I visori termici Pulsar Quantum sono stati i primi visori termici monoculari, dotati di risoluzione, frequenza di refresh, qualità dell’immagine e sensibilità allo stato dell’arte, disponibili sul mercato civile europeo davvero alla portata degli appassionati, con un prezzo al lancio non lontano da quello di un buon visore notturno di seconda generazione.
Da allora si sono affermati come riferimento del mercato, potendo anche contare sul fatto che molti strumenti concorrenti provenienti dagli Stati Uniti sono limitati, a causa delle norme ITAR, ad una frequenza di refresh di soli 9 Hz. Il continuo aggiornamento della serie Quantum ha introdotto via via nuove funzionalità, mantenendo invariate le caratteristiche di base di ciascun modello - fino ad ora.
Infatti, Pulsar ha completamente rinnovato la propria gamma di visori termici monoculari con la serie Quantum XQ, comprendente tre modelli: lo XQ19, XQ38 e XQ50.
Il numero rappresenta, come nelle precedenti generazioni HD e XD, la lunghezza focale dell’obiettivo in Germanio; lo schema ottico dell’obiettivo e dell’oculare è rimasto lo stesso.
Il mobile è basato sullo stesso telaio in polimero caricato con fibra di vetro parzialmente rivestito in gomma antiscivolo certificato IPX4, e se non fosse per la differente disposizione dei comandi, che ora include un pulsante in più, non sarebbe possibile distinguere un visore termico Pulsar XQ da uno della precedente generazione.
La grande innovazione si trova, infatti, “sotto il cofano”: i visori termici della serie Pulsar XQ hanno un “motore” completamente nuovo e ridisegnato, progettato intorno ad un sensore microbolometro non raffreddato costruito da ULIS (una società del gruppo francese SOFRADIR) con tecnologia al silicio amorfo resistivo Pico384 da 384 x 288 pixels con pixel pitch di 17 μm.
La sensibilità del Quantum XQ con il nuovo sensore (chiamata anche NETD, cioè Noise Equivalent Temperature Difference) è tipicamente ottima, aggirandosi intorno ai 65 mK.
Il passaggio del pixel pitch (dimensione di ciascuna singola cella sensibile del sensore) da 25 a 17 μm non comporta solamente migliori prestazioni, minor costo, consumi e maggiore integrazione, ma soprattutto una riduzione delle dimensioni dell’intero sensore, che passa da 24,2 mm a 16,5 mm di lato. Questo significa che, a parità di lunghezza focale, aumentano gli ingrandimenti: se confrontiamo il Quantum XD38 con lo XQ38, troviamo che l’ingrandimento nativo passa da 2,1x a 3,1x (il cosiddetto “crop factor” fotografico). Inoltre, l’elettronica di gestione è stata notevolmente migliorata, così come il software, che ora consente più funzioni; un altro miglioramento lo troviamo nella velocità di accensione, che ora è di soli due secondi.
La frequenza di refresh di tutti i modelli appartenenti alla serie Quantum XQ è di ben 50 Hz, e una novità è rappresentata dalla presenza di un telecomando che permette di operare a distanza l’apparecchio, una funzionalità già vista nei cannocchiali di mira optoelettronici Yukon Digisight e Pulsar Apex. È stato anche aggiornato il connettore dell’alimentazione/uscita video, che ora è lo stesso dell’Apex.
Da Adinolfi di Monza, distributore italiano di Yukon/Pulsar, abbiamo ottenuto in prova la serie completa di visori termici monoculari Quantum XQ di Pulsar: lo XQ19, con ingrandimento nativo di 1,6x, lo XQ38 da 3.1x e lo XQ50, da 4.1x. Ciascun visore offre un ingrandimento variabile digitale dell’immagine, con un rapporto di 4x: così, il massimo ingrandimento dei tre modelli passa a 6,4, 12,4 e 16,4.
Ciascun visore termico comprende, oltre allo strumento, una bella borsa di trasporto in Cordura nera con tracolla, un kit di cavi, manuale, due cartucce per le batterie e il telecomando. Il Quantum Pulsar è alimentato da quattro batterie stilo AA (incluse), montate su di una cartuccia; sebbene si possono usare tutti i tipi di batteria, sono consigliate le pile al litio da 1,5 Volt (tipo FR-6 oppure le L91 di Energizer), sia per l’autonomia che per la resistenza alle basse temperature.
Lo strumento è mediamente pesante in mano, per la versione XQ38 si parla di circa 430 grammi con le batterie; la sensazione al tatto delle plastiche è di buona qualità con una eccellente ‘grippabilità’ delle parti gommate.
La nuova disposizione dei comandi è molto più razionale, e la funzione di spegnimento parziale del display (premendo momentaneamente il pulsante di accensione) oltre a essere particolarmente utile sul campo di caccia o qualora si debba mantenere un basso profilo, evita lo spegnimento accidentale dell’apparecchio, caso molto frequente nelle precedenti generazioni…
Il telecomando è lo stesso dell’Apex, ed offre i tre comandi principali (accensione, calibrazione, e zoom digitale).
L’accensione è davvero velocissima, due secondi e si ha l’immagine attraverso l’oculare. Il display OLED a colori da 640x480 pixel sembra più luminoso e restituisce una tonalità di colore più fredda rispetto alle versioni precedenti del Pulsar.
Il nuovo sensore si comporta nettamente meglio dei precedenti, l’immagine è generalmente più pulita, presenta meno difetti e degrada molto più lentamente, cosicché si ricorre meno frequentemente alla ricalibrazione.
La frequenza di refresh di ben 50 Hz rende le immagini fluidissime, e anche osservando oggetti molto veloci non si ha mai l’effetto scia. Anche il contrasto sembra migliorato.
Come il precedente Quantum XD, anche lo XQ ha il reticolo stadiametrico interattivo per la misurazione di animali con misure di altezza conosciute (lepre, 30cm; cinghiale, 70cm; cervo 1,7m), e la possibilità di scelta fra sette palette di colori diversi per visualizzare meglio le variazioni di temperature degli oggetti o dell’ambiente osservato.
Troviamo invece la funzione di zoom digitale fino a 4x francamente inutile, oltre il 2x l’immagine è troppo grossolana per distinguere dettagli significativi.
La messa a fuoco è abbastanza agevole anche se ci sembra che la minima distanza di messa a fuoco sia leggermente aumentata; la ghiera ha una corsa molto corta e risulta parecchio frenata.
Una nota sui vari modelli.
Il ‘piccolo’ della serie, lo XQ19, con ingrandimento 1,6 è il più interessante dal punto di vista del prezzo e permette ad un costo relativamente contenuto di entrare nel mondo della visione termica “seria”; il numero di ingrandimenti è più che adeguato all’impiego venatorio e lo consigliamo caldamente per la caccia in battuta anche in virtu’ della ridotta distanza minima di messa a fuoco.
Lo XQ38 con 3.1x ingrandimenti è il “tuttofare” con il perfetto equilibrio tra prestazioni e prezzo (ricordiamo che il Germanio con cui si fabbricano le lenti ha un costo altissimo – è il caso di dire che si vende letteralmente a peso d’oro!) mentre lo XQ50, con 4.1x ha le massime prestazioni e grazie all’elevato numero di ingrandimenti lo consideriamo ideale per la selezione ed un uso professionale, ad esempio di sorveglianza.
Per finire, ricordiamo che nessun visore termico Pulsar “full frame rate” (con frequenza di refresh di 30 o 50 hz) acquistato in Italia, può essere esportato in Paesi diversi da quelli della Comunità Europea.