All’ingresso sul mercato di una pistola di formato standard o “full size” fa seguito generalmente la versione compatta, un po’ più piccola, prima che se ne presenti un'altra ancora più ridotta, ovvero “sub compatta”. Beretta non ha però seguito questo costume per la sua linea Px4 Storm: spinta dalla “succursale” Beretta USA Corporation, nel 2008 è passata direttamente alla realizzazione della sub compatta, prima di arrivare nel 2009 all’esposizione di armi IWA con la versione compatta, denominata "Special Duty" a chiudere (probabilmente) la trilogia delle Px4.
La Px4 Storm e Px4 Storm Special Duty sono entrambe “full size” mature, che si differenziano soprattutto per le lunghezze della canna, rispettivamente di 102 e di 115 millimetri. Mentre all’epoca entrambe le dimensioni entravano in gara con calibro .45 ACP, il grosso calibro di origine americana non è stato preso in considerazione dalle novelline Compact con canna da 84 mm e Sub Compact (lunghezza canna 76 mm). Sono disponibili solo in 9 mm Luger o .40 S&W. Piccola nota amara: l’importatore Manfred Alberts non tiene la 40 Sub Compact a magazzino; per pistole così piccole di questo calibro, la ditta di Wiehl vede poche possibilità di mercato nella “terra della Luger”. Se però le esigenze della guerra “a colpi di carta bollata” con le autorità USA lo giustificheranno, si reagirà nella maniera opportuna. A causa di un errore di spedizione della Px4 Sub Compact (secondo le lettere ufficiali Beretta), gli esaminatori hanno ricevuto la piccolissima pistola di grosso calibro in due esemplari. Quindi hanno sfruttato l’opportunità e hanno sparato con entrambe; ma di questo parleremo in dettaglio dopo. Invece la Px4 Compact di questo test è rimasta praticamente “single”. Tra l’altro riportava, al posto del numero di serie, il marchio ENG ovvero “Engineering”: si tratta quindi di un pezzo di preserie. Lo indicano anche le otto cariche standard.
Differenze: la Px4 Compact e la Px4 Sub Compact hanno due sistemi di chiusura differenti. La serie Storm Px4 è basata su un sistema a canna rotante (come la Cougar costruita da Beretta per Stoeger negli USA), presente anche nella Compact. Questo progetto sviluppato nel Novecento oggi è piuttosto raro, lo si trova innanzitutto nella Colt All American 2000 e oggi anche nella slovacca Grand Power K100 in 9 Parabellum, nella STI GP 6 poi modificata o nel modello Viper prodotto in collaborazione dall'azienda giordana Jordan Arms & Weapons System (JAWS) con l’americana Wildey Guns. Una “pistola di servizio” un po’ più grande con otturatore a canna rotante è la svizzera TP 9 di Brügger & Thomet. Tuttavia questa azione è difficile da alloggiare in carrelli e impugnature veramente compatti. Per questo, nella Px4 Sub Compact troviamo un più compatto sistema di funzionamento di tipo Browning modificato. Nella zona della volata, arretrata a protezione del profilo della canna, restano disponibili appena 54,8 mm rigati per guidare il proiettile; nella canna della Compact sono comunque 65,9 mm. Anche anteriormente le canne sono diverse l’una dall’altra: la Sub Compact presenta una volata a tronco di cono che si ispessisce da 16 a 18,2 mm, oltre la quale il tubo si arresta con poco gioco nell’otturatore.
La Compact è simile, tuttavia non si tratta di una “trombetta” ma di un ispessimento che incrementa il diametro esterno della canna in una sola volta, di 0,13 mm. Per smontare la Px4 Storm (“full size”) e la Compact, occorre spostare verso il basso i cursori a perno posti a destra e a sinistra nelle concavità dell’impugnatura e portare avanti l’otturatore. Anche nella Sub Compact sono presenti concavità ma senza i cursori, sostituiti da una comune asticella contenuta nell’otturatore, sopra il castello. Per smontare occorre aprire e fermare l’otturatore, inclinare di 90 gradi verso il basso la testina rettangolare dell’asticella e tirare verso l’esterno, aprendo così la parte superiore.
Una volta smontate le Beretta, colpisce un altro dettaglio diverso tra la Compact e la Sub Compact: le aste a molla metalliche per la chiusura della Compact sono parzialmente incapsulate in un materiale misto metallo/plastica. Questa struttura è alloggiata in un’apposita guida nell’impugnatura.Il guidamolla della Sub Compact è invece di semplice plastica.
Per il resto, in entrambi i modelli si riconoscono i noti dettagli di allestimento Px4, ad esempio i dorsi intercambiabili per l’impugnatura. Per ciascun set ne sono disponibili tre. Occorre inoltre menzionare i caricatori montabili su qualunque dei due lati a scelta, di lunghezze diverse. Grazie alla seconda leva dell’otturatore della Compact, l’italiana risulta un modello perfetto sia per mancini sia per destrorsi.
