Ci si può chiedere se la 1911 sia un’arma superata, benché gli innumerevoli cloni e le evoluzioni del sistema Colt-Browning vadano ancora per la maggiore. Citerò il parere espresso, in materia, da un amico americano: “Sicuramente la 1911 è superata dai tempi.
Infatti proviene da un’epoca in cui le armi erano costruite per vincere, non per affrontare battaglie legali avviate da rapaci avvocati. Appartiene a un’epoca in cui era normale imparare a fondo il funzionamento e la manutenzione della propria arma fino a poterlo fare a occhi bendati, non a tempi in cui il progetto di ogni pezzo deve essere ridotto alla verosimile ignoranza dell’imbecille standard. Viene da un’epoca in cui si cercava di dare ai soldati la migliore arma possibile, non quella costruita dal fornitore che aveva fatto l’offerta più bassa. Ecco perché la 1911 è irrimediabilmente datata, ed ecco perché mi piace”. Non ha aggiunto che la 1911 è un’arma rustica, come doveva essere considerando l’origine del progettista.
Browning, mormone dello Utah, sapeva che i pionieri non avevano tempo da dedicare a curare gli oggetti. Erano strumenti, non pezzi rari e preziosi. Li tenevano in considerazione in quanto utili, ma il tempo per la manutenzione era poco: la sopravvivenza veniva per prima. Meglio andare in giro con un’arma sporca ma pronta all’uso che farsi sorprendere inermi mentre si maneggiavano delicati componenti meccanici.
Il fatto che la meccanica Colt-Browning sia ancor oggi usata in armi da competizione, a oltre un secolo di distanza dalla sua elaborazione, è significativo della qualità del risultato ottenuto.
La storia della pistola 1911
Il progetto della 1911 è il risultato di specifiche richieste effettuate dall’Esercito USA e del genio meccanico di John Moses Browning.
Prima dell’adozione di una pistola semiautomatica l’esercito americano adottò una gran numero di modelli di revolver, la maggior parte dei quali era in calibro .38, che sembrò andar bene fino al momento dell’occupazione delle Filippine. In quell’occasione le armi leggere a disposizione erano così inefficaci contro un assalto da parte dei Moros che le forze USA si rivolsero alla madrepatria per richiedere le armi più potenti disponibili, ivi incluse le obsolete Colt Single Action Army in calibro .45 Colt.
Il vecchio revolver Colt si comportò meglio se paragonato ai revolver in calibro .38 che l’avevano rimpiazzato come arma d’ordinanza. Questi risultati si sposavano a quelli di alcuni test precedenti e convinsero lo Ordnance Board che la prossima arma corta statunitense dovesse essere di calibro non inferiore al .45 e preferibilmente semiautomatica. Per la munizione in .45 furono fondamentali i test condotti da Thompson e LaGarde, che sperimentarono 10 diverse cartucce di cui due ancora a polvere nera. Le prove furono condotte su dieci cadaveri umani, appesi per il collo, 16 manzi e due cavalli. L’influenza della cavalleria, che fino all’ultimo si oppose alla sostituzione del revolver, era evidentemente forte visto che si preferì vilipendere dieci cadaveri che sacrificare più cavalli, ma bisogna considerare che si intestardivano a far prendere le decisioni dagli ufficiali e non dai cavalli, che pure avevano la testa più grossa.
Al termine della loro sperimentazione la commissione Thompson-LaGarde concluse dal punto di vista militare, il miglior proiettile era quello che penetra il bersaglio senza oltrepassarlo; il calibro .45 rispettava questo criterio e inaugurò un preciso modo di pensare. Ancor oggi, se si chiede a un americano perché voglia ancora il calibro .45,la risposta è: “cause Sam Colt never made a .46” cioè: “perché Sam Colt non ha mai fatto un .46”.
Alle prove non partecipò solo la Colt, ma alla fine la conclusione fu che, benché le pistole fossero sicure nel maneggio, la Colt era migliore perché aveva due sicure. I militari, che tendono a combattere la guerra scorsa, si preoccupavano che le pistole potessero sparare. Meglio un soldato morto che un colpo esploso per tempo.
Le necessità connesse alla prima guerra mondiale richiesero di affidare la produzione anche ad altre aziende, alcune delle quali non avevano mai costruito armi prima di quel momento. Contratti per una produzione totale di due milioni di pistole, da aggiungersi al milione che ci si aspettava dalla Colt, furono sottoscritto con Remington UMC, North American Arms, Savage, Winchester, National Cash Register Co., Burroughs Adding Machines, Lamston Monotype e Caron Bros.
