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Un espediente per proteggere i brevetti Glock, che stavano ormai scadendo lasciando finalmente ai concorrenti nuovi spazi di manovra? O nella quarta generazione Glock ci sono veramente delle innovazioni?
È innegabile che l’arrivo della Glock, circa trenta anni fa, abbia rappresentato una vera e propria rivoluzione nel settore delle armi corte da difesa: fusto in materiale sintetico, percussore lanciato, semi-doppia azione costante e sicure solo automatiche erano caratteristiche che non si erano mai viste tutte insieme.
Per di più l’arma arrivava da una fabbrica priva di esperienza nel settore specifico e nonostante questo funzionava alla grande.
A distanza di anni possiamo affermare che la Glock ha costituito un modello cui si sono adeguati praticamente tutti i costruttori di pistole del mondo ed oggi le caratteristiche dell’arma austriaca vengono copiate da tutti, al punto che case di grido hanno addirittura modificato alcuni dei loro modelli di punta per assomigliarle il più possibile: ultimi esempi la Walther CCP, la SIG P320 e la Heckler & Kock VP9!
A fronte di tutti questi concorrenti anche la Glock ha apportato negli anni modifiche piccole e meno piccole sia al fusto sia a particolari interni, il che permette di parlare di “generazioni”.
La prima Glock aveva un fusto con il dust cover, la parte davanti al grilletto che appunto copre la molla di recupero, liscia e anche l’impugnatura presentava pannelli appena rugosi che si estendevano sul lato posteriore e su quello anteriore, dalla linea dritta. La tacca di mira era di tipo fisso.
La molla di recupero e il guidamolla erano due pezzi separati, i caricatori realizzati esclusivamente in materiale sintetico e la canna aveva un profilo più sottile di quello attuale: questa prima generazione fu presente sul mercato per pochi anni ma è ancora oggi la protagonista di moltissimi film e telefilm americani.
Nel 1988 apparve la “seconda generazione”: il fusto aveva pannelli laterali con lo stesso motivo di quelli precedenti ma il lato posteriore e quello anteriore, ancora dritto, presentavano zigrinature profonde e più grippanti.
I caricatori erano completati da un'armatura metallica interna, la canna più spessa, la molla di tipo “captive”, ossia fissata stabilmente al guidamolla; comparivano poi guide posteriori del carrello più lunghe e la piastrina metallica per la matricola annegata nel fusto (non sui primi lotti).
Dopo un po' di tempo l'arma utilizzò un ulteriore perno per meglio stabilizzare il blocchetto di chiusura, dando inizio al sistema “a tre perni”, arrivato intatto fino ai giorni nostri. Negli anni novanta furono apportate piccole migliorie alla catena di accensione e comparve l'estrattore “angolato”.
Nel 1996 comparve la Terza Generazione, tuttora in produzione, chiamata confidenzialmente Gen 3.
Sulla Gen 3 la parte anteriore dell'impugnatura diventa ondulata, per fornire una miglior presa alla mano, sui fianchi laterali compaiono due depressioni per posizionare correttamente il pollice e le guide metalliche posteriori tornano ad essere di piccole dimensioni.
Dopo le prime produzioni arriva la slitta sul dust cover per l'aggancio di torce o designatori laser ed un nuovo estrattore che svolge la funzione di segnalatore di colpo in canna: questa è la “vera” Gen 3, mentre il modello appena precedente è talvolta denominato Gen 2,5.
La Gen 3 è la Glock più longeva, ma il tempo passa inesorabile e la concorrenza si fa sempre più pressante, per cui la Glock cerca di adeguarsi alle nuove tendenze, ma all'inizio lo fa timidamente, con due proposte di poco successo.
La prima monta uno sgancio del caricatore ambidestro che però si rivela un flop, dato che il meccanismo è incline a grossi malfunzionamenti ed i caricatori precedenti non sono più compatibili.
Il secondo tentativo è la presentazione, nel 2009, della RTF2, Rough Textured Frame, con l'impugnatura caratterizzata da pannelli laterali con piccoli coni appuntiti fitti e sporgenti: personalmente la chiamavamo “versione da Fachiri”, ma è oggi conosciuta come Gen 3,5.
Nel 2010 è stata finalmente presentata la Gen 4, nome riconosciuto ufficialmente dalla stessa Glock che infatti lo incide sul carrello accanto al modello dell'arma: con la Gen 4 compaiono novità importanti e fondamentali.
Esteticamente non cambia molto, a parte una nuova zigrinatura dei pannelli dell'impugnatura che la Casa chiama RTF3: meno aggressiva della RTF2, consente una presa sicura senza dare fastidio anche nelle serie di tiro prolungate.
