Il 2015 si è chiuso senza che la disastrosa proposta restrittiva della Commissione Europea sulla detenzione legale di armi abbia fatto grandi passi avanti: la resistenza inaspettatamente intensa incontrata prima, durante e dopo la lettura preliminare del 7 dicembre al Comitato per il Mercato Interno e la Protezione dei Consumatori (IMCO) del Parlamento Europeo ha costretto i suoi fautori a far segnare il passo al processo d'approvazione, senza però che il pericolo possa dirsi sventato o anche solo allontanato.
Di certo c'è che la minaccia rappresentata dalla mozione britannica al Consiglio Europeo dei giorni 17 e 18 dicembre − con cui il Premier inglese David Cameron mirava ad esportare di peso il Gun Control del Regno Unito nel resto d'Europa, impegnando politicamente i Leader dei paesi UE a mettere al bando tutte le armi lunghe semi-automatiche a percussione centrale − si è concretizzata in niente di più di una generica affermazione al punto 9 delle conclusioni del Meeting, con cui il Consiglio si impegna a "esaminare rapidamente le proposte della Commissione concernenti la lotta al terrorismo e le armi da fuoco, in particolare le armi semiautomatiche a elevata potenza."
La palla torna dunque sul campo del Parlamento Europeo, ove la proposta di modifica della direttiva 91/477/CEE viene esaminata. L'Iter prevede la discussione della proposta e la presentazione e l'analisi degli emendamenti tra gennaio e febbraio 2016; negoziati a tutti i livelli e il voto delle commissioni del Parlamento Europeo tra marzo e aprile 2016; e l'esame finale e l'eventuale approvazione da parte del Consiglio d'Europa e del Parlamento Europeo tra maggio e giugno.
Un Iter a tappe forzate, almeno nelle intenzioni delle menti che vorrebbero imporre in tutta l'Unione Europea la peggiore operazione di disarmo civile dai tempi delle grandi dittature; sinora, infatti, non sono state ancora fissate le date delle prossime sedute per l'esame e la discussione della proposta, né sono ancora ufficiali i nomi dei relatori per i singoli gruppi parlamentari e le commissioni, nonostante essi circolino già da qualche settimana.
Può dunque succedere di tutto, dando per scontato che chi vuole vederci disarmati non mollerà la presa tanto facilmente: la Commissione Europea e gli altri poteri forti che sostengono questo progetto − e che intendono sfruttare l'UE per bypassare le democrazie nazionali − potrebbero decidere di premere sull'acceleratore, sfruttando la loro influenza per spazzare via ogni opposizione all'interno del Parlamento Europeo; oppure potrebbero "insabbiare" la proposta per poi riportarla alla luce e approvarla quando il fronte che attualmente opera in difesa dei nostri diritti avrà abbassato la guardia.
Quel che è certo, infatti, è che finora in Europa nessuna proposta restrittiva aveva incontrato una resistenza così ampia e compatta. Lo si è visto in occasione della lettura preliminare presso l'IMCO, dove un relatore in evidente difficoltà si è visto rinfacciare anche da parti non sospette la natura ideologica e menzognera della proposta.
A schierarsi ufficialmente contro le restrizioni proposte dalla Commissione Europea sono stati anche Paesi come la Bulgaria, l'Estonia, la Finlandia e la Repubblica Ceca; lettere di opposizione ufficiali sono arrivate anche dalle Forze Armate Svedesi, dalla Real Federazione Spagnola di Tiro Olimpico, dalla FACE, da AACTS ed AMACS; realtà rappresentative dell'industria come AFEMS ed IEACS hanno rilasciato un comunicato congiunto, e così pure ha fatto l'AECAC; si oppone anche l'ICOMAM, che rappresenta i musei.
La rete di associazioni Firearms United ha preparato una lettera aperta agli europarlamentari che sarà inviata a tempo debito, mentre l'associazione ceca LEX si è rivolta direttamente agli appassionati d'armi di tutt'Europa con un comunicato interessantissimo e dai toni molto accesi.
Sebbene finora non sia accaduto ancora niente d'irreparabile, è dunque necessario essere realisticamente pessimisti, ma attivi nella maniera più ottimista: chi preme affinché questa disastrosa proposta di disarmo passi nella sua forma più deteriore non si fermerà finché non avrà vinto su tutti i fronti o non sarà stato definitivamente sconfitto. Non possiamo più pensare che arrivi un cavaliere su un bianco destriero a salvarci, né sperare che tutto si risolva da solo e per il meglio, né pensare di non essere interessati da quest'attacco: ora più che mai è indispensabile un'unità di intenti e d'azione come finora non si è mai vista nel nostro mondo, in Italia e in Europa.
Sullo stesso argomento leggi anche: