Cerchiamo di fare un po’ di luce in quest’ambito che può apparire oscuro, almeno per quanto concerne i materiali utilizzati nella produzione delle armi corte, materiali di cui c’è in effetti, considerevole abbondanza: plastica o metallo? E se metallo, lega o acciaio? E in tal caso, forgiato o microfuso? Scelte… scelte…
Alcuni modelli si possono avere “in qualsiasi colore purché nero”, come diceva Henry Ford. Vuoi una Glock? La scelta cade sulla plastica e non si scappa. Ma alcune armi si possono avere in una vasta gamma di materiali.
La venerabile 1911 viene immediatamente alla mente, ma anche i numerosi cloni della CZ-75 per esempio, oltre ad alcune altre pistole, che sono disponibili in varie versioni.
Qual è la differenza effettiva?
Bè, la plastica è leggera e robusta ma, per quanto efficiente ed efficace possa essere, decisamente il suo aspetto dimesso non regge minimamente al confronto con un’arma in acciaio ben lucidato e brunito.
Dunque, se l’aspetto estetico rientra nell’equazione, il metallo ha certamente le sue virtù, senza considerare che non necessariamente la leggerezza è un pregio. Un’arma più pesante sarà anche più scomoda da portare ma risulta decisamente più stabile al tiro.
Qui si entra in un campo dove le opinioni variano ampiamente e spesso sono difese a spada tratta con fervore quasi religioso. Alcuni non prenderebbero nemmeno in considerazione altro che non l’acciaio forgiato, altri apprezzano le virtù delle parti microfuse o delle leghe d’alluminio. La verità, come sempre, non è una sola, e non c’è un’unica risposta.
Prima di tutto è bene sfatare il mito della “qualità degli acciai”. La maggior parte degli acciai usati per la realizzazione di armi sono acciai di medio livello che non sono lontanamente comparabili, da un punto di vista puramente metallurgico, con quelli usati per esempio nella realizzazione di coltelli di qualità (a maggior ragione se si parla di coltelli custom). È un fattore rilevante?
La semplice verità è che, no, non lo è: ogni processo produttivo ha le sue peculiarità e differenti manufatti hanno differenti requisiti, e sarebbe insensato usare materiali costosi quando un materiale più economico li soddisfa ugualmente bene: i caricatori di alcune delle prime semiautomatiche costruite erano fresati da prismi d’acciaio pieni.
Per quanto pittoresco e affascinante questo possa oggi apparire, la banale verità è che ciò avveniva per semplice mancanza di conoscenze tecniche nella lavorazione della lamiera stampata e, dal momento che queste conoscenze sono divenute disponibili, la lamiera stampata ha funzionato altrettanto bene a un centesimo del costo, anche se certo un “volgare” caricatore di lamiera stampata non ispira altrettanta ammirazione nel collezionista; e se certamente è possibile realizzare una pistola in superacciai da polveri, con la loro grana ultrafina e omogenea, o in damasco forgiato (è stato fatto), questo non aggiunge una virgola alle proprietà strettamente funzionali dell’arma finita, dove un normalissimo acciaio 410 funziona esattamente allo stesso modo con una robustezza a tutta prova e a una frazione del costo.
La forgiatura è stata per decenni il miglior processo di fabbricazione di fusti e carrelli con gli acciai disponibili fino alla prima metà del XX secolo, ma il progresso metallurgico negli acciai e nelle tecniche di microfusione ha fatto sì che con l’uso di leghe specificamente progettate possiamo ora avere fusti microfusi che non hanno nulla da invidiare alle loro controparti forgiate.
I fusti della CZ-75 ad esempio sono prodotti in questo modo, e l’arma ha una reputazione eccellente in termini di precisione, robustezza e affidabilità.
Il Ruger Super Redhawk è stato progettato per un uso intensivo di caccia e tiro alla silouette metallica digerendo una dieta stabile di cartucce a carica massima, mentre il Super Blackhawk è usato da molti customizzatori per camerarlo in wildcat estreme come il 480 Ruger o le varie Linebaugh: entrambi hanno telaio microfuso. Il processo in sé, dunque, non è oggigiorno indicativo delle proprietà meccaniche finali del manufatto: il “come è attuato” è assai più importante del processo stesso.
I forgiati sono dunque semplice vezzo? No, la forgiatura offre effettivamente proprietà meccaniche superiori, ma non significa necessariamente che un altro sistema di produzione non possa funzionare altrettanto bene.
Che si tratti di plastica, lega d’alluminio, microfusione o forgiatura, quale sia la miglior scelta dipende dai prerequisiti, dal nostro senso estetico e da quello che più spesso che no è il parametro fondamentale: il budget.
Uno Swatch da 10€ indica l’ora tanto quanto un Breguet da 10.000€ e, da un punto di vista puramente funzionale, una pistola di plastica da 500€ fa lo stesso servizio, con la stessa affidabilità, di un’arma custom di alto livello da 5000€ realizzata in acciaio forgiato, con impugnatura in legni esotici e rimessi in oro.
Dunque, quest’ultima vale la spesa?
La risposta è in ciascuno di noi, e non è la stessa per tutti. Se tutto ciò che ci interessa sono affidabilità e robustezza a un prezzo competitivo per difesa o tiro da divertimento, allora l’arma in plastica è sicuramente la scelta migliore.
Se ciò in cui siamo maggiormente interessati è la raffinatezza meccanica, la cura nelle finiture e la sofisticazione che fanno di un pezzo di acciaio un oggetto da collezione, allora probabilmente una Mauser C-96 d’epoca brunita a ruggine, che nessuno sano di mente oggi porterebbe per difesa personale, probabilmente è ciò che maggiormente soddisfa i nostri requisiti.
In mezzo a questi due estremi, c’è tutto un mondo.