Già alla sua presentazione al pubblico dello SHOT Show del 2015 il particolare e inconsueto cannocchiale D-EVO ricevette un enorme interesse, tanto che la linea di tiro simulata nello stand separato è stata affollata per tutta la durata della fiera.
L’interesse non è calato, ed ora che finalmente alcuni esemplari sono disponibili in Europa, abbiamo ricevuto dall'importatore italiano Paganini una coppia di ottiche Leupold D-EVO 6x20 e LCO da sottoporre ad una prova sul campo di tiro.
Rivoluzione oppure la classica “trovata”?
La risposta in questo caso, come si dice, è letteralmente nell'occhio di chi guarda.
Il Leupold D-EVO è stato sviluppato in collaborazione con Kyle Lamb, ex operatore speciale Delta Force e istruttore di tiro Viking Tactics.
Il D-EVO è un cannocchiale ad ingrandimento fisso 6x20mm che impiega uno schema ottico a specchi inclinati in abbinamento ad un mirino reflex a punto rosso per offrire un sistema di mira completo, particolarmente leggero e compatto in alternativa alle combinazioni, basate su di un cannocchiale convenzionale con l’aggiunta di un punto rosso, attualmente utilizzate su gran parte dei fucili d’assalto per impieghi speciali / carabine semiautomatiche sportive.
In queste configurazioni, l’ottica secondaria (il mirino reflex a punto rosso) è posizionato o sopra all’ottica primaria convenzionale (in genere un cannocchiale ad ingrandimento variabile) oppure, usando un attacco angolato, a lato dell’ottica primaria, per offrire in entrambe i casi la possibilità di ingaggiare bersagli a tutte le distanze.
Il problema è che con questa configurazione è necessario spostare la testa del tiratore, per spostare l’occhio da un oculare all’altro; oppure, come nel caso delle carabine da tiro dinamico IPSC che adottano quasi tutte il mirino reflex laterale, si ruota l’intera carabina sul proprio asse contro la spalla, per mantenere la corretta posizione della testa, e passare da un oculare all’altro.
Siccome il cannocchiale Leupold D-EVO è così piatto, si può montare immediatamente dietro ad un mirino reflex a punto rosso, e sia il reticolo del cannocchiale che il riferimento di mira luminoso del punto rosso sono così vicini grazie allo schema ottico a doppia riflessione che ogni movimento della testa del tiratore è ridotta al minimo, o addirittura annullata.
Questo, perché è sufficiente il semplice movimento del globo oculare, spostando lo sguardo dall’ottica superiore (il punto rosso) al reticolo del cannocchiale D-EVO in basso, con un angolo di appena 6 gradi, per cambiare ottica, consentendo di ridurre drasticamente i tempi di ingaggio dei bersagli. O almeno questa è il concetto teorico che andremo a provare sul campo.
Il test
Nel test, abbiamo provato l’ottica D-EVO principalmente assieme al nuovo mirino reflex a punto rosso Leupold LCO, che, tra le altre cose, ci ha favorevolmente impressionato con l’ampiezza del suo campo visivo, la precisione della regolazione dell’intensità luminosa con 16 livelli e la compatibilità con eventuali sistemi di visione notturna.
Paragonato ad un cannocchiale ad ingrandimento variabile da 1-4x, 1-6x o 1-8x, il Leupold D-EVO è più facile e più intuitivo da usare ed operare. Questo perché le regolazioni da apportare in base a variazioni di distanza e del punto di impatto si effettuano senza toccare le torrette di elevazione e deriva, ma piuttosto utilizzando il particolare reticolo definito CMR-W (reticolo "close mid-range" con riferimenti per il vento – “wind”).
Il reticolo CMR-W può essere adattato alla balistica esterna dell’arma su cui è montato, tra i calibri 5.56x45 mm (.223 Remington) oppure 7.62x51 mm (.308 Winchester).
Idealmente, il reticolo CMR-W del cannocchiale D-EVO dovrebbe essere azzerato a 200 metri. In aggiunta ai riferimenti di anticipo fino alla distanza di 600 metri, il reticolo possiede anche riferimenti di mira per bersagli in movimento, o la compensazione di venti di traverso. Una volta che l’accoppiata ottica D-EVO e mire reflex a punto rosso è stata correttamente azzerata, un’ampia gamma di distanze è completamente coperta con la caduta balistica dei due sistemi di mira senza che necessaria alcuna correzione manuale sulle torrette di regolazione.
Abbiamo provato l’accoppiata Leupold D-EVO/LCO su diverse carabine semiautomatiche di tipologia AR15, un M4 Custom su base Olympic Arms, un Oberland Arms (ARS special model) e uno Schmeisser (Dynamic), tutte in calibro .223 Remington.
Inizialmente abbiamo pensato che la particolare conformazione dell’ottica, con l’obiettivo a riflessione molto sporgente sul lato destro, proprio sopra alla finestra dell’espulsione dell’arma, avrebbe potuto interferire sulla traiettoria dei bossoli espulsi. Cosa che invece non è mai avvenuta, non una sola volta un bossolo è entrato in contatto con il corpo dell’ottica. Anche dopo centinaia di colpi, non vi era il minimo segno di ottone sulla superficie del D-EVO.