Agli inizi, i nuovi costruttori incontrarono non poche difficoltà, anche perché Colt continuava a non disporre di disegni accurati dei componenti e si affidava alla manodopera esperta del proprio stabilimento per l’assemblaggio. Verso la fine dell’estate i disegni furono finalmente ultimati e i nuovi fornitori incominciarono ad attrezzarsi, ma la guerra stava per finire (Novembre 1918) e solo la Remington UMC era riuscita a costruire un discreto numero di pistole accettate dal governo, 21.625 unità. Alla fine del 1919 la Colt aveva prodotto 513.600 pistole, mentre Springfield ne aveva costruite 45.000 nel 1918. La produzione totale fu di 723.275 pistole.
Fu il canto del cigno della 1911 originale. Durante l’uso in guerra, molti soldati si erano lamentati perché la lunga cresta del cane tendeva a colpire duramente e dolorosamente la mano che reggeva l’arma. Altri lamentavano che la pistola tendesse a sparare basso, perché erano abituati all’angolo di impugnatura del revolver. Infine, altri ancora lamentavano che il grilletto fosse difficile da raggiungere correttamente per coloro che avevano dita corte. Come risultato dell’esame di queste lagnanze, un gruppo di esperti raccomandò che varie modifiche fossero effettuate nella futura produzione della pistola. Si parlava di futura produzione perché il budget militare era considerevolmente diminuito e non c’era praticamente denaro disponibile per acquistare altre pistole o per aggiornare quelle già possedute. Tuttavia, nel 1924, fu approvato l’acquisto di 10.000 pistole Colt con le nuove caratteristiche e altri tre ordini furono emessi nel 1937, 1938 e 1939; ma l’insieme degli ordini assommò a meno di 10.000 pistole. Le restrizioni di budget erano ancora feroci.
Le pistole sono note ai collezionisti come “Transitional Model” e presentavano le seguenti variazioni al modello originale:
- Sperone della sicura all’impugnatura allungato, per ridurre o eliminare l’urto del cane contro la mano che sparava
- Grilletto accorciato e zigrinato sulla faccia anteriore, in aggiunta a due biselli sui due lati del castello, ai lati del grilletto, per facilitare l’uso da parte di chi avesse dita corte
- Mainpring housing (contenitore della molla del cane) sostituito con un altro dal profilo arcuato anziché piatto, zigrinato, per migliorare le caratteristiche di puntamento istintivo
- Mirino a lati paralleli anziché convergenti, per migliorare la mira
- Diametro della canna tra i pieni ridotto dal 11,3 ad 11,25 millimetri, con righe più alte
- Guancette “diamond checkered” sostituite da altre con zigrinatura totale.
I maggiori interventi sopra citati furono immediatamente accettati dai militari e l’arma così modificata prese il nome di “Model 1911 Improved”. Solo poco prima della seconda guerra mondiale il nome fu ufficialmente cambiato in “Mod. 1911A1”.
Arriviamo al 1940; la nuova guerra mondiale infuriava in Europa e i militari, infine, ricevettero fondi sufficienti per stipulare altri contratti con i costruttori di armi. All’entrata degli Stati Uniti in guerra, due altri contratti furono stipulati con ditte diverse dalla Colt per soddisfare la crescente richiesta di 1911A1. La Remington Rand (una ditta di macchine per scrivere non più associata alla Remington UMC), la Ithaca Gun Company, la Union Switch & Signal e, naturalmente, la Colt produssero intensivamente pistole per assistere lo sforzo bellico. La Singer aveva già accettato un contratto per la costruzione di centrali di tiro, per cui le sue attrezzature furono trasferite agli altri contraenti.
Il non entusiasmante totale di 335.466 pistole prodotte da Ithaca fu dovuto in buona parte a difficoltà nel controllo di qualità, che provocarono numerosi arresti della produzione. La Union Switch & Signal riuscì a costruire esattamente 50.000 pistole prima che i militari rivedessero le loro necessità alla fine del 1943; la Remington Rand Inc. con circa 900.000 esemplari realizzati superò persino la produzione della Colt ed anzi arrivò quasi a realizzarne tante quanto la Colt e la Ithaca insieme.
E qui finalmente, stabilito il collegamento di Remington con la creazione di Browning, arriviamo alla pistola che stiamo esaminando.
Presenta il mainspring housing, le guancette e il grilletto della 1911, mentre l’elsa e gli sgusci sul fusto sono della A1; le mire sono moderne e con riferimenti bianchi. Un’altra modifica è costituita da un foro, un po’ troppo piccolo, sulla protuberanza terminale posteriore della canna, per consentire di vedere se vi sia un colpo in canna; naturalmente è sparito l’attacco per il correggiolo. Vi risparmio la descrizione del funzionamento, ormai notissima; la meccanica comunque è ancora quella progettata da Browning. Che dire? A tenerla in mano la sensazione è quella della Old Reliable, al poligono è divertente, le mire sono nettamente migliori di quelle originali. Costa 1189 Euro, ma ce n’è una versione in acciaio inox che ne costa 1283, e non avrete la remora morale di spararci a oltranza, mentre vi tratterreste dal farlo con una 1911 originale.