetto a calibri più esuberanti quali ad esempio il .45 ACP, il 9 Parabellum o l’italico 9x21, riduce i problemi di sovra penetrazione senza però risultare mai debole per lo scopo.
Questo calibro sembrerebbe ideale negli ambiti urbani, densamente popolati, ove è alto il rischio di colpire innocenti in seguito a ferite transfosse provocate sul bersaglio intenzionale.
Ultimamente le pistole in 9 Corto di ultima generazione, stanno abbandonando la chiusura labile. Il sistema “blow back”, a prima vista semplice, richiede un’attenta progettazione in quanto si basa su un preciso studio della massa del carrello, della resistenza di varie molle e attriti vari, che consentano di non provocare incidenti dovuti ai picchi pressori iniziali.
Purtroppo, chi utilizza una pistola a chiusura labile non percepisce assolutamente gli astratti calcoli matematici ma solamente la reale resistenza della molla di recupero e di quella del cane, che si traduce in un maneggio spesso difficoltoso, accresciuto dalle ridotte dimensioni delle armi che impiegano tale sistema.
Nella piccola Ruger calibro .380 ACP, è stata intelligentemente adottata la chiusura a corto rinculo di canna tipo Browning modificato, dove il vincolo tra canna e carrello è attuato dalla parte posteriore della canna prismatica che si adatta, ad arma in chiusura, nella finestra di espulsione.
Questo insieme racchiude in sé, economicità, semplicità costruttiva e resistenza all’usura.
Grazie al sistema a corto rinculo, che permette di utilizzare molle meno resistenti si avrà, rispetto alla chiusura inerziale, una facilitazione per quanto riguarda il maneggio dell’arma.
L’arma ha il carrello di acciaio mentre il fusto, in nylon rinforzato con fibra di vetro, contribuisce ad abbassare ulteriormente il peso esiguo di questa piccola pistola che raggiunge circa i 270 g. È presente un sottoscocca in alluminio nel quale sono assemblate le varie parti del congegno di scatto. Non sono presenti spigoli vivi che potrebbero provocare ferite nella mano dell’operatore o far impigliare l’arma tra gli indumenti.
La finitura brunita del carrello e il fusto in nylon nero, lasciano poco spazio all’estetica ma sono funzionali. Una pistola di queste dimensioni, destinata alla difesa personale, non ha bisogno di incisioni raffinate.
Deve solamente sparare in caso di bisogno. Per quanto riguarda l’ergonomia, le dimensioni dell’arma certamente non aiutano ma è il prezzo da pagare per avere un oggetto occultabile in qualsiasi occasione. Lo spessore massimo supera di poco i 2 cm. La lunghezza che raggiunge i 13 cm, e l’altezza che supera di poco i 9 cm, impone di fare molta attenzione durante il tiro perché facilmente la mano dell’operatore potrebbe passare davanti alla volata dell’arma. Assolutamente sconsigliato il tiro a due mani. Spesso il dito mignolo uscirà dall’impugnatura, indifferentemente dalle dimensioni della nostra mano. Poiché il cane è a scomparsa, gli unici comandi presenti sono la leva di scatto, raggiungibile facilmente e la leva arresto carrello, leggermente infossata, che funziona solamente se azionata dall’operatore ma comunque benvenuta, considerato che le armi di queste dimensioni ne sono generalmente sprovviste. Le zigrinature dell’impugnatura assicurano un grip discreto.
La Ruger LCP è una pistola semiautomatica con cane a scomparsa. Lo scatto è definito dalla casa single strike double action. Definire uno scatto a colpo singolo/doppia azione sembrerebbe una contraddizione. In effetti, il sistema di scatto della LCP, per poter funzionare richiede l’arretramento del carrello – manuale o durante il ciclo di sparo – altrimenti una volta abbattuto il cane, il grilletto andrà a vuoto. Durante l’inserimento del primo colpo in canna, l’arretramento del carrello, provocherà l’armamento parziale del cane che si porrà in prima monta. La leva di collegamento sarà riattivata. Quando si azionerà la leva di scatto, il cane si abbasserà completamente fino allo sgancio dei piani di scatto e si abbatterà sulla testa del percussore. Dopo lo sparo, il carrello arretrando provvederà a riarmare parzialmente il cane.
