Se avete un profilo su Facebook o su altri Social Network, probabilmente in questi giorni avrete letto o ricevuto degli inviti a recarvi presso il vostro Comune e firmare per una "proposta di legge sulla legittima difesa". Dato il silenzio dei Media generalisti e di tutte le forze politiche al riguardo, vediamo di fare luce sulla veridicità di tale appello e su ciò che comporta.
Anzitutto: la notizia è vera, ed è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 18 febbraio 2016. La proposta di legge d'iniziativa popolare è stata sottoposta da undici cittadini italiani sostenuti − stando a quanto riporta la Gazzetta Ufficiale stessa − dal movimento politico dell'Italia dei Valori.
La raccolta firme ha luogo presso gli uffici anagrafe o presso le segreterie dei Comuni, in base alla legge che regolamenta l'istituto delle proposte di legge d'iniziativa popolare − la 352 del 25 maggio 1970, in attuazione dell'articolo 71 della Costituzione − ma a quanto ci risulta non tutti i Comuni d'Italia l'hanno ancora ricevuta.
La raccolta firme avrà termine il 31 maggio; per allora, affinché il testo possa essere presentato al Presidente della Camera dei Deputati o al Presidente del Senato come da legge 352/1970, dovranno essere raccolte almeno 50.000 firme in tutt'Italia.
Il testo, che può essere letto e scaricato tramite questo collegamento, contiene luci e ombre: diciamolo subito, non risolverà certamente tutti i problemi relativi alla questione della difesa personale, ma può essere considerato un punto d'inizio.
Come si evince dal suo stesso titolo ("Misure urgenti per la massima tutela del domicilio e per la difesa legittima"), esso infatti riguarda solo la difesa in ambito abitativo e non all'esterno di esso; inoltre fa riferimento ai commi 2 e 3 dell'articolo 52 del Codice Penale nella loro attuale formulazione − il che significa che non interviene sul discusso istituto della "proporzionalità" tra offesa e difesa che può essere causa d'incriminazione per il cittadino che si trovi a difendere se' stesso, i propri beni, o il prossimo.
Il testo, tuttavia, inserirebbe un paragrafo al termine dell'articolo 55 del Codice Penale, che recita: "Non sussiste eccesso colposo in legittima difesa quando la condotta è diretta alla salvaguardia della propria o altrui incolumità o dei beni propri o altrui nei casi previsti dal secondo e dal terzo comma dell’articolo 52". Tale paragrafo dovrebbe rappresentare, nelle intenzioni di chi ha redatto il testo, un'ulteriore tutela nei confronti del cittadino costretto a difendersi, subordinando la punibilità della condotta difensiva non alle azioni difensive medesime ma ai motivi o alle intenzioni con le quali esse sono state poste in essere.
Inoltre, al quarto comma dell'articolo 614 del Codice Penale, il testo aggiungerebbe il seguente paragrafo: "Colui che ha posto in essere una condotta prevista dai commi precedenti non può chiedere il risarcimento di qualsivoglia danno subìto in occasione della sua introduzione nei luoghi di cui al primo comma".
Ciò dovrebbe evitare che l'intruso o i suoi familiari possano fare causa al cittadino che si difenda per i danni subiti nel corso dell'azione difensiva medesima, neppure a titolo di eccesso colposo in legittima difesa. Nelle intenzioni di chi ha redatto il testo, ciò dovrebbe evitare il ripetersi di scandali come quelli del rigattiere veneto Ermes Mattielli, che nel 2006 sparò a due ladri penetrati nel suo deposito (uno dei due delinquenti, che all’epoca fu ferito, proprio di recente è stato ri-arrestato per un altro furto) e che per questo fu condannato ad un maxi risarcimento.
Infine, sempre modificando l'articolo 614 del Codice Penale, la proposta di legge raddoppia le pene per i reati connessi alla violazione di domicilio, e introduce la procedibilità d'ufficio qualora tale violazione sia commessa a scopo di furto o rapina.
Per farla breve, pur con alcune lacune, il testo rappresenta un buon inizio per riaffermare il diritto alle legittima difesa nel nostro Paese, e non pare contenere "inghippi" significativi.
Non ci facciamo illusioni: visto l'atteggiamento al riguardo dell'attuale compagine governativa e parlamentare, nonché dei vertici dei ministeri competenti, è difficile che questa proposta vada da nessuna parte, anche laddove si raggiungesse e superasse la soglia delle 50.000 firme necessarie.
Tuttavia invitiamo tutti i nostri lettori a valutare l'idea di firmare, con scienza e coscienza, se non altro per dare un segnale forte: gli ambienti politici e della burocrazia statle italiana che, più o meno segretamente, oggi sostengono e appoggiano i piani della Commissione Europea per le restrizioni in materia di armi riceverebbero da una raccolta firme di successo il messaggio che il tema è sentito dal popolo italiano, e che qualsiasi tentativo di disarmo forzoso (anche sfruttando la classica scusa del "Ce lo chiede l'Europa") o di compressione dei diritti riguardanti la difesa e il possesso e l'uso delle armi avrebbe senz'altro delle ripercussioni di carattere politico. E solo questo può far cambiare loro idea.