Proprio dagli Stati Uniti, la "terra delle libertà", arriva un attacco alla comunità degli appassionati d'armi a livello mondiale − attacco che, per modalità e principi, mai ci saremmo aspettati arrivare proprio dal Governo degli Stati Uniti, nonostante le tendenze anti-armi dell'attuale amministrazione.
L'entità della minaccia richiederà una breve spiegazione, ma il succo è questo: sull'edizione del 3 giugno 2015 del Federal Register − equivalente USA della Gazzetta Ufficiale − è stata pubblicata una proposta di "Ruling" del Dipartimento di Stato USA (una sorta di equivalente statunitense di un decreto ministeriale, dato che il Dipartimento di Stato è il Ministero degli Esteri americano) che, se venisse in effetti applicato con forza di legge, porterebbe all'inaccessibilità dal resto del mondo di tutti i siti Internet americani che parlano di armi, e minerebbe alla base il principio di libero scambio d'informazioni in rete oltre a costituire un pericoloso precedente riguardo al "Pubblico Dominio" online e alla libertà d'espressione.
Gli Stati Uniti d'America hanno delle normative molto rigide riguardo all'esportazione di armi, munizioni, componenti, ottiche e molti accessori dedicati: si chiamano normative ITAR, sono state emanate negli anni '70 e aggiornate sotto molti aspetti più volte nel corso degli anni, e la competenza nell'applicarle è per l'appunto del Dipartimento di Stato. Le normative ITAR coprono anche l'esportazione (ovvero la diffusione al di fuori dei confini americani) anche di alcune informazioni, che il Dipartimento di Stato chiama "dati tecnici" e descrive quali "disegni dettagliati, informazioni sullo sviluppo, sulla produzione o sulla manifattura di armi da fuoco e munizioni, quali progetti, disegni, fotografie, piani, istruzioni o documentazione".
Proprio così: tecnicamente sarebbe illegale far uscire dagli Stati Uniti, o rendere noti ai cittadini di paesi esteri, qualsiasi tipo di informazione relativa alle armi, alle munizioni, alle componenti e agli accessori regolamentati in base all'ITAR o agli articoli inseriti nella United States Munitions List.
Ciò significa che noi giornalisti d'armi non potremmo recarci alle fiere e dirvi cosa produce l'industria armiera americana, e contemporaneamente i produttori USA non potrebbero fare pubblicità all'estero.
Ovviamente ciò sarebbe assolutamente inconcepibile, e non accade perché il Dipartimento di Stato sostiene (giustamente) che tutte le informazioni che vengono diffuse e diventano di "pubblico dominio" non possano essere considerate come soggette alle restrizioni delle norme ITAR.
Proprio quì si nasconde l'inghippo della nuova trovata dei geniacci di Washington. Poiché la normativa è stata redatta negli anni '70, Internet non è compreso tra gli esempi di "librerie pubblicamente accessibili" che si considerano "di pubblico dominio".
In base a ciò, il Dipartimento di Stato propone che sia applicata con forza di legge negli Stati Uniti a partire dal mese di agosto la loro interpretazione in base alla quale nessun dato relativo a ciò di cui sopra che non sia già di "pubblico dominio" possa più essere pubblicato su Internet da siti USA senza l'approvazione del Dipartimento di Stato stesso, a meno che il sito ove tali informazioni sono pubblicate non si renda inaccessibile dall'estero.
Questo è il motivo che ha spinto l'NRA a lanciare l'allarme sul suo sito.
Per quale motivo? Perché, in base a questa proposta, qualsiasi sito statunitense o gestito da cittadini americani che pubblichi informazioni relative ad armi da fuoco, munizioni, ottiche ed altri accessori che siano compresi negli elenchi dei materiali regolamentati dalla normativa ITAR dovrebbe chiedere l'autorizzazione del Dipartimento di Stato prima di pubblicare ogni singolo post o contenuto che contenga informazioni che non siano già di pubblico dominio. In alternativa, essi dovrebbero rendersi irraggiungibili dagli utenti non americani.
