Le Colt 1911 fabbricate dall’inizio della loro produzione fino al termine del periodo bellico hanno una valutazione molto elevata sul mercato che varia in base alle condizioni del pezzo. La finitura esterna, se originale, in vari gradi di finitura residua o completamente restaurata, determinano il prezzo dell’arma. Altri fattori da controllare sono le varie parti che compongono l’arma in quanto, spesso, le migliaia di pistole ritirate dal servizio sono state ricondizionate più o meno pesantemente. Le parti rotte o troppo usurate alle volte sono state sostituite senza stare troppo a guardare se una o più parti fossero consone all’anno di fabbricazione.
Se pensiamo a quante varianti delle componenti che compongono la Government model si sono succedute negli anni, e quanti cloni con parti interscambiabili siano stati prodotti, possiamo immaginare quante pistole “Frankenstein” girino in commercio.
Le armi ricondizionate, a livello meccanico, non hanno nulla da invidiare a quelle che mantengono i loro pezzi originali. Il problema è che le armi rimaneggiate perdono in varia misura il loro valore economico.
Questo ha spinto molti personaggi senza scrupoli a mettere in vendita pistole assemblate con parti prodotte nei vari anni, spacciandole per completamente originali.
È molto facile incontrare armi che hanno subito l’applicazione della finitura esterna irriconoscibile da quella originale. Per comprendere la complessità di effettuare un’attenta valutazione, abbiamo preso in prestito una Colt Government 1911 A1 calibro .45 ACP di fine produzione bellica e ne abbiamo controllato marchi, matricola e i vari componenti, cercando di capire se questi fossero stati sostituiti. Abbiamo evitato lo smontaggio delle parti interne, sia per evitare malori al proprietario dell’arma, sia perché probabilmente questa operazione sarebbe in ogni caso impedita da un eventuale venditore.
Dal primo esame della finitura esterna, siamo stati assaliti dal dubbio che la parkerizzazione dell’arma, presente al 100%, non fosse originale. Questo perché le scritte impresse sul carrello non sono omogenee. Il cavallino rampante, storico logo della Colt, risulta addirittura quasi scomparso. Non tragga in inganno la parte anteriore del carrello più scura, dovuta all’indurimento del metallo, che può essere facilmente mantenuta anche con una parkerizzazione successiva. Purtroppo stabilire se la finitura sia originale, sembra essere molto problematico da determinare.
Il numero di matricola di questa Colt 1911 A1, N° 2.350.XXX indica che la pistola è stata costruita a fine 1945. Sul fusto, oltre al numero di matricola, è riportata la scritta United States Property, M1911 A1, U.S. Army, a indicare chiaramente che l’arma fa parte della produzione bellica, terminata proprio nell’anno 1945. Le pistole di produzione precedente all’anno 1945 recavano la scritta United States Property sul lato sinistro del fusto. Il marchio ANAD 9 72 indica l’anno in cui la pistola è stata revisionata nel deposito Anniston Army Depot sito in Alabama dal 1941.
La lettera K, posta sul lato sinistro della guardia del grilletto, indica che la pistola è stata anche revisionata o riparata precedentemente dalla stessa Colt.
Sopra il guardamano del grilletto sul lato destro è riportato il numero di assemblaggio, in questo caso il 17. A seguire i vari marchi apposti dal Banco Nazionale di Prova (punzone generico, di conferma e di prova a fuoco) dai quali si apprende che l’arma è stata controllata nel 2003 (BT) e ha superato le relative prove con cartucce caricate con polvere senza fumo. L’arma riporta inoltre il marchio del catalogo nazionale italiano delle armi comuni da sparo, ora defunto, n° 10556, che la annovera tra le armi comuni, detenibili in numero massimo di tre.
Sul lato sinistro del fusto troviamo altri marchi tra cui una P che attesta l’avvenuto controllo e il marchio del controllo finale, anche questo poco impresso nel metallo, che riporta la sigla G.H.D. che sta per Guy H. Drewry Brig. General. L’ultimo marchio è visibile smontando l’arma e si trova nella parte posteriore dietro la testa del disconnettore. Tra i vari tipi di lettere “H” impresse in questa parte dell’arma, quella che abbiamo trovato sulla A1 del 1945 sotto esame, fa attribuire l'arma a un lotto di pistole di produzione commerciale, costruite tra il 1941 e il 1942, dirottate per necessità verso la produzione bellica. La rampa del fusto è studiata per l’utilizzo delle cartucce a punta tonda blindate, le cosiddette “hardball”.
Veniamo al carrello che nella sua parte sinistra non riporta scritte mentre nella parte destra ha impresso il nome del fabbricante e tutte le licenze di costruzione. Al centro delle scritte è impresso, come già detto poco visibile, il cavallino rampante simbolo della Colt. I congegni di mira sono i classici adottati nel periodo. Purtroppo la tacca di mira del tipo 3, terza serie, ha subito diversi colpi sulla sommità.
