Cosa è la parallasse? Si tratta di un argomento “spinoso” tra la maggior parte dei tiratori e dei cacciatori. Traducendo il termine in inglese “focus” contenuto nelle caratteristiche tecniche di molti cannocchiali, assieme ad “AO” (Adjustable Objective) si può interpretare come “messa a fuoco” – e, in un certo senso è vero, come vedremo più avanti - anche perché, guarda caso, molte manopole (e ghiere sulla campana dell’obiettivo) riportano delle distanze, genericamente da infinito a scendere, in alcuni casi anche a pochi metri.
Ma la parallasse è un fenomeno ottico ben preciso, e soprattutto sempre presente, quando parliamo di cannocchiali. Chiariamo subito che si tratta di un fenomeno che ha un effetto percepibile su strumenti con ingrandimenti superiori a 5-6x, e che maggiore l’ingrandimento, maggiore sarà l’effetto. Quasi tutti i cannocchiali “da battuta” o CQB che partono da 1x, anche di fascia altissima, hanno preimpostata la parallasse per una distanza fissa, in genere 100m. La maggior parte degli strumenti ad ingrandimento variabile, con zoom massimo sopra i 10x, è invece dotata di un controllo per la parallasse.
Per comprendere bene cosa è, soffermiamoci un attimo su come è, genericamente, costruito un cannocchiale. Abbiamo l’obiettivo, il reticolo, l’erettore e l’oculare. L’obiettivo assorbe la luce proveniente dal bersaglio, che forma l’immagine, e la indirizza all’interno del cannocchiale nel percorso ottico. Il reticolo è il nostro riferimento di mira. L’oculare serve per mettere a fuoco l’immagine, correggendo le diottrie specifiche del tiratore: infatti, il modo corretto di regolarlo, è di osservare il reticolo su sfondo uniforme (ad esempio il cielo) e correggere le diottrie fino a che il reticolo sia perfettamente nitido e a fuoco.
Ora introduciamo il concetto di piano focale. Semplificando molto, è il piano in cui l’immagine è focalizzata, cioè perfettamente nitida. Ogni cannocchiale ha due piani focali, il primo piano focale è subito dopo l’obiettivo, l’immagine è qui capovolta; il secondo piano focale è dopo il passaggio attraverso l’Erettore (che appunto capovolge nuovamente l’immagine) e gli elementi mobili dello zoom, se il cannocchiale è ad ingrandimento variabile. Da qui, l’immagine, nuovamente dritta o “eretta”, è presentata attraverso l’oculare. Incidentalmente, è possibile inserire il reticolo sul primo o secondo piano focale, come sappiamo; è anche ovvio che il reticolo è fisso – non può muoversi dalla sua posizione.
Quando si definisce la parallasse “focus”, o messa a fuoco, non siamo molto lontani dalla verità, ma per motivi diversi, legati alla distanza del bersaglio, e all’ingrandimento che stiamo usando. Ammettiamo che il bersaglio si trovi a una distanza diversa in cui è impostato il comando di parallasse, che per comodità fissiamo a 100m: a 200m e 30m. Quello che succede, è che il piano focale dell’immagine “cade” prima o dopo il piano focale fisso del reticolo. Osservate lo schema nella illustrazione.
In effetti, manovrando il comando della parallasse (terza torretta o ghiera sulla campana non fa differenza), noi “mettiamo a fuoco” l’immagine del bersaglio, portando a far coincidere il piano focale dell’immagine con il reticolo.
Ma il motivo per cui si effettua questa operazione è diverso da quanto ci si aspetterebbe: non è per avere un’immagine più nitida. L’effetto della parallasse si manifesta con l’apparente spostamento del reticolo rispetto al punto mirato sul bersaglio quando si muove anche di poco l’occhio, diminuendo notevolmente la precisione del tiro. Quando la parallasse è correttamente regolata, il reticolo è perfettamente “bloccato” rispetto all’immagine osservata.
Suggeriamo un semplice modo empirico per osservare il fenomeno. Poggiamo a terra un foglio di carta con disegnato al centro un pallino, sopra al foglio un bicchiere e poi una matita, come nella foto. Ora, osserviamo da sopra la punta della matita: possiamo vedere che “punta” proprio sopra al pallino. Spostiamo la testa, e… la punta della matita si è spostata, apparentemente, a causa del nostro movimento: i tre punti occhio, punta della matita e pallino, non sono più allineati! Ovvio, direte voi. Ma è proprio questo il punto: spostando il comando della parallasse, spostate il piano focale dell’immagine rispetto a quello del reticolo, ed è come se avvicinate il pallino alla punta della matita (o viceversa) fino a che punta e pallino si toccano: togliete il bicchiere e poggiate sul foglio la matita: ora, potete muovere l’occhio come volete, e la punta sempre sopra al pallino si trova.
Lo stesso accade quando il piano focale dell’immagine e del reticolo coincidono all’interno dello strumento.
Ma, e con i cannocchiali con il reticolo sul primo piano focale? Come cambia rispetto a quelli con il reticolo SFP? In realtà, nulla! Questo, perché il piano focale dell’immagine è comunque spostato rispetto a quello del reticolo.
Per finire, come sanno bene i tiratori con armi AC, la parallasse ha un effetto a dir poco drammatico alle cortissime distanze ed alti ingrandimenti. Tanto da poter essere usato come sistema di misura, per la stima della distanza dal bersaglio, sfruttando la ridottissima profondità di campo delle ottiche ad alto ingrandimento usate nella disciplina di tiro ad aria compressa di Field Target (minimo 30X, arrivando anche a superare il 50x!).
Concludiamo questo breve articolo spiegando come si regola la parallasse. In posizione di tiro, e con il cannocchiale puntato verso il bersaglio e ben regolato (sia di diottrie che di ingrandimenti), si osserva il reticolo prendendo un riferimento del bersaglio con un buon contrasto.
Con la mano sul comando della parallasse, e partendo dall’infinito, lo si ruota lentamente oscillando la testa dal basso verso l’alto come se si dicesse “si” continuamente (parallax nodding), fino a che l’apparente spostamento del reticolo nell’oculare non sparisce e rimane perfettamente fermo rispetto al riferimento mirato. Fatto! La parallasse è regolata.