I caricatori della Storm più piccola accolgono 13 cartucce 9 Parabellum, quelli della Compact 15. In dotazione sono inclusi anche un caricatore ausiliario e due serbatoi. I caricatori della Sub Compact hanno riservato una sorpresa: a scelta è possibile averli anche con un fondello anteriore ribaltabile, che prolunga il lato anteriore dell’impugnatura da 50 a 58 millimetri: un’innovazione semplice ma molto efficace.
Dai nostri controlli è emerso che le nuove cortissime soffrono del medesimo handicap delle versioni full size, ovvero le impugnature troppo lisce. Beretta dovrebbe dare uno sguardo alla concorrenza, che in parte su questo punto costituisce un modello. Perciò la corta impugnatura della Sub Compact non promette bene, malgrado il grosso calibro 9 mm Luger, di per sé padroneggiabile. Invece non è poi così male, grazie al caricatore dotato dell’intelligente fondello ribaltabile. Questo plus in lunghezza dell’impugnatura permette a una mano maschile di media grandezza di controllare meglio l’arma. La Compact invece non dispone di maggiore superficie di appoggio.
I tiri di confronto tra le due armi, entrambe molto piccole e di costruzione simile, hanno mostrato differenze nette e sorprendenti con alcuni tipi di munizioni. La Magtech 95 Grains JSP-Flat ha trionfato: 37 mm di rosata, da dieci metri. È risultato che questa pistola si permette tiri bassi fino a un massimo di 125 mm per gruppo di centri. Almeno gli esaminatori hanno potuto correggere le altrettanto evidenti deviazioni laterali della regolazione di fabbrica. La “migliore” delle due Sub Compact ha invece attraversato il percorso senza scivolate. Le due mini hanno infatti padroneggiato i 25 metri su pedana da tiro singolo con bravura, prerequisito le munizioni adatte. Malgrado il mozzicone di canna, con corrispondente linea di mira corta 115 mm, il risultato migliore è stato 65 mm, ottenuto con Fiocchi Combat 123 grani. Da 25 metri la Compact ha sparato praticamente a punto.
Il risultato peggiore misurava 98 mm (ancora Magtech), il migliore 46 mm con Lapua 120 grani CEPP Super e Fiocchi 123 grani Combat, tutti risultati ripetibili. Ovviamente, questi gruppi sparati in appoggio non sono un metro di misura per tutte le occasioni. Così, i 65 mm non si ottengono dalla canna corta della Sub Compact in posizione eretta impugnando l’arma a due mani. Con un tiratore sicuro come prerequisito, tale risultato è invece nell’ambito delle possibilità della Compact (linea di mira 132 mm). I valori dello scatto sono risultati inferiori sia in azione singola sia doppia. Tuttavia, né la Compact né la Sub Compact hanno presentato slittamenti per quanto riguarda le caratteristiche o la resistenza del grilletto; c’era di peggio tra le concorrenti dell’una o dell’altra pistola di servizio. E per nessuna delle tre pistole sono stati riscontrati difetti funzionali.
Il tiratore ha rimarcato qualche differenza tra canna oscillante e canna rototraslante? Almeno in teoria, lo spostamento della volata dovrebbe essere minore per la canna oscillante. Alla fine è rimasto fermo in orizzontale. Come al solito, gli esaminatori con impugnature identiche (Compact e Sub Compact con fondello ribaltabile del caricatore) non sono riusciti a rilevare alcuna differenza. Se però nella Sub Compact viene inserito un caricatore standard e manca quindi l’appoggio per il mignolo, l’arma risulta naturalmente più difficile da controllare sparando. I modelli della serie non hanno comunque presentato differenze percepibili nettamente per quanto concerne i valori di energia. È presumibile che solo un calibro di maggiore potenza, come il .40 S&W, permetta un vero confronto.
Nel test pratico, qualcosa è però saltato all’occhio: i cursori di smontaggio della Compact appaiono troppo laschi. Se non si fa attenzione, con gli effetti dell’adrenalina e del comportamento allo sparo, è possibile spingerli ambedue verso il basso involontariamente. In fondo, le concavità invitano a posarvi il dito. Attivando un solo cursore non ci sono conseguenze, ma azionandoli entrambi nello stesso modo l’otturatore scivola subito di qualche millimetro in avanti rispetto all’impugnatura, ma comprensibilmente i tester non hanno provato davvero. Quando sono montati i rispettivi dorsi più grandi per l’impugnatura aumenta la distanza dorso/grilletto in entrambi i modelli, ma solo di un misero millimetro circa. Nella Compact, questo ricambio si sovrappone alla base dell’impugnatura. Senza guanto, il tiratore avverte lo spigolo. In una delle due Sub Compact, la distanza otturatore/leva di arresto otturatore non è corretta. Il rivestimento superficiale ha riportato graffiature.
Riassumendo, in una delle due armi Sub Compact si sono presentati problemi di taratura degli organi di mira e scostamenti nella precisione. Le impugnature di entrambe le pistole necessitano di una superficie più grippante. Per il resto le Px4 Compact e Sub Compact presentano una buona lavorazione e un design moderno. Le pistole hanno funzionato in modo affidabile. E il rapporto qualità prezzo, con molta buona volontà, può essere definito accettabile.