Abbiamo avuto occasione di rimarcare più volte che la qualità dell’immagine riprodotta da un visore notturno basato sulla tecnologia “di prima generazione” (Gen I) è generalmente abbastanza scarsa e connotata da forti aberrazioni geometriche, difficoltà di messa a fuoco e bassa risoluzione (soprattutto ai bordi). Il tutto nasce dall’esigenza di impiegare tubi intensificatori basati sulla tecnologia dell’amplificazione per accelerazione elettrostatica (che provvede anche all’inversione dell’immagine), che si basano cioè sul semplice aumento di energia che gli elettroni acquistano venendo accelerati da una differenza di potenziale che può raggiungere i 17 Kv, per poi riprodurre, su di uno schermo catodico, una immagine elettronica simile a quella dei vecchi TV in B/N. Il motivo è ovvio: il costo di questi intensificatori è di diversi ordini di grandezza inferiore a quelli di seconda generazioni in su, dotati di MCP (Micro Channel Plate, ovvero la famigerata “piastra a micro canali”).
Da alcuni anni si stanno però diffondendo tubi dotati di tecnologie aggiornate, sempre di tipo “0+” e impropriamente definiti Gen 1, ma che sono in grado di ovviare ai principali problemi di questi dispositivi: la risoluzione, il contrasto e la messa a fuoco.
Uno di questi tubi è lo EP-33, dotato di fotocatodo sferico anziché piatto, e perciò in grado di correggere l’aberrazione geometrica restituendo una immagine molto più naturale e soprattutto a fuoco anche ai bordi. La risoluzione dichiarata migliora moltissimo, passando dai classici 32-36 al centro, ai ben 42 lp/mm al centro e di 32 lp/mm ai bordi, con un buon contrasto.
Il tubo EP-33 impiega un fotocatodo multialkali S-25 di 24 mm di diametro, dotato di una sensibilità di 200 uA/Lm; il tubo ha un’amplificazione effettiva, calcolata a 0.05 lux, di 1200x. La vita operativa del tubo è di almeno 1000 ore di funzionamento.
Proprio questo tubo si trova integrato nel mirino notturno Pulsar Sentinel GS 2x50 in prova; l’apparecchio si presenta con un aspetto “professionale”, sottolineata dalla slitta Picatinny sul lato sinistro (può essere usata per montare un illuminatore aggiuntivo) e dal complesso modulo, montato sul lato destro, contenente i comandi, l’alloggiamento per le batterie, l’illuminatore IR, il congegno per la proiezione e azzeramento del reticolo e la circuitazione di controllo e alimentazione del tubo intensificatore.
L’attacco integrato è un “railgrabber” compatibile con le rotaie Picatinny, comandato da una leva a camma regolabile. Nella confezione troviamo il manuale (anche in italiano!), una borsa per il trasporto e un telecomando per l’attivazione.
L’obiettivo ha la messa a fuoco da soli 5 m all’infinito, tramite una manopola laterale, mentre l’oculare è regolabile da +4 a -4 diottrie; il reticolo luminoso ha un reostato per la regolazione continua della luminosità e tramite un pulsante può essere impostato sul colore rosso oppure ambra. L’alimentazione è assicurata da due batterie stilo AA da 1,5 volt, che garantiscono fino a 70 ore di autonomia (senza illuminazione IR, però).
L’accensione dello strumento è comandato da una levetta a tre posizioni: spento, acceso, acceso con illuminatore IR. La potenza dell’IR non è variabile, ma può essere messo a fuoco il fascio di luce IR agendo sulla ghiera dell’illuminatore.
La regolazione dell’alzo e della deriva si effettua agendo su due torrette poste a lato dell’oculare, nascoste da due coperchi a tenuta avvitati al corpo dell’apparecchio; le torrette sono regolabili a mano senza l’ausilio di alcun strumento, e ogni click sposta il punti d’impatto di 20 mm a 100 m.
L’apparecchio permette una buona identificazione del bersaglio fino a 200 m col classico quarto di luna in una notte chiara, senza nuvole. La sensibilità rimane il tallone di Achille di tutti i visori di prima generazione, e scendendo sotto il quarto di luna (ma anche in condizioni di cielo parzialmente coperto) è necessario passare alla illuminazione IR attiva.
A differenza di molti concorrenti, il Sentinel è certificato IPX4 e pertanto si può usare anche sotto la pioggia; nelle istruzioni si avvisa però che il tubo non è progettato per resistere al montaggio su armi camerate per munizioni più potenti del .308 (sono specificati 3700 Joule).
Nel test lo strumento si è comportato molto bene: l’immagine restituita è molto buona e in linea con le specifiche dichiarate. Il contrasto è sopra la media, anche se il rumore è piuttosto evidente; le deformazioni geometriche sono effettivamente molto contenute. Il reticolo è decisamente ben realizzato: molto definito e incisivo, può essere del tutto spento per impiegare il mirino come strumento di osservazione. L’attacco si è rivelato robusto e funzionale, anche in considerazione del peso non proprio “piuma” del Sentinel, circa un chilo con le batterie. Per l’impiego diurno è presente un tappo copri obiettivo in gomma con un foro ulteriormente protetto da un filtro scuro, che può essere usato ad esempio per l’azzeramento in poligono.
La nostra opinione è molto positiva; possiamo affermare che l’implementazione del nuovo intensificatore ha senz’altro soddisfatto le attese e che le prestazioni riscontrate fanno del Sentinel uno dei prodotti connotati dal miglior rapporto prezzo/prestazioni nel segmento dei collimatori notturni di prima generazione.