Dal punto di vista operativo, è effettivamente possibile passare fulmineamente da un’ottica all’altra durante il tiro, focalizzando il proprio punto di vista alternativamente sul riferimento di mira luminoso del punto rosso senza ingrandimenti e sul reticolo dell’ottica 6x, senza praticamente mai spostare la testa e mantenendo la corretta posizione di tiro.
Valutazioni
È però necessario ottenere un perfetto equilibrio tra lunghezza del calcio dell’arma, posizione del calciolo rispetto alla spalla, posizione della testa rispetto alle due ottiche e costanza dell’appoggio della guancia sul calcio. Da questo punto di vista, le ridotte dimensioni dell’oculare del D-EVO rispetto alla maggior parte dei cannocchiali di mira e la sua ridotta estrazione pupillare rende davvero critico l’equilibrio di quanto sopra, in quanto basta un minimo errore di allineamento perché l’immagine del bersaglio restituita dallo strumento sia persa o sia solo parzialmente visibile.
È senz’altro possibile raggiungere questo equilibrio con costanza ed allenamento; senza contare che non è possibile regolare le diottrie dell’oculare stesso, che è di fatto a fuoco fisso. Il cannocchiale Leupold D-EVO offre una immagine luminosa con un ottimo contrasto e colori brillanti; il reticolo con il “ferro di cavallo” invertito e i riferimenti di mira aggiuntivi sono molto sottili e coprono poco l’area del bersaglio, cosicché è possibile osservare chiaramente ed ingaggiare anche bersagli molto piccoli o distanti.
Dal punto di vista delle aberrazioni cromatiche, abbiamo notato un maggiore fringing sul lato sinistro del campo di vista attraverso l’oculare, con un netto viraggio verso il blu, senz’altro dovuto al particolare schema ottico a “Z” adottato, oltre a leggere deformazioni geometriche; allo stesso tempo, va considerato che l’obiettivo dell’ottica si trova lateralmente all’arma, decisamente fuori dall’asse verticale, situazione che comporterebbe notevoli complicazioni sia nell’azzeramento che nell’uso successivo a distanze diverse da quelle di azzeramento.
Fortunatamente, Leupold ha risolto brillantemente il problema creando un reticolo in cui i riferimenti per il tiro da 0 fino a 600 metri sono stati corretti calcolando la deviazione della traiettoria balistica rispetto al punto di mira. Osservando attentamente il reticolo si nota infatti che tutti i riferimenti verticali del reticolo sono inclinati verso sinistra, ed allineando i punti ci si accorge che descrivono una curva parabolica.
Tra parentesi, il concetto di ottica con oculare allineato all’asse della canna e obiettivo disassato non è affatto nuovo; ci viene in mente il cannocchiale prismatico da tiratore scelto Warner & Swasey M1913 montato sullo Springfield M1903 (che curiosamente, era anch’esso un 6x), oppure il cannocchiale giapponese da 2,5x montato sulla mitragliatrice leggera Type 96 entrata in servizio nel 1936, e anche questa dotata di reticolo con riferimenti su curva parabolica per compensare la posizione dell’obiettivo come la D-EVO.
Ciò che separa la D-EVO da questi illustri antesignani è il fatto che l’oculare dell’ottica Leupold è inclinata verso l’alto di 6 gradi per eliminare ogni spostamento della testa, e la particolare conformazione dell’oculare stesso, “tagliato” in modo da avvicinare al massimo l’immagine restituita dal cannocchiale alla visuale offerta dalla finestra del mirino reflex, tanto da fonderle in una singola immagine con due viste, una ingrandita, e l’altra senza ingrandimenti, del bersaglio. Per la serie “un’immagine vale mille parole”, si osservi l’illustrazione relativa…
L’uso da parte di tiratori mancini dell’accoppiata D-EVO / LCO è senz’altro possibile, ma a causa della notevole sporgenza dell’obiettivo potrebbe non essere molto agevole; nello scambio di spalla abbiamo infatti avuto qualche problema.
In conclusione, il concetto offerto dal cannocchiale Leupold D-Evo si può definire un successo. In accoppiata con un sistema di mira reflex a punto rosso, con un buon addestramento, un tiratore può raggiungere velocità di ingaggio di bersagli multipli a distanze diverse mai viste prima, con bersagli che possono essere distanti anche 600 metri.
Tutto ciò ovviamente ha un costo; l’accoppiata provata, con ottica LCO a punto rosso e cannocchiale D-EVO, supera ampiamente i tremila euro. Bisogna anche considerare i notevoli costi di sviluppo che Leupold ha dovuto sostenere per realizzare un’ottica così innovativa, anzi rivoluzionaria, che al momento rimane assolutamente unica sul mercato.
Per ulteriori informazioni visita il sito Leupold