I presupposti
Vediamo subito le dichiarazioni di Vittorio Rizzi, Vice direttore generale del Dipartimento di Pubblica sicurezza, Direzione centrale della Polizia Criminale.
«Nel lavoro che oggi presentiamo “la criminalità: tra realtà e percezione” abbiamo voluto dedicare una particolare attenzione ai trend della delittuosità degli ultimi anni e ad alcune categorie criminali che consideriamo particolarmente sensibili all’interno della nostra società, quali la violenza di genere e i reati informatici. La paura e l’incertezza sono caratteristiche del nostro tempo, spesso alimentate dalle continue emergenze, come la pandemia, il conflitto russo-ucraino e i disastri ecologici. Vengono così minate le certezze e viene compromessa la fiducia nel futuro ma anche nel prossimo, verso cui cresce inevitabilmente la diffidenza. Tale sensazione di insicurezza, tuttavia, non ha sempre un diretto riscontro nella realtà, così che la sfida ambiziosa che si propone questa indagine è quella di fornire un’analisi basata su dati concreti e una visione d’insieme che offra una corretta interpretazione dei fenomeni, al di là dei luoghi comuni e dei facili allarmismi»
Di concerto, Gian Maria Fara, Direttore generale dell’Eurispes, dichiara:
“L’indagine che presentiamo, rappresenta uno spaccato sui fenomeni criminali in Italia quale strumento indispensabile nell’elaborazione di strategie di prevenzione e contrasto, volte ad elevare gli standard di sicurezza. Lo studio risponde ad un’esigenza d’informazione sui temi della sicurezza che assumono una rilevanza prioritaria nel dibattito pubblico in Italia, come pure nel sentire di ogni cittadino. La sicurezza rappresenta infatti uno degli argomenti centrali nella comunicazione politica e in quella degli organi d’informazione, ma è necessario distinguere tra rischio reale e rischio percepito, categorie che spesso non collimano, l’uno basato su dati oggettivi e misurabili, l’altro condizionato da dinamiche soggettive come la paura e l’incertezza del futuro. Il presente studio può rappresentare un utile strumento di lettura della complessità, con un’analisi dei dati reali, anche nella loro evoluzione storica, che si riferiscono ai reati denunciati ma anche alle semplici esperienze dei cittadini».
Indagine campionaria: realtà e percezione della sicurezza per i cittadini italiani
I due organi che hanno messa a punto l’indagine hanno condotto il loro studio su un campione di 1.026 cittadini.
Per il 61,5% del cittadini interpellati, la località dove si vive è giudicata sicura. Rispetto ai risultati ottenuti alla stessa domanda nella rilevazione effettuata dall’Eurispes nel 2019, aumenta la quota di quanti si sentono in sicurezza nel luogo di residenza (erano il 47,5%). La maggioranza dei cittadini afferma di sentirsi abbastanza e molto sicura ad uscire da sola di giorno nella zona di residenza, complessivamente nell’83,3% dei casi. Le cose cambiano se si tratta di uscire nelle ore serali e il tasso di risposta positiva diminuisce (67,6%). La casa è il luogo in cui una fetta più ampia del campione si sente al sicuro (81%).
Negli ultimi tre anni, e dunque dall’inizio della pandemia, la paura di subire reati è aumentata per il 24,8% del campione, mentre il 7,3% riferisce di avere meno paura rispetto al passato.
Fra i crimini che più preoccupano gli italiani sul piano della sicurezza, spicca il furto in abitazione (26,6%), segue con notevole distacco l’aggressione fisica (17,7%) e, successivamente, la paura di subire uno scippo/borseggio (11,1%).
I due reati rispetto ai quali si concentra la maggiore paura di esserne personalmente vittime sono il furto in abitazione (58,3%) e il furto di dati personali su Internet (55,1%). Al terzo posto troviamo la truffa (46,2%), seguita da scippo/borseggio (45%), furto di auto/motorino/moto (42%), rapina (40%) e lesione (35,9%). Un intervistato su quattro (25,6%) teme di poter essere vittima di violenza sessuale, seguono i maltrattamenti contro familiari e conviventi (22,2%) e l’estorsione/usura (15,6%). I reati che vengono percepiti, nella maggior parte dei casi, più pericolosi che in passato sono: il furto di dati personali su Internet (56,2%), la truffa (53,5%), il furto in abitazione (53,1%) e lo scippo/borseggio (50,6%).
