Il problema, in teoria, si pone solo per i ricaricatori. Un bossolo un po’ troppo sfruttato, o non esaminato accuratamente prima del riutilizzo, può dare dei problemi. Non in fase di sparo, perché basta che una sezione del bossolo sia integra per sigillare, sotto l’effetto della pressione generata dall’espansione dei gas, la camera di scoppio.
Però il problema può riverberarsi sul bossolo: in quel caso, quando si manovra l’otturatore per estrarlo – ma anche quando l’estrattore è unito ad un otturatore che arretra in maniera automatica, per l’azione di un meccanismo di riarmo mosso dai gas di sparo o dal rinculo – il bossolo e il suo fondello si separano. Il fondello viene regolarmente estratto, ma il resto del bossolo rimane in camera, impedendo di camerare una nuova cartuccia.
Vi sono fucili e fabbricanti che sono particolarmente soggetti a questo inconveniente; ad esempio chi usa un fucile Enfield, specialmente il N.4 Mk 1, sa che non è bene ricaricare più volte un bossolo Sellier e Bellot. Non è un problema in assoluto, perché le munizioni della casa Cecoslovacca, ed ora della Repubblica Ceca, costano talmente poco che la ricarica con componenti di pregio non è economicamente conveniente. Ma c’è chi ama la ricarica domestica e sperimenta e in fin dei conti il fenomeno della separazione del fondello si è verificato anche con bossoli di altre Case. Viene in soccorso un attrezzino di non facile reperibilità, ma che come al solito sono riuscito a trovare da Luisa Amadi (www.ww1ww2–collectors.com).
È un po’ il mio refugium peccatorum quando sono alla ricerca di qualcosa di difficilmente reperibile: prima o poi me lo trova. Che io sappia, non per tutte le armi e per tutti i calibri esiste un attrezzo del genere, ma sia i francesi sia i sudditi di Sua Maestà Britannica devono essere incappati più volte nel problema, realizzando un semplice ma efficace attrezzo specifico ancorché leggermente diverso per i due casi. Quello che vedete è destinato al calibro .303 British, che un paio di volte mi ha dato dei dispiaceri con il mio Enfield, peraltro foriero di soddisfazioni quanto a precisione. Il problema, quindi, dipende solo dal bossolo e non dall’arma.
L’attrezzo, probabilmentre fatto a Nottingham, alla Enfield Factory, è un accessorio originale che era nelle cassette degli armaioli di reparto, semplicemente identificato come "Broken Shell Extractor" e si compone di tre parti: una centrale ad espansione, una con un tratto conico destinato all’espansione medesima ed un fondello, avvitato a quest’ultima, destinato ad essere afferrato dall’estrattore. Come al solito le foto sono più chiare della descrizione, che se volesse essere esaustiva diventerebbe noiosa ben prima di giungere al termine. Non disponendo di un bossolo rotto, ne ho segato uno per poter fotografare il funzionamento dell’attrezzo. In pratica, lo si usa come se fosse una cartuccia, facendolo agganciare dall’estrattore e introducendolo in camera.
La sezione filettata della parte a espansione, che è a spigoli vivi, si inserisce nel colletto del bossolo con una leggera frizione.
Questa è sufficiente perché al momento in cui si manovra l’otturatore per l’estrazione quella sezione resti attaccata all’interno del colletto mentre l’elemento conico, avvitato alla parte che simula il fondello della cartuccia, arretra leggermente completando l’espansione ed agganciando solidamente il tratto filettato all’interno del colletto.
A questo punto l’arretramento dell’otturatore trascina con sé tutto l’insieme, bossolo incluso, liberando la camera di scoppio. Il gioco è fatto e le foto vi hanno spiegato chiaramente come il tutto funziona. E la prossima volta esaminerete con cura i bossoli prima della ricarica.