Nella giornata dell'8 giugno, nella comunità degli appassionati di armi e degli addetti ai lavori del settore in tutt'Europa, si sono rincorse notizie e indicazioni relative a una potenziale minaccia che potrebbe arrivare nel corso di comunque in uno qualsiasi dei tanti incontri del Consiglio dell'UE e dei suoi vari organi previsti nel corso del mese.
Prima della scadenza del suo mandato, prevista per la fine di giugno, la Presidenza olandese dell'Unione Europea − favorevole alle posizioni restrittive della Commissione, tanto da esserne ormai idealmente divenuta un'estensione − intende far approdare in consiglio una serie di documenti già approvati contenenti pareri favorevoli ad una vasta lista di restrizioni al possesso e all'uso legittimo di armi da fuoco da parte dei comuni cittadini, ovviamente nessuna delle quali avrebbe effetti apprezzabili nel dichiarato intento di "Impedire atti di terrorismo, contrastare la criminalità e prevenire stragi".
Stando al più recente documento, sul quale ultimamente si è espressa anche la FACE e che è stato approvato al COREPER del giorno 8 giugno con il voto contrario della sola Repubblica Ceca, la Presidenza dell'Unione Europea vorrebbe far raggiungere al Consiglio un accordo su quanto segue:
• Proibizione delle armi lunghe semi-automatiche (a prescindere dal loro aspetto estetico) che siano più corte di sessanta centimetri o che possano essere ridotte a una lunghezza inferiore ai 60cm. tramite un calcio pieghevole, ribaltabile, collassabile, o facilmente rimovibile.
• Proibizione di tutte le armi lunghe semi-automatiche in grado di impiegare caricatori amovibili o serbatoi fissi di capacità superiore agli 11 colpi, e i relativi caricatori o serbatoi.
• Proibizione di tutte le armi corte semi-automatiche in grado di impiegare caricatori amovibili o serbatoi fissi di capacità superiore ai 21 colpi, e i relativi caricatori o serbatoi.
• Abolizione della Categoria D, col risultato che le repliche moderne delle armi antiche monocolpo ad avancarica a polvere nera smetterebbero di essere "libere", e sarebbero imposte strette limitazioni anche alle armi a cartuccia metallica a colpo singolo (i classici schioppi da caccia).
• Le armi disattivate e a salve sarebbero sottoposte ad obbligo di denuncia.
• I porti d'arma in tutt'Europa avrebbero una scadenza di tre o cinque anni al massimo, e i titolari sarebbero da sottoporsi a un costante controllo medico.
• Una serie di canoni per la "custodia in sicurezza" delle armi da fuoco e delle munizioni renderebbero le stesse inutilizzabili rapidamente dal possessore e dunque inutili in caso di una situazione di difesa abitativa.
• Imporre che chiunque richieda un porto d'armi per uso sportivo debba essere obbligatoriamente iscritto ad una federazione di tiro organizzata e partecipi ad un certo numero di gare ufficiali all'anno.
• Imporre che in tutti i Paesi UE le armi "sportive" siano identificate da federazioni di tiro sportivo organizzate e riconosciute dall'ISSF (l'organizzazione internazionale del tiro accademico e olimpico), di fatto eliminando dal novero le armi da tiro tattico o dinamico.
Come avverte oggi la rete europea di FIREARMS UNITED, sussiste il rischio che il fronte dell'opposizione non regga ad un voto al Plenum del Consiglio, causa la defezione di alcuni Paesi che ne fanno parte. Circola in particolare voce che la Finlandia potrebbe non opporsi più se alcune richieste venissero accolte, e di conseguenza altri Paesi potrebbero ritirare le loro obiezioni.
Ciò aprirebbe le porte a tutti i rischi che abbiamo descritto nel nostro precedente articolo al riguardo: il Parlamento Europeo potrebbe essere influenzato nelle sue decisioni, e il Consiglio potrebbe respingere le decisioni del Parlamento Europeo se fossero "troppo" in nostro favore, di fatto prolungando Sine Die e con conseguenze imprevedibili l'iter del provvedimento.
Peggio ancora, se il Consiglio dovesse raggiungere un accordo di compromesso basato su questo documento, le presidenze slovacche e maltesi che arriveranno nel corso dei prossimi dodici mesi non potranno aiutarci, perché molti dei giochi saranno stati fatti e i governi dei Paesi membri avranno preso, in pratica, degli impegni politicamente vincolanti.
In virtù di ciò, e dato il poco tempo a disposizione, è necessario − come già illustrato negli articoli precedenti − che tutti i possessori d'armi e tutti gli operatori del settore (titolari di armerie, distributori, aziende produttrici, poligoni di tiro, eccetera) si facciano sentire presso i propri governi, presso le rappresentanze permanenti dei loro Paesi presso l'UE, e presso tutti gli Europarlamentari.
Ciò che dev'essere chiaro è che la nostra comunità è unita e che non accetterà mai un compromesso sulla pelle dei cittadini onesti: non saranno accettabili restrizioni su nulla di ciò che ora è legale, e in ogni caso poiché la Presidenza olandese di turno dell'UE è ormai compromessa, dev'essere chiaro che pretendiamo che nessuna decisione sia presa in sede di Consiglio se non sotto la prossima Presidenza di turno.
I precedenti inviti all'azione di FIREARMS UNITED sono ricchi di dettagli: li avete seguiti?
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