La corsa della leva di scatto si aggira sui 2 cm, con una resistenza di circa 3,5 Kg. Nonostante l’arma testata avesse pochi colpi di rodaggio, lo scatto si è rivelato sorprendentemente fluido e uniforme. La molla del grilletto in fase di ritorno non è particolarmente potente e si deve fare attenzione a rilasciare la leva, una volta azionata, in modo da consentire il riaggancio dei piani di scatto.
Il ciclo di sparo dell’arma inizia dal rifornimento del caricatore e successivamente dal suo inserimento nel fusto. Si potrà inserire il colpo in canna arretrando e rilasciando il carrello. Questo movimento agirà sul cane come già descritto e sui congegni di scatto.
All'atto dello sparo canna e carrello arretrano unitamente. Dopo pochi millimetri la fresatura a piano inclinato, ricavata nello zoccolo della canna, impegnando il perno di smontaggio, costringe la stessa a spostarsi verso il basso e fermarsi, il carrello può ora svincolarsi e proseguire da solo la sua corsa retrograda, provvedendo nel suo tragitto ad armare di nuovo parzialmente il cane. Esaurita l'energia cinetica, le due molle di recupero distendendosi riportano l'arma in chiusura. Nella corsa in avanti il carrello preleva, grazie alla nervatura d'alimentazione, un'altra cartuccia sospingendola nella camera di cartuccia e consentendo lo sparo del successivo colpo. Il ciclo si completerà fino all’esaurimento delle cartucce contenute nel caricatore.
Sparata l’ultima cartuccia, il carrello rimarrà chiuso perché lo slide stop, come già detto, in questo modello funziona solo se attivato dall’operatore.
Per lo smontaggio ordinario, dopo il necessario accertamento di arma scarica, si deve far arretrare il carrello di pochi millimetri. Con un attrezzo adatto si farà leva sotto la testa del perno di smontaggio, trattenuto in sede da un’apposita molla, che potrà essere sfilato. Tolto il perno, si potrà separare il carrello dal fusto sfilandolo in avanti. Di seguito si potrà togliere l’asta guida molla con relativa doppia molla e separare la canna dal fusto.
La pistola non è provvista di sicure manuali o automatiche. La particolarità dello scatto permette comunque il porto dell’arma con il colpo in canna, rispettando la norma di sicurezza che impone: metti il dito sul grilletto solo quando vuoi sparare.
A lato della canna è presente un foro che consente di visualizzare la presenza della cartuccia nella camera di cartuccia.
L’arma è fornita con un solo caricatore monofilare in lamierino metallico della capacità di 6 cartucce. Il caricatore è dotato dei fori di controllo e di un fondello di ricambio senza il supporto per il dito.
I congegni di mira fissi, ricavati direttamente sul carrello, sono appena accennati ma questo non diminuisce il valore dell’arma che non è assolutamente concepita per qualsiasi tipo di tiro mirato a distanze che oltrepassino quelle in cui statisticamente avvengono gli scontri a fuoco.
La piccola Ruger è destinata alla difesa personale con funzione di arma secondaria. Nulla vieta però, visto il calibro impiegato e le 7 cartucce a disposizione (considerata quella in canna), di elevare la LCP ad arma primaria, specialmente quando la necessità di occultamento è preponderante.
Per chi apprezza la tecnologia, è disponibile una versione dotata di laser incorporato.
Abbiamo avuto modo di testare l’arma con diverse cartucce. A prescindere dalla precisione che esiste ma che in un’arma simile può essere messa in secondo piano, quello che ci ha colpito è stato, oltre lo scatto fluido, l’assenza di inceppamenti e il rinculo estremamente controllabile, malgrado il peso ridotto e l’impugnatura dell’arma, non proprio adatta alla mano di una persona adulta. Promossa a pieni voti.