Sulla Gen 4 le innovazioni “epocali” sono sostanzialmente due: una nuova struttura della molla di recupero e la possibilità di integrare il dorso del fusto per meglio adattarlo alla mano dell'operatore.
Queste due modifiche, da sole, hanno comportato la non intercambiabilità delle principali componenti con i modelli precedenti.
La nuova molla, ad esempio, è del tipo telescopico, con due elementi elastici coassiali, come già visto sui modelli super-compatti: il suo diametro esterno è decisamente superiore a quello delle molle utilizzate in precedenza, il che ha richiesto modifiche al carrello, che ora presenta un anello anteriore di adeguato diametro, e ugualmente una diversa geometria della parte anteriore del fusto.
Per poter adattare l'impugnatura a mani diverse la Glock ha fatto ricorso ad un sistema inedito: l'arma ha un fusto di base di dimensioni più ridotte rispetto a quelli delle precedenti generazioni, ma sono poi disponibili dei “gusci” da sovrapporvi posteriormente per arrivare alle misure ottimali per ogni tipo di mano.
Il fatto che ora il fusto di base sia più stretto longitudinalmente comporta che anche il telaio interno che ospita il sistema di scatto debba avere un'appendice inferiore di dimensioni ridotte e quindi non sia compatibile con i precedenti.
La Gen4 monta poi un nuovo sistema di aggancio del caricatore, maggiorato e reversibile, finalmente funzionale: se il comando viene montato sul fianco destro si perde la compatibilità all'indietro e mentre i caricatori Gen4 sono utilizzabili nelle versioni precedenti, il contrario diventa impossibile.
Per il resto, quasi tutte le minuterie sono rimaste invariate: solo per i modelli compatti (G19, 23 e 32) è stato rivisto il Blocco di Chiusura ed è diversa anche la molla che preme sulla leva di smontaggio.
Da citare la diversa finitura del carrello e della canna, non più trattati con il procedimento Tenifer ma con un altro simile, più rapido e, pare, meno inquinante; sulla Gen4 anche la colorazione superficiale è differente, più chiara e serica.
Glock Gen4 - Le motivazioni
Quali sono state le motivazioni che hanno indotto la Casa austriaca a rivedere l'arma?
I dorsalini e lo sgancio ambidestro, ovviamente, sono una risposta alla concorrenza, soprattutto alla S&W MP che può avvantaggiarsi dell'essere “Made in USA”.
Per il resto bisogna ricordare che il mercato principale della Glock sono proprio gli Stati Uniti dove, soprattutto presso le forze di polizia, il calibro più diffuso pare sia quel.40 Smith & Wesson che ha fatto mostrare la corda a più di una Glock: ad un esame approfondito è evidente che le ultime mandate di Gen 3 e l'intera Gen 4 siano state messe a punto in riferimento a questa cartuccia.
Con la nuova molla telescopica la Glock è riuscita a risolvere, o quantomeno a mitigare, un problema relativo alle armi calibro .40 Smith & Wesson: l'usura dei fusti per il violento rinculo.
In effetti, le precedenti G17 e G23 altro non erano che le stesse armi nate in calibro 9 con una diversa canna e le necessarie modifiche alla faccia dell'otturatore.
La molla di recupero è sempre stata la stessa, dimensionata, in effetti, per le energie del 9 e non del pestifero .40. Questo comportava, per le armi in .40, alte velocità del carrello con lo scarico sul fusto di elevate energie residue a fine corsa e sensazione secca e spesso fastidiosa per il tiratore.
La nuova molla telescopica delle Gen 4 riesce ad assorbire meglio le energie in gioco, anche perché sui primi esemplari era dimensionata più sulle energie del .40 che su quelle del 9.
L'idea di utilizzare ancora la stessa molla per i due calibri anche per le Gen 4 ha però comportato problemi: se il .40 rincula troppo con la molla del 9, una 9 con la molla del .40 può dare grossi problemi di funzionamento. E così è stato, gettando una sinistra ombra sulle nuove pistole, almeno finché la Casa è corsa ai ripari allestendo una molla di recupero più adatta per le energie del 9 e offrendo la sostituzione gratuita sulle pistole già vendute.
Anche con la nuova molla, comunque, le armi in 9 potevano mostrare un’estrazione più soft e meno veloce delle generazioni precedenti e non era raro sentire voci che lamentavano problemi di espulsione, con bossoli che rientravano nella finestra di espulsione, “stove pipe”, e così via.
La causa pare sia stata individuata nelle nuove forme e nelle nuove quote di estrattore, espulsore e geometria della finestra di espulsione, tutti con impercettibili modifiche che sommandosi hanno provocato questi problemi di espulsione.
