Se state pensando che non sia economico, avete ragione visto che il prezzo al pubblico del revolver Korth Super Sport calibro .357 Magnum, al momento non ancora ufficiale, dovrebbe aggirarsi intorno ai 3700-3800 Euro. Ma stiamo parlando di una fuoriserie, in assoluto il miglior revolver disponibile per gare di tiro che prevedano l’ingaggio di bersagli a distanze diverse e predeterminate.
Per giunta, siamo di fronte ad un revolver che ha avuto alcune semplificazioni costruttive rispetto al modello Sport, per cui è stato possibile contenere il prezzo pur a fronte di caratteristiche costruttive e progettuali.
In effetti, nel campo dei revolver contemporanei, quando si cerca un prodotto di assoluta qualità si pensa subito ad un revolver Korth. Dotato di una meccanica particolare e specifica, ha una doppia azione invidiabile, lo scatto sempre di qualità match e finiture che, al giorno d’oggi, possono essere giudicate semplicemente incredibili. In questo i revolver Korth si confermano come gli unici prodotti industriali contemporanei all’altezza delle armi di pregio dei primi del Novecento.
Naturalmente la qualità si paga per cui il prezzo, che non è precisamente alla portata di tutte le tasche, ha in qualche modo frenato la diffusione dei revolver della Casa tedesca. Ma d’altra parte la ristretta produzione ha consentito di mantenere invariata nel tempo la qualità, che si è poi riflessa anche in due pistole semiautomatiche, forse le più interessanti meccanicamente tra quelle di impianto tradizionale prodotte negli ultimi cinquant’anni.
Dalla patria delle Mercedes e delle BMW era legittimo aspettarsi un alto livello di qualità, che in Korth è ancora ottenuta con materiali selezionati, progetti specifici ed accurati, una finitura entusiasmante e controlli strettissimi.
Tutte le parti del revolver Korth sono in acciai speciali, con l’unica eccezione delle guancette. Tutti i componenti importanti, ivi compresa la piastrina laterale che copre la meccanica, sono ricavati dal pieno per fresatura. Occorrono quasi 600 diverse operazioni per portare a termine un revolver. Gli stessi componenti sono trattati termicamente per raggiungere una durezza di 60 Rockwell C, generando quindi un’aspettativa molto elevata per la vita utile dell’arma.
Il trattamento finale è quello di nitrurazione, che crea una superficie di durezza eccezionale senza inficiare la resilienza del pezzo. In pratica il pezzo così trattato ha una durezza superficiale comparabile a quella di una lima, senza peraltro manifestare una fragilità “vetrosa”. Non sono nitrurate, purtroppo, le teste delle viti, per cui operare su di esse richiede una particolare attenzione, ma un buon armaiolo provvederà a cementarle. Delle 600 operazioni citate, nei modelli precedenti solo un terzo era dovuto a lavorazioni meccaniche e il resto era aggiustaggio e finitura manuale; ora le lavorazioni sono state semplificate e sul revolver provato si è registrato il tremolio di una fresa ma certe raffinatezze sono ormai incompatibili con il mercato.
Comunque la manipolazione non rivela nessun gioco e l’esame dell’arma conferma l’eccellenza della costruzione. Il fusto è fresato a partire da un forgiato in acciaio 16 MnCr5, probabilmente il migliore per questo tipo di costruzione; la lavorazione avviene con macchine di precisione a controllo numerico; il risultato di questo genere di operatività si vede esaminando la giunzione della piastrina al fusto, a malapena visibile. Naturalmente, dopo i trattamenti termici, le lavorazioni all’utensile non sono più possibili, per cui gli stadi successivi sono eseguiti con mole sagomate da rettifica.
La canna è scelta tra la migliore produzione Lothar Walther; ha rigatura poligonale, è rigorosamente cilindrica e lavora in trazione. Forse è su questo tipo di assemblaggio che si fonda la tradizionale precisione di questi revolver. Le canne sono forgiate a freddo e hanno un lungo cono di raccordo con la rigatura, con la conseguenza di un intaglio molto progressivo che assicura una lunga durata.
