Una serie di articoli introduttivi dedicati a chi inizia, per imparare a conoscere le principali munizioni per arma lunga, le loro origini, le loro caratteristiche principali.
La .303 British nasce nel 1888, anno in cui fu adottata come munizione d’ordinanza del British Commonwealth. In origine montava una palla blindata a punta tonda del peso di 215 grani caricata davanti a 70 grani di polvere nera, che risultava decisamente compressa all’interno del bossolo.
Un po' di storia
Nel 1910 ne fu modificata la palla che divenne di tipo spitzer (a punta) e del peso di 147 grani, anche la carica di lancio venne sostituita passando alla polvere infume.
La nuova configurazione le permetteva velocità intorno ai 770 metri/secondo, contro i 620 circa della versione originale.
La cartuccia rimase come ordinanza fino al 1957, stranamente molto di più delle concorrenti 8 Mauser o .30-06 Springfield, nonostante nel confronto tecnico con queste due moderne cartucce risultasse decisamente peggiore sotto tutti gli aspetti.
La cartuccia
La munizione, nata per usi esclusivamente militari, era già antiquata al tempo del debutto, presentandosi con un bossolo di forma arcaica, molto conica, tipica del periodo della polvere nera. Inoltre il fondello era di tipo rimmed, il peggiore per utilizzi militari e, come se non bastasse, con una efficacia terminale mai nemmeno vicina a quella dei calibri del periodo, ma nonostante tutto questo rimase saldamente al suo posto di ordinanza, probabilmente per ragioni più di comodo che per bontà di prestazioni.
Va ricordato infatti che gli inglesi furono il popolo che maggiormente colonizzò (in armi) varie parti del mondo e i fucili che cameravano questa munizione furono costruiti in quantità nell’ordine di diversi milioni di esemplari, ragion per cui un eventuale cambio di calibro avrebbe comportato enormi conseguenze logistiche e pratiche.
Ovviamente, con tante colonie sparse per il mondo ma in particolare in Asia e in Africa, la .303 British si trovò, molto più spesso di altre munizioni, nel ruolo di cacciatrice a tutto tondo, impiegata estesamente su tutta la fauna selvatica che viveva nei territori soggetti al dominio inglese, e infatti è uno dei calibri con cui sono stati abbattuti più animali in assoluto, pachidermi e grandi felini compresi.
Per contropartita fu anche causa di tantissimi incidenti di caccia, molte volte tragici, grazie all’estrema disinvoltura con cui troppo spesso veniva impiegata su animali pericolosi e assolutamente fuori dalla sua portata, scatenandone le giustificate e violente aggressive reazioni sul troppo ottimista cacciatore di turno.
Campi d'impiego
La .303 British è una munizione ormai da tempo obsoleta, ma volendola impiegare in attività venatoria, il suo utilizzo potrebbe interessare gli ungulati di medie dimensioni a pelle tenera, senza troppe pretese di tiri particolarmente lunghi, anche perché, oltre alla potenza non eccelsa, non ha mai brillato per precisione. Il calibro non ha problemi nel gestire abbattimenti di animali fino alla taglia del daino ma è già inadeguato per quelli delle dimensioni di un cervo, assolutamente sconsigliabile per selvatici potenzialmente pericolosi.
Trovare armi di concezione “moderna” per questa cartuccia è abbastanza complicato e probabilmente servirebbe un buon artigiano per avere una cameratura dedicata. Ciò non toglie che chi volesse usarlo a caccia non possa utilizzare un buon fucile ex ordinanza in eccellenti condizioni operative. Le munizioni non sono facili da trovare e anche la ricarica paga la scarsa offerta di componenti, ma questi sono dettagli che solitamente non hanno mai fermato gli appassionati.
Curiosità
Altre denominazioni: 7,7x56R – .303 Bren – .303 Lee-Metford
Il diametro del proiettile è di 7,9 millimetri, più largo del classico 7,62 Nato.
Le armi più note che cameravano questa cartuccia furono i fucili a ripetizione ordinaria Lee-Enfield (vari modelli e configurazioni), Lee-Metford (come sopra), il Pattern 14 e il mitico mitragliatore Bren.
La .303 British è legata al mito dei famigerati proiettili dum dum, nati appunto nell’Arsenale di Dum Dum, vicino a Calcutta, nel periodo coloniale inglese. Le notizie sono controverse ma la più plausibile vuole che i tecnici dell’arsenale, notato che troppo spesso la .303 British non sortiva effetti immediati di incapacitazione sui combattivi indigeni locali, che spesso andavano all’attacco drogati, ne modificò le ogive togliendone parte della camiciatura apicale in maniera da creare ferite maggiormente invalidanti.
Per chi ricaricasse con l’intenzione di far rivivere vecchie e usatissime armi ex ordinanza cariche di storia (e anni) è imperativo far verificare lo stato di usura da un armaiolo competente e iniziare sempre con dosi al minimo.
Esempi di ricariche per la .303 British
Arma usata: Pattern modello 14 - ex ordinanza | Lunghezza canna: 66 cm |
Calibro | Polvere | Dose | Palla | Innesco |
.303 British | Winchester 748 | 40 grani | Sierra SPT Grani 150 | Remington St. |
.303 British | Vihtavuori N140 | 38 grani | Sierra SPT Grani 180 | CCI Standard |
Attenzione:
Ricordiamo ai nostri lettori che la ricarica è un'attività che richiede la massima attenzione. I dati di ricarica che pubblichiamo sono da intendersi a puro titolo indicativo: variazioni anche piccole nelle caratteristiche delle polveri possono portare a pressioni pericolose con possibili danni a persone e cose. In nessun caso l'autore o all4shooters.com si riterrà responsabile per danni a cose o persone causati dall'uso improprio delle informazioni pubblicate.