Molti di questi problemi sono stati prontamente risolti adottando un nuovo espulsore, più corto e inclinato, che ora equipaggia di serie tutte le nuove Gen 4 e pare aver riportato l'arma austriaca ai livelli di affidabilità che sono alla base del suo successo: la nuova componente è caratterizzata dal numero 30274 e pare fare miracoli anche sulle più recenti Gen3 che per motivi di uniformità utilizzano le stesse lavorazioni del carrello.
Come accennato sopra, la Glock produce e commercializza sia le pistole di Generazione 3 che quelle di Generazione 4: per quale motivo mantenere in catalogo due linee?
Le motivazioni possono essere solo intuite.
La prima fa riferimento ai numerosi contratti con enti governativi che magari hanno acquistato anche parti di ricambio e non potrebbero procedere ad ulteriori acquisti con un modello incompatibile o almeno diverso.
La seconda ipotesi parte dal fatto che in alcuni stati, come ad esempio la California, possono essere commercializzate solo armi approvate da apposite commissioni (ricorda qualcosa?) ed i tempi di approvazione sono, come lo erano ai tempi del nostrano Catalogo, alquanto lunghi: se la Glock producesse solo Gen 4 si brucerebbe i mercati di questi Stati.
La terza ipotesi riguarda il pubblico come noi e voi: la Gen4, inutile negarlo, è partita in salita, evidenziando i problemi discussi sopra e ancora oggi non sono pochi i clienti che per un motivo o per l'altro preferiscono la “via vecchia” e potendo scegliere prendono una Gen 3, non sapendo che i nuovi esemplari sono molto simili alle nuove versioni.
Scelta
Allora cosa scegliere?
Non possiamo dare una risposta che non sia soggettiva, ma possiamo dire che ci sono almeno due categorie di tiratori che si possono avvantaggiare delle nuove caratteristiche delle Gen 4: i mancini e gli amanti del calibro .40 S&W; per gli altri è solo una questione di feeling maggiore con il fusto vecchio o quello nuovo.
Parti diverse e non intercambiabili tra GEN 3 e GEN 4 su Glock Modelli Standard e Compatti in calibro 9, .40 S&W e 357 SIG (G17-G22, G22-G23, G31-G32)
Fusto: il dust cover presenta una sede più ampia per la molla di recupero
Carrello: la parte anteriore ha un anello di diametro maggiore, sempre per ospitare la nuova molla
Sistema elastico di recupero: utilizza un sistema telescopico a due molle ed è quindi diverso come diametro e come struttura. Per chi ama la molla unica esistono dei guidamolla che permettono di utilizzare quella della Gen 3 sulle Gen4
Carcassa meccanismo grilletto (Trigger Housing): presenta una geometria differente nella parte inferiore per adattarsi al nuovo fusto più piccolo; risulta diverso anche l’angolo di inserimento del “connector”
Pulsante sgancio caricatore: più grosso e sporgente, reversibile
Caricatore: se il pulsante di sgancio è stato spostato sul lato destro (tiratore mancino) è necessario utilizzare solo caricatori Gen 4
Parti differenti ma intercambiabili
Leva del grilletto (trigger bar): presenta una sporgenza emisferica sul prolungamento che disattiva il blocco al percussore, ma è totalmente compatibile con i modelli precedenti
Caricatore: se il pulsante di sgancio è stato lasciato sul lato sinistro tutti i vari tipi di astuccio succedutisi negli anni sono utilizzabili sulle Gen 4
Connettore: Data la diversa angolazione dovuta al nuovo trigger housing è stato necessario variare l’angolo del connettore per avere lo stesso peso di sgancio delle vecchie Gen 3. I connettori sono comunque intercambiabili, pur variando lo sforzo richiesto per lo sparo
Espulsore: le Gen 4 utilizzano nuove geometrie (codice 30274 per le armi in 9 e 28296 per il .40 S&W) che sono però intercambiabili con quelli vecchi.
Le Gen 3 montano tuttora l'espulsore con codice 336: molti esemplari funzionano benissimo ma se la vostra pistola di produzione recente mostrasse problemi di estrazione, con bossoli che cadono un po' qua e un po' là o arrivano diretti in faccia, montare un espulsore 30274 può risolvere questi malfunzionamenti, magari procedendo anche alla sostituzione dell’estrattore con uno vecchio tipo a pareti parallele.
Il problema è che l'espulsore non viene venduto a parte, ma solo integrato nel pacchetto di scatto, per cui è necessario acquistare un telaio completo e provvedere a scambiare l'estrattore con quello della propria pistola.