Su quali strategie puntare per contrastare la criminalità? Per il 16,9% dei cittadini è necessario incrementare l’occupazione, per il 16,3% va garantita la certezza della pena, per il 14,9% occorre rafforzare il dispiegamento delle Forze dell’ordine e per il 14,6% bisogna sostenere le categorie più deboli; l’11,6% richiede un inasprimento delle pene, il 10% vorrebbe una promozione dell’educazione alla legalità, l’8% risolverebbe il problema limitando l’accesso degli immigrati nel Paese e il 7,2% garantendo processi penali rapidi.
Nell’ultimo anno gli italiani hanno dichiarato di essere stati vittime soprattutto di truffe su Internet (14,7%), di minacce (11,2%), di furto in casa (11%). Un italiano su dieci (10,2%) è invece stato vittima di truffe e raggiri, come la clonazione di carte di credito, truffe finanziarie, cartomanti, agenzie di viaggio o falsi contratti, il 7,3% di scippi e borseggi, 6,1% di furto d’auto (il 4% di furto dell’auto in sosta), mentre il 6,2% è stato raggirato da false richieste di lavoro. Il 5,5% dei rispondenti è stato vittima di aggressioni fisiche, il 2,3% di estorsioni ed usura, l’1,7% di violenza sessuale.
In seguito ai reati di cui sono stati vittima, il 43,8% dei cittadini ha sporto denuncia, mentre la maggioranza (56,2%) ha scelto di non denunciare il reato subìto. A quanti hanno denunciato il reato subìto, è stato poi chiesto di considerare l’operato delle Forze dell’ordine a cui si sono rivolti in sede di denuncia. Il 73,1% degli interpellati si dichiara soddisfatto della disponibilità dimostrata dalle Forze dell’ordine, buono anche il 3 giudizio sul livello di professionalità (70%) e il 68,3% giudica positivamente il loro impegno, mentre l’efficienza dimostrata è giudicata adeguata nel 58,1% dei casi
Italiani e le armi da fuoco per la legittima difesa
Agli italiani è stato infine chiesto come giudicano la legittimazione al possesso di armi da fuoco. Il 44,8% la considera un pericolo, perché le armi possono finire nelle mani sbagliate, un 19,2% ritiene che sia un diritto da riservare solo a categorie particolari esposte a rischi (commercianti, ecc.), un 18,4% pensa, invece, che rappresenti la possibilità per qualunque cittadino di difendersi dai malintenzionati. Poco più di un intervistato su 4 (27,1%) acquisterebbe un’arma per autodifesa, il 72,9%, al contrario, non lo farebbe. Rispetto all’ipotesi di utilizzare un’arma in caso di minaccia concreta alla propria persona e/o alla propria famiglia, il campione si divide a metà con il 49% di risposte positive e circa il 51% di indicazioni negative.
Il 37% del campione risponde, invece, che probabilmente non utilizzerebbe un’arma neppure sotto minaccia, mentre il 13,9% sicuramente non lo farebbe, arrivando ad un 50,9% di risposte complessivamente negative.
Partendo dalla considerazione che negli ultimi anni alcuni cittadini sono stati incriminati per aver reagito durante un furto in casa/nel proprio negozio sparando e ferendo o uccidendo gli aggressori, agli intervistati è stato chiesto di esprimere la propria opinione in merito. La maggioranza (56,3%) ritiene che queste persone dovevano essere incriminate nei casi in cui la reazione non fosse commisurata al pericolo; oltre un terzo (34,3%) pensa che non dovevano essere incriminati, per il 9,4%, al contrario, dovevano essere incriminati in ogni caso.
Note metodologiche
L’indagine campionaria è stata realizzata su un campione probabilistico stratificato in base alla distribuzione della popolazione per sesso, classe d’età (18-24 anni; 25-34 anni; 35-44 anni; 45-64 anni; 65 anni ed oltre) ed area geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole) risultante dai dati dell’ultimo Censimento Istat. La rilevazione è stata realizzata tramite la somministrazione face to face di un questionario semi strutturato ad alternative fisse predeterminate, composto da domande a risposta chiusa. La modalità delle domande chiuse o ad alternativa fissa predeterminata ha consentito di ottenere, oltre ad un elevato tasso di risposta al questionario, una più efficace standardizzazione ed una maggiore facilità di codifica e di analisi delle risposte fornite dagli intervistati. I questionari compilati e analizzati sono stati complessivamente 1.026 e hanno indagato diversi temi legati a criminalità e sicurezza: la percezione della sicurezza, le esperienze personali dei cittadini, la violenza domestica, le opinioni rispetto al possesso e l’utilizzo delle armi da fuoco, le molestie sessuali, i reati informatici e la violazione della privacy. I questionari sono stati somministrati tra gennaio e febbraio 2023.