Le conseguenze, in pratica, saranno che le aziende del settore armiero USA, o quelle straniere con una sede negli Stati Uniti, non potranno pubblicare foto, specifiche, informazioni relative ai loro nuovi modelli senza tale autorizzazione; i forum, i siti d'informazione armiera simili al nostro, le pagine Facebook, non potranno altresì pubblicare nulla di relativo alle armi che non sia già di "pubblico dominio", a meno che non si rendano inaccessibili ai visitatori con indirizzo IP non americano.
Le pene per chi viola le norme relative alla "esportazione di conoscenze o istruzioni" relative alle armi e ai materiali regolamentati dall'ITAR sono severissime: in soldoni i gestori di tali siti Internet o gli autori di ciascun post rischierebbero fino a venti anni di prigione e fino a un milione di dollari di multa per ogni singolo contenuto ritenuto in violazione della normativa ITAR.
Ciò comprende qualsiasi "dato tecnico" o "istruzione" che possa essere utile per la produzione, l'assemblaggio e l'uso delle armi, delle munizioni, delle componenti, delle ottiche e degli accessori regolamentati in base all'ITAR; il che include video d'istruzioni di montaggio di armi su YouTube; tutorial sull'uso di ottiche e sulla ricarica di munizioni; e persino i modelli 3D usati nei videogiochi, in quanto utilizzabili anche dall'industria.
Il fatto che la proposta di "Ruling" del Dipartimento di Stato USA occupi ben quattordici pagine del Federal Register fa pensare ad alcuni osservatori che tali effetti deleteri sulla rete siano non voluti. Il Dipartimento di Stato USA ha infatti ricevuto nel corso degli ultimi mesi numerose richieste di spiegazioni sulla possibilità che le aziende che si occupano di produzione e vendita di articoli soggetti ad ITAR violino i regolamenti nel caricare dati sensibili sui Cloud Storage aziendali accessibili dai dipendenti delle eventuali sedi estere; dunque quanto esposto sin quì sarebbe nient'altro che un "pasticciaccio brutto" partorito da qualche burocrate nel tentativo di conciliare le norme di una legge partorita oltre 30 anni fa con le potenzialità dei mezzi di comunicazione moderni.
Altri osservatori sostengono invece che dietro questo "pasticciaccio" ci sia un nuovo tentativo dell'Amministrazione Obama, tendenzialmente antiarmi, di danneggiare sia l'industria che gli appassionati privandoli di fatto del più potente ed importante mezzo di diffusione d'informazioni e di coordinamento delle azioni attualmente in loro possesso.
In ogni caso, a differenza di quanto accade in Italia, ci sono i presupposti per impedire che ciò accada: la legge USA impone che le proposte di "Ruling", una volta pubblicate sul Federal Register, debbano essere "aperte al pubblico commento". Che al Dipartimento di Stato USA siano o meno coscienti delle implicazioni che tale normativa avrebbe sulla libertà della Rete, è necessario che tutti i cittadini USA e tutti i cittadini stranieri con permesso di soggiorno permanente negli USA facciano sentire la propria voce in senso negativo.
Se per caso fate parte di una di queste categorie, dunque, attivatevi!
Sappiamo che negli Stati Uniti ci sono tanti cittadini italiani con Status di "Permanent Resident"... se lo siete, avete il diritto a farvi sentire attraverso un sito Internet apposito o un indirizzo di Posta Elettronica dedicato.
Se invece non lo siete, ma avete contatti con un cittadino USA o un cittadino straniero con permesso di soggiorno permanente negli USA, contattatelo e fategli presente il pericolo che questa normativa non solo per i diritti garantiti dal Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America, ma anche per la libertà d'espressione garantita dal Primo Emendamento!
C'è tempo solo fino al 3 agosto!