Legge sul ripristino della natura: l’impatto sul mondo venatorio ed il ruolo del cacciatore

Legge sul ripristino della natura: numeri e scadenze alla mano

Materia: diritto venatorio

Ambito: analisi della Legge sul ripristino della natura

Normative di riferimento: legge 157 del 1992

Interessante normativa appena approvata dal Parlamento Europeo, quella relativa al ripristino della natura. Gli obiettivi che questa normativa impone a tutti i Paesi della UE sono molti, e tutti funzionali ad una maggiore e migliore salvaguardia del patrimonio naturalistico, faunistico ed ambientale del territorio.

Si va dall’obbligo di ripristinare almeno il 30% di quegli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60% entro il 2040, ed il 90% entro il 2050, alla possibilità di sospendere temporaneamente le disposizioni sugli ecosistemi agricoli in circostanze eccezionali.

La nuova legge sul ripristino della natura è stata concordata tra tutti i Paesi dell’UE, ed è stata votata con ben 329 voti favorevoli, 275 contrari,  24 astenuti.

La nuova legge fissa l’obiettivo di ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050. Inoltre si richiede un generale miglioramento della sicurezza alimentare, con l’obbligo di raggiungere tutta una serie di obiettivi in materia di tutela della biodiversità e dell’ambiente in generale.

Fino al 2030 la priorità andrà accordata a tutte le zone Natura 2000. Inoltre, i Paesi UE dovranno garantire che le zone ripristinate non tornino in uno stato di deterioramento in modo permanente e significativo soprattutto. Sarà quindi obbligatoria l’adozione, per ogni paese, di un piano specifico che indichi in che modo e secondo quali scelte questi obiettivi potranno essere raggiunti.

I sistemi agricoli

Diamo ora uno sguardo ai sistemi agricoli. Per migliorare e garantire la biodiversità degli ecosistemi agricoli, la nuova legge prevede tre indicatori. Per ogni paese sarà obbligatorio raggiungere e registrare risultati tangibili almeno in due di questi tre indicatori.

Gli indicatori saranno:

  1. Indice delle farfalle comuni (biodiversità)
  2. Percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità;
  3. Stock di carbonio organico nei territori minerali coltivati.

Sarà inoltre obbligatoria l’adozione di misure volte a raggiungere obbiettivi relativamente ad un altro indicatore, quello dell’avifauna comune, dato che gli uccelli sono un ottimo indicatore dello stato di salute generale della biodiversità di un dato territorio.

Sistemi forestali e boschivi

È inoltre fatto obbligo, per i paesi, di adottare misure che permettano di raggiungere e registrare risultati significativi anche secondo un altor indicatore, quello relativo agli ecosistemi forestali e boschivi. Gli Stati dovranno infatti ripristinare ben 25.000 km di fiumi, trasformandoli in fiumi a scorrimento libero, garantendo che non vi siano perdite nette ne di superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani, ne tantomeno di copertura arborea urbana.

La legge appena descritta, una volta approvata sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale, entrando in vigore 20 giorni dopo.

Il ruolo della caccia e del cacciatore

Dopo aver ragionato ed enucleato, nel dettaglio, quali sono gli obiettivi che l’UE vuole raggiungere, vediamo adesso in che modo il mondo venatorio può e deve sfruttare questa preziosissima occasione per riappropriarsi del ruolo di avamposto nell’ambito delle battaglie e campagne a tutela del territorio e della biodiversità.

Uno degli aspetti più interessanti è sicuramente quello relativo all’obiettivo di recupero del 30% del territorio in cattivo stato di conservazione. Una delle cause, infatti, del cattivo stato di conservazione di un dato territorio è infatti anche quella ravvisabile in uno squilibrio relativo alle specie faunistiche presenti su quel territorio. In questo senso l’attività del cacciatore, come controllore degli equilibri delle popolazioni di specie faunistiche presenti in un dato territorio, è assolutamente prezioso e fondamentale. Soprattutto perché il cacciatore, molto più dei burocrati del palazzo, conosce bene il territorio su cui esercita l’attività venatoria, ne conosce problematiche ma anche potenzialità.

Ne conosce la storia,  ne osserva i cambiamenti, sopratutto quelli relativi alle modificazioni numeriche relative alle popolazioni di specie. Si pensi al passo dei tordi, o all’arrivo delle beccacce. Chi meglio del cacciatore tocca con mano questi dati ?

A questo punto quindi, il mondo venatorio non può, in alcun modo, farsi  sfuggire l’occasione di far sentire la propria voce, partendo innanzitutto da campagne di sensibilizzazione e di consapevolezza sul ruolo della caccia, cercando di affrancare la propria immagine da quello che vinee dipinto sui social, dove è facile tacciare il cacciatore con un vecchio assassino pronto a sparare ovunque e a qualsiasi cosa.

Questi cambiamenti, introdotti dal legislatore europeo, rappresentano degli eventi che hanno portata enorme, soprattutto perché gli effetti veri e propri, lo abbiamo visto nel paragrafo precedente, si avranno sul lungo e lunghissimo periodo.

Bisogna quindi iniziare a sensibilizzare soprattutto i giovani, coloro che saranno i cittadini e i cacciatori di domani, affinché prendano consapevolezza dell’importantissimo ruolo che deve essere riconosciuto loro e nei confronti dell’attività venatoria che sceglieranno di svolgere.

Video: Legge sul ripristino della natura. L’impatto sul mondo venatorio ed il ruolo del cacciatore