La Beretta Fusion Black è una 92/98, ma non deve essere confusa con le modello 92/98 di serie.
Voglio dire che benché la meccanica sia quasi identica e la forma quasi uguale, le cure ricevute da quest’arma la accomunano più ai fucili di lusso che alla produzione standard.
A incominciare dalla confezione, che è raffinata e abbastanza vistosa da essere immediatamente riconoscibile, senza tuttavia essere sgargiante.
Si tratta di una valigetta rigida in fibra di Carbonio, personalizzata con lo scudetto coniato Pietro Beretta, con interno sagomato in pelle nera; in pratica il tipo di valigetta che quando era destinato ad una coppia di pistole si definiva “alla francese”.
Le cuciture interne sono realizzate a mano e con colore a contrasto.
Contiene l’arma, un secondo caricatore, il cacciavite speciale per le viti delle guancette realizzato in fibra di Carbonio e un kit di pulizia costituito da un manico, sempre in fibra di Carbonio, in cui innestare gli attrezzi e da una placca metallica che è una card di congratulazioni.
È in acciaio fotoinciso, riporta la matricola della pistola ed è autografata da Franco Gussalli Beretta, presidente di Fabbrica d’Armi Pietro Beretta SpA.
La chiusura della valigetta è a combinazione e il manico reca un inserto in una radica di noce di qualità premium che a prima vista sembra troppo bella per essere semplicemente ricavata dallo sfrido di un ciocco destinato ad un calcio eccellente per arma lunga; l’impressione è che sia stata selezionata individualmente.
L’arma è totalmente nera, ma evidenzia le varie declinazioni del nero.
Si va dal colore della fibra di Carbonio al nero profondo delle parti lucidate, passando per il nero opaco di quelle satinate e alla trama fittissima dell’elemento di ebano inserito nelle guancette e arricchito dall’incisione a punta e martello dello stemma Beretta.
Le stesse viti che fissano le guancette al fusto sono in due declinazioni di colore, lucida e opaca, ed hanno richiesto la realizzazione di un apposito cacciavite.
Nero anch’esso, perché è in fibra di Carbonio.
Nell’insieme dell’arma si evidenzia uno studio accurato del design che bilancia tecnologia e innovazione e comprende sia la precisione della tecnologia sia l’accurata finitura manuale che ha reso celebre in tutto il mondo tanto il fucile fine italiano quanto il fucile di lusso.
Le due classificazioni non sempre coincidono ma qui la fusione, da cui il nome Fusion, dei vari elementi del design è davvero completa.
L’arma è stata realizzata in una serie limitata di esemplari, 120 pezzi in totale, di cui 80 sono destinati all’esportazione, camerati nell’universale 9 Parabellum, mentre i quaranta del mercato italiano sono in calibro 9x21.
Che è praticamente identico in termini di prestazioni al 9 Parabellum, come la pratica e una quantità elevata di perizie qualificate hanno da tempo dimostrato, anche se il nostrano legislatore non se ne è accorto e continua a considerare tabù il micidialissimo calibro "Parabellum" di potenza uguale ma dalla denominazione commerciale più inquietante.
D’altra parte, in una situazione in cui per combattere il terrorismo si penalizza il possesso di una moderna replica del fucile Gribeauval modello 1777 a pietra focaia - notoriamente l’arma d’elezione delle truppe del califfato islamico - non ci potevamo aspettare nulla di diverso.
Peraltro il caricatore degli esemplari in 9 Parabellum, con un occhio di riguardo al mercato americano, a dimostrazione che tutto il mondo è paese, ha capacità limitata a 10 colpi.
Il lato positivo della nostrana legislazione è che le armi camerate in 9x21 IMI, necessariamente prodotte in quantità molto minore se paragonata al numero di quelle destinate all’esportazione e se si raffronti l’asfittico mercato italiano con quello mondiale, diventano di per sé, per gli amatori d’armi del vasto mondo, un appetibile oggetto da collezione.
Specialmente poi se ci si riferisce alla Beretta Fusion, già in origine destinata al mondo dei collezionisti e a qualche raro tiratore che non tema di scalfirne l’impeccabile finitura, che nell’italico calibro comprende solo quaranta esemplari.
Le serie matricolari dei due calibri sono diverse; vanno dalla FUSB01N alla FUSB80N per il calibro internazionale e dalla FUSB01F alla FUSB40F per il calibro IMI.
Abbiamo detto che il disegno della Fusion Black è quasi identico a quello della 92/98 e in effetti vi sono due piccole differenze: il fusto della Fusion è realizzato totalmente in acciaio, ed è stato maggiorato nella zona della canna per permettere l’alloggiamento di un inserto di carbonio lavorato a mano.
Canna, viti, perni e persino il pulsante di sgancio del caricatore sono stati lucidati a mano; quest’ultimo, così come il carrello e la parte anteriore della guardia del grilletto, è caratterizzato da uno zigrino esclusivo le cui cuspidi sono state anch’esse lucidate a specchio.
Il funzionamento è quello tradizionale a corto rinculo di canna con chiusura geometrica con blocco oscillante; la differenza sta nello scatto che è in sola singola azione, per migliorare l’esperienza di tiro.
Quanto a questa la Fusion Black, realizzata con canne selezionate e con scatto accuratizzato a mano, assicura una precisione notevole, esprimendo una rosata che al massimo è la metà, nella sommatoria delle due dimensioni, rispetto a quella degli stretti standard militari.
Ciascuna pistola è stata provata a fuoco dagli esperti Beretta; dopo l’acquisto ciascuno potrà registrare la propria arma sul sito dedicato fusion.beretta.com ed ottenere il proprio bersaglio digitalizzato.