Agli antiarmi in Europa le cose non stanno andando benissimo: la loro proposta di modifica alla direttiva europea 91/477/CEE sulle armi da fuoco, lanciata all'indomani dei fatti di Parigi − che tra le altre cose vorrebbe mettere al bando tutte le B7 (armi da fuoco semi-automatiche aventi l'aspetto estetico di un'arma militare) anche quando disattivate e sottoporre a denuncia di detenzione le repliche realistiche! − è stata accolta con scetticismo e ostilità presso il Comitato del Parlamento Europeo per la Tutela dei Consumatori e il Mercato Interno (IMCO), lo scorso 7 dicembre.
Più in generale, mai prima d'ora una proposta di restrizioni sul possesso di armi da parte dei comuni cittadini in sede europea aveva incontrato una tale opposizione, fatta di partecipazione democratica e di informazioni dettagliate e fattive che smontano pezzo per pezzo le giustificazioni addotte per il periodico giro di vite sui diritti dei cittadini onesti.
Questo, purtroppo, non significa che gli antiarmi demordano... anzi. I giorni 17 e 18 dicembre è previsto un vertice del Consiglio Europeo incentrato sul tema della lotta al terrorismo; in tale sede il Premier britannico David Cameron − che già aveva espresso il suo sostegno per le proposte restrittive in sede europea − ha pubblicamente dichiarato che chiederà a tutti i Paesi UE di adottare una messa al bando universale di tutte le armi lunghe semi-automatiche a percussione centrale "ad alta potenza".
Insomma, Cameron chiederà a tutta l'Europa di adottare le leggi sulle armi del Regno Unito, che nel 1988 mise al bando tutte le armi lunghe semi-automatiche dopo la sparatoria di Hungerford avvenuta l'anno precedente. Particolarmente preoccupante è la fumosa definizione "High-Power Rifles" con cui David Cameron intende portare avanti la sua proposta: sotto tale definizione potrebbero ricadere proprio tutte le armi lunghe semi-automatiche a canna rigata e percussione centrale!
Ebbene si, avete capito: non si parla più solo di quelle "spaventose armi nere che somigliano a mitra"; quì si parla dei Benelli ARGO, dei Browning BAR, dei Sauer S303, dei Saiga, dei Winchester SXR, e poi dei Garand, degli SKS, delle carabine M1, dei Ljungman, insomma, di qualsiasi cosa.
Ce n'è o no abbastanza per spaventare anche le categorie (cacciatori e collezionisti soprattutto) che in genere non si sentono minacciati dalle tentazioni restrittive?
Ovviamente pensare "non succederà mai" ed ignorare la minaccia è una tattica suicida. La definizione fumosa sembra formulata ad arte per indurre all'inganno i rappresentanti dei Paesi UE che oggi e domani si incontreranno, e che potrebbero pensare di dimostrarsi "collaborativi" nella lotta al terrorismo prendendo un impegno politico che a loro può sembrare ininfluente, non conoscendo la materia, salvo poi scoprire che non hanno messo al bando i fucili anti-materiale da 20mm ma qualsiasi cosa sopra il .22 Long Rifle.
Peggio ancora, alcuni paesi che volessero effettivamente imporre delle restrizioni ma che non potessero dichiararlo per motivi di opinione pubblica interna, potrebbero decidere di sostenere la proposta inglese per poi dichiarare di fronte all'elettorato nazionale "Ce lo chiede l'Europa, non possiamo farci niente."
Ad un'analisi smaliziata, la tattica sembra ampiamente eterodiretta ed ispirata al principio del "Chiedere mille per ottenere cento": i disarmisti nella Commissione Europea non si aspettavano di incontrare una tale resistenza alla loro proposta di modifica alla direttiva, quindi avrebbero potuto chiedere al disarmatissimo Regno Unito di cambiare le regole del gioco, per poi costringere i Paesi membri e le associazioni di categoria ad accettare "solo" il bando delle B7 come compromesso.
Resta da capire come potrebbero i rappresentanti dei Paesi membri farsi dare lezioni sul possesso di armi da parte dei comuni cittadini dal Regno Unito − nazione oggi nota come la più violenta d'Europa dopo i bandi del 1988 e del 1997 sulle armi lunghe semi-automatiche a percussione centrale e sulle armi corte, e che peraltro nel 2016 terrà un Referendum per decidere se rimanere o uscire da quella stessa Unione Europea a cui vorrebbe imporre il suo modello di Gun Control.
In ogni caso, è importante che cacciatori, collezionisti e tiratori Ex-Ordinanza, che finora non hanno fornito un considerevole appoggio alla protesta, si allineino e si facciano sentire. Questa battaglia non riguarda più solo le armi moderne aventi l'aspetto estetico di un'arma militare, ma riguarda tutte le armi lunghe semi-automatiche a percussione centrale.
Partecipate alle iniziative di contrasto, compresi la petizione e la consultazione della Commissione Europea su Internet!
Contattate il Comitato Direttiva 477 per sapere come collaborare, e contattate le vostre associazioni − CNCN, Arcicaccia, Federcaccia, ANLC, FICdA, FESAC, e quant'altro − affinché mobilitino i loro referenti politici, in modo che i rappresentanti del Governo Italiano che si recheranno al vertice del Consiglio Europeo sappiano cosa si nasconde dietro la proposta britannica, capiscano il danno che essa arrecherebbe ad un comparto che vale lo 0,8% del PIL, siano coscienti del fatto che l'intera comunità dei cacciatori e dei tiratori italiani li sorveglia, e di conseguenza rispondano con un secco NO!
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