La finitura dell’arma è in due tempi. Una prima passata porta già a superfici migliori di tutte le altre armi industriali, mentre la seconda passata realizza la pulitura a specchio. Ad essa nel nostro caso fa seguito una finitura al plasma, con deposizione di uno strato di titanio preceduta da una pallinatura finissima per satinare le superfici già perfettamente finite. Tutto il processo è lungo e delicato e richiede l’opera di diversi specialisti.
Va considerato che i revolver Korth sono prodotti su ordinazione per cui, non avendo rimanenze di magazzino, queste armi non sono realizzate come pezzi commerciali, ma con l’attenzione che può essere dedicata ad un fucile fine. La produzione globale lo consente visto che dalla fabbrica, con l’eccezione del revolver economico presentato lo scorso anno, escono da 130 a 160 armi l’anno, di cui oltre il 90 per cento custom. Un vocabolo che si riferisce a incisioni, dorature, rimessi in oro o in argento, impugnature in legni esotici o in avorio. Da un punto di vista meccanico, le peculiarità dell’arma si rilevano già al primo esame.
La stella non è fissata al tamburo per mezzo delle due tradizionali spinette, ma l’albero del tamburo, al quale la stella è assicurata, ha una fresatura che lo accoppia perfettamente al foro sagomato in cui esso scorre. Poiché la fresatura è realizzata trattenendo il pezzo su una particolare maschera, ogni albero, e per conseguenza ogni stella, ha sempre lo stesso riferimento. Il tamburo è smontabile, per consentire una accurata pulizia individuale della camere.
All’uopo è predisposto un pulsante che protrude dal lato destro dell’arma; l’operazione è agevole e velocissima. La parte del tamburo che entra nel fusto – il giogo – contiene una molla che può essere caricata da una vite e che serve a regolare il fermo del tamburo, nonché il ritorno del grilletto. Lo scatto è regolabile, con un sistema che finalmente consente la regolazione dall’esterno senza la complicazione delle vecchie due viti contrapposte. Che restano per la regolazione in deriva della tacca di mira, per cui comunque è possibile richiedere alla Casa una tacca regolabile a click in entrambe le direzioni. L’ampiezza della finestra della tacca è regolabile. Il mirino è sagomato per non consentire riflessi indesiderati.
La molla cinetica non è, come tradizionalmente avviene, avvolta intorno ad un’asta guidamolla ma è contenuta in un tubo telescopico. La soluzione ha un motivo specifico. In effetti, per quanto la molla possa essere intestata alle estremità, il suo diverso orientamento rispetto al proprio asse potrebbe modificare le caratteristiche percepite dello scatto.
La catena di scatto è particolare. A differenza delle altre meccaniche, il dente inferiore del cane serve per la doppia azione e quello superiore, costituito dall’appendice inferiore del saltarello, per la singola. La corsa in singola è brevissima e lo sgancio è perfettamente prevedibile. Per la dolcezza della doppia azione, essa è azionata da un rullino posto all’estremità superiore del grilletto; allo scopo di regolare la progressione della doppia azione sono disponibili tre diversi rullini.
L’inconveniente del sistema è che quando il cinematismo arriva al punto morto superiore è instabile. Premendo il grilletto per ottenere il massimo inarcamento del cane, e quindi rilasciandolo, il cane non ritorna dolcemente alla posizione iniziale ma può abbattersi con decisione provocando lo sparo, anche se questa è una considerazione irrilevante rispetto al vantaggio di una doppia azione davvero eccezionale.
Il fermo del tamburo è spinto da un pistoncino caricato dalla molla contenuta nel giogo del tamburo. In sostanza, si tratta di un’arma che può rendere felice l’amatore di oggetti di pregio, senza paragone alcuno con le altre armi reperibili sul mercato. Un oggetto curatissimo ed affidabile, accessoriabile in ogni senso per via delle slitte Picatinny, già predisposto per le diverse distanze del tiro di gara, munito di un sistema di apertura del tamburo davvero rapido, che non può essere inserito in alcuna categoria, perché in sé rappresenta la categoria Korth.