Se vi rubano la cassaforte con le armi dentro, vi tolgono il porto d’armi. Una sentenza sconcertante.

I fatti

  • Materia: diritto delle armi e di pubblica sicurezza
  • Ambito: incauta custodia di armi e furto della cassaforte
  • Normative di  riferimento: artt. 11,39,43 TULPS, art. 22bis legge 18 aprile 1975 n. 110

La ricostruzione dei fatti, in questa sede, appare davvero essenziale. Vi sarà solo un elemento di assoluta importanza che dovrà tenersi in considerazione con particolare riguardo e attenzione.

Tizio, cacciatore, si vede piombare in casa i ladri che asportano, portandosela via, la cassaforte all’interno della quale egli teneva le proprie armi.

L’elemento più importante della ricostruzione fattuale della vicenda riguarda l’ancoraggio a muro della cassaforte. Questo elemento, a nostro avviso, ha una certa rilevanza in quanto l’intento di Tizio, ancorando la cassaforte al muro, era proprio quello di evitare e scongiurare che qualcuno potesse non solo aprire la cassaforte per rubare cosa vi fosse dentro, ma proprio quello di evitare che qualcuno potesse portarsi via direttamente tutta la cassaforte con il suo contenuto.

Nei confronti di Tizio, a seguito della denuncia dell’accaduto, scatterà immediatamente la revoca del porto d’armi.

Per l’Amministrazione, infatti, il semplice fatto che la cassaforte possa essere stata smurata costituisce un elemento sintomatico della non piena affidabilità di Tizio al maneggio e possesso delle armi.

La vicenda quindi approderà al Tar, data l’assurdità di quanto stabilito.

Il ricorso di Tizio

Vediamo adesso in che modo Tizio sceglierà di adoperarsi e di sostenere le proprie ragioni in sede di ricorso presso il Tar.

Col primo motivo egli sostiene come nei suoi confronti non sia stata di fatto fatta una adeguata istruttoria, al fine di ricostruire i fatti oggetto del contendere, e come di fatto l’amministrazione nell’emettere il provvedimento di ritiro del porto d’armi, avrebbe deciso sulla base di elementi poco chiari a mal ricostruiti.

Col secondo motivo Tizio sostiene come l’Amministrazione avrebbe di fatto emesso un provvedimento di ritiro del porto d’armi sulla base di elementi non rientranti in quei casi previsti dalla legge, sintomatici di una non affidabilità al maneggio delle armi, e quindi in grado di giustificare un provvedimento del genere.

Il rigetto del ricorso

Vi diciamo immediatamente che il ricorso, cosi strutturato da parte della difesa di Tizio sarà immediatamente rifiutato a parte del TAR.

Leggendo il testo della sentenza ci accorgiamo immediatamente come nei fatti l’Amministrazione prima, ed i giudici poi, abbiano fi fatto applicato in modo cieco e pedante quanto previsto dalla normativa di riferimento, non tenendo in considerazione quelle posizioni di interesse legittimo che comunque esistono in capo al soggetto, arrecando quindi un danno nei suoi confronti, che costerà denaro, tempo ed energie.

Il TAR nella propria sentenza riporta quello che ormai appare più che un ragionamento, una vera e propria formula, ripetuta quasi a memoria.

Si parte dal fatto che il soggetto non ha diritto ad avere armi, essendo l’avere armi una gentile concessione da parte del legislatore a chi dimostra di essere una brava persona, e come l’Amministrazione possa davvero valutare in modo assolutamente discrezionale se una persona è affidabile o meno.

Nella vicenda giudicata quindi, secondo i giudici, il fatto che Tizio abbia subito un furto di questa entità, con l’asportazione dell’armadietto blindato, costituisce un elemento sintomatico di una non piena affidabilità al maneggio delle armi.

Alcuni consigli alla luce della sentenza

Vediamo di fare un ragionamento insieme.

In una vicenda come quella che i giudici si sono trovati a valutare, è evidente come gli aspetti tecnici, siano di fondamentale importanza. Appare chiaro che, seppur l’ancoraggio a parete e a muro risulti di fatto come fondamentale al fine di evitare l’asportazione della cassaforte, lo stesso ancoraggio dovrà sempre essere eseguito in modo adeguato al tipo di cassaforte e soprattutto in base a cosa andremo a contenere nella cassaforte.

Bisogna rendersi conto che non basta schiaffare quattro viti lunghe 3,4 cm nel muro con gli stop, ma come anche l’ancoraggio dovrà essere adeguatamente eseguito, utilizzando elementi di ancoraggio a muro adeguati al tipo di parete su cui si andrà ad eseguire l’ancoraggio (un conto è un muro di forati, un conto è una parete in cemento, altro conto è la muratura degli edifici più vecchi).

Il consiglio è di farsi aiutare e consigliare da un esporto, che saprà indicarvi la soluzione più adatta, e soprattutto più sicura, sulla base del tipo di parete su cui ancorerete la vostra cassaforte.

In sede di perizia potrebbe infatti emergere che si siano utilizzate ad esempio giusto un paio di viti, su una parete in forati, per ancorare un armadio di 200 kg. Fidatevi che quelle viti verranno via in un secondo, applicando giusto un po’ di forza.

Non è mai quindi scontato che l’ancoraggio a muro sia l’elemento scriminante in grado di “salvarvi” da eventuali problemi. Applicate quindi la massima attenzione.

Video: Incauta custodia di armi e furto della cassaforte