Le dimensioni e le ammaccature di tacca e mirino non hanno giovato alla realizzazione della rosata di prova che non rendono merito alla proverbiale precisione, sia dell’arma, sia del calibro .45 ACP. Da sottolineare che probabilmente armi di questo tipo, difficilmente saranno utilizzate per sessioni di allenamento in poligono ma dopo qualche prova a fuoco, tanto per fare invidia agli amici, torneranno al sicuro nella cassaforte.
La canna dell’arma riporta la scritta Colt .45 auto e la consueta P della prova.
Il 7 impresso davanti allo zoccolo inferiore della canna è stato apposto a partire dal 1943 a fine produzione, risultando in linea con l’epoca della pistola.
La finestra d’espulsione Colt dovrebbe essere caratterizzata da un angolo più acuto, rispetto a quello di altri cloni ma le variazioni avvenute negli anni, per cercare di migliorare e semplificare il progetto, non sempre possono dare un'indicazione precisa.
Il mainspring housing del tipo 3, seconda serie, dotato di 9 linee verticali, è provvisto dell’anello per il correggiolo. Purtroppo l'anello, come è avvenuto spesso in questi modelli, ha subito un colpo che lo ha leggermente piegato.
Lo slide stop è del 4° tipo a 5 righe ed è stato utilizzato nell’ultimo periodo di produzione, alternato al 3° tipo dotato di ben 5 linee.
Il pulsante sgancio caricatore del tipo 3, è anch’esso in linea con la data di fabbricazione dell’arma.
Delle sette varianti di cane che hanno equipaggiato la Government, la pistola utilizza coerentemente quello semplificato del 6° tipo che manca delle sporgenze laterali. Questo fu un espediente teso a velocizzare i processi produttivi dell’arma durante il periodo bellico.
La sicura manuale, del 4° tipo, in linea con il periodo di fabbricazione dell’arma, ha la parte inferiore rastremata mentre superiormente è zigrinata.
Il grilletto è del tipo 2, prodotto dalla Yawman Metal Products. Questo grilletto di ultima generazione dovrebbe avere la parte posteriore rastremata per evitare interferenze con il sear (controcane) ma per sincerarcene avremmo dovuto smontare l’arma.
Il caricatore è fabbricato da Check Mate Industries, Inc., Wyandanche, New York che dal 1984 fu l’unico fornitore di caricatori per l’U.S. Government. La fornitura di questi caricatori iniziata nel 1945 è coeva dell’anno di fabbricazione della pistola in esame.
A metà degli anni Trenta le guancette in legno di noce furono sostituite da altrettante in resina fenolica denominata Coltrock. Queste guancette più economiche e facili da realizzare per stampaggio, risultarono però troppo fragili e inclini alla rottura. Nel 1941 furono sostituite dal nuovo tipo che equipaggiano la pistola in esame. Le guancette in resina plastica, denominata Coltwood, in questo caso sono del 2° tipo 3a serie, hanno una fila di 24 rombi tra i due fori delle viti e sono consone all’età dell’arma. Il grip dell’impugnatura è assicurato dai rombi in numero di 14 per pollice.
Come spara una Colt del 1945? Abbiamo testato l’arma alla distanza di 12 metri. Lo scatto dell’arma, che in questo tipo di meccanica può essere portato quasi a livelli da pistola libera, ha una corsa e un riaggancio molto corto. Il peso di sgancio ha un solo tempo che si aggira sui 3 Kgm e può essere definito perfetto da difesa. Purtroppo le mire di foggia antiquata, dotate di luci ridotte, peggiorate da varie ammaccature e la volata della canna non proprio perfetta, non hanno permesso di ricavare il meglio dalla rinomata meccanica di quest’arma. In ogni caso, malgrado i segni del tempo, siamo riusciti a ottenere una rosata soddisfacente. In aiuto, durante il tiro, l’impugnatura che, dovendo contenere un caricatore monofilare risulta di dimensioni ridotte e l’inclinazione della stessa che permette di gestire facilmente il rinculo della cartuccia .45 ACP.
Conclusione
Districarsi nel mare di marchi e sigle apposti sull'arma non è stato semplice. A parte il dubbio sulla finitura esterna, la pistola sembra non essere stata rimaneggiata in quanto tutte le sue parti risultano essere plausibili con l’anno di produzione. Al di là del mero valore economico la Colt 1911 A1 calibro .45 ACP, perfettamente funzionante, rimane un’icona del mondo delle armi con la quale è sempre un piacere sparare dei colpi. Ci perdonino i collezionisti ma a noi le armi piace usarle, specifichiamo al poligono, prima che qualcuno pensi male.
Speriamo di aver fatto cosa gradita a quanti si accingano a venire in possesso di una Colt di produzione bellica. Probabilmente, anche se la nostra analisi non sarà stata estremamente completa, è emerso che, prima di una pistola di questo tipo, converrà comprare qualche libro al riguardo, per essere sicuri di non fare acquisti errati.