Siamo stati Parigi, siamo stati Charlie, ma stando a quanto emerge in queste ore c'è ben poco di che essere solidali col governo francese − dal quale, peraltro, anche i nostri amici d'Oltralpe che legalmente detengono armi per tutti gli usi legittimi oggi si sentono traditi.
Cos'è successo? È successo che dopo cinque mesi in cui si è detto molto sulle origini della proposta di modifica di stampo restrittivo e punitivo alla direttiva europea sulle armi da fuoco attualmente in esame presso le commissioni IMCO e LIBE del Parlamento Europeo, finalmente un politico, nello sbilanciarsi a fini autocelebrativi di fronte alle telecamere di un'importante rete televisiva francese, ha fatto emergere la verità che molti già da tempo sospettavano: è la Francia la principale ispiratrice, assieme ovviamente alla Commissione Europea, della bozza che vorrebbe la messa al bando in tutt'Europa delle armi di categoria B7 nonché molte altre restrizioni − tutte, ovviamente, dirette verso i cittadini onesti.
In occasione di un'intervista rilasciata alla rete televisiva TF1 e mandata in onda nell'edizione di sabato 19 marzo del programma Le 20 Heures, Bernard Cazeneuve ha dichiarato di essere il principale iniziatore del processo di modifica della direttiva europea sulle armi − un processo di modifica tanto liberticida e restrittivo nei confronti dei possessori d'armi rispettosi della legge di tutt'Europa da essere sempre più oggetto di una fortissima opposizione da parte del Parlamento Europeo. Di questa opposizione, Cazeneuve si è lamentato nel corso dell'intervista, dando la colpa ai "venditori di fucili" che starebbero facendo Lobby affinché l'Europarlamento si opponga a quella che, secondo lui, sarebbe "una direttiva tesa a contrastare il traffico illecito".
Ovviamente, Cazeneuve ha omesso di fare menzione del fatto che la comunità degli onesti possessori d'armi di tutt'Europa è al centro del movimento d'opposizione alla modifica della direttiva, e che una parte importante di questa comunità è costituita dai movimenti di cacciatori e tiratori francesi.
Tali movimenti si sentono oggi traditi dal governo di Parigi, che nel corso dei numerosi colloqui tenuti con le associazioni di categoria da quando la proposta di modifica della direttiva è stata resa pubblica ha sempre negato con forza di avere alcun ruolo nell'ispirazione delle restrizioni in sede UE − tanto che alcune di queste associazioni, che oggi si ricredono, hanno in effetti fino a sabato scorso creduto agli spergiuri dello Stato francese e hanno attaccato anche pubblicamente le loro controparti che invece hanno continuato a nutrire dei dubbi.
Oggi, Cazeneuve è oggetto di un feroce comunicato dell'associazione UNPACT − facente parte della rete di Firearms United, che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una traduzione in inglese del comunicato − la quale peraltro sottolinea come Cazeneuve usi l'espressione "venditori di fucili" al posto di "trafficanti d'armi", in quanto in tale definizione potrebbe ricadere lo stesso Stato francese, che vende armamenti in grandi quantità anche a Paesi africani e mediorientali ove questi potrebbero finire nelle mani dei gruppi terroristi intenzionati a colpire l'Europa e tutto l'occidente.
Ora che in Francia (e nel Regno Unito) si scoprono gli altarini, presto politici e burocrati che supportano le restrizioni dovranno assumersene la responsabilità politica e renderne conto agli elettori. La speranza ora è che possano emergere al più presto le prove del presunto asse Roma-Parigi che vorrebbe anche il coinvolgimento del Ministero dell'Interno italiano nella speranza di imporre restrizioni con la solita scusa del "ce lo chiede l'Europa".
Solo così, rendendo pubblico il coinvolgimento dei Ministeri competenti, si potrà costringere i politici e i funzionari che premono per il passaggio delle restrizioni in sede UE a cambiare idea. Resta tuttavia l'amarezza nel sapere che proprio la Francia − che dopo gli attacchi di gennaio e novembre 2015 avrebbe dovuto ponderare l'istituto della cittadinanza armata come auspicato già nel 2013 dall'ex-capo dell'INTERPOL Ronald Noble − continua a non fidarsi dei propri cittadini, spingendo per l'adozione su scala europea di restrizioni che non arginerebbero in alcun modo la minaccia terrorista.
Ma come abbiamo ben capito, non è il terrorismo il vero motivo per cui la Commissione Europea vuole disarmare la popolazione dei ventotto Paesi membri...
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