Nota: per una più completa comprensione di questo argomento vi suggeriamo di leggere anche i nostri precedenti articoli al riguardo:
"Correttivo 204", nuova proposta di legge: allarme!
D.Lgs. Correttivo 204: l'ANPAM risponde, ma è rischio per i poligoni privati!
Correttivo 204: una luce in fondo al tunnel?
Periti UITS: nuovo pericolo per i poligoni privati?
Correttivo 204 in aula: allarme per i caricatori!
Quando accadono queste cose, è sempre d'obbligo una riflessione. Stare a discutere di chi sia la colpa non è inutile: a volte, oltre ad essere necessario, è anche e soprattutto indispensabile, se si vogliono evitare gli stessi errori in futuro e magari essere in grado di riparare a quelli già commessi. In questo caso, possiamo ben dire − ma ci arriveremo − che la colpa è solo nostra.
Tre giorni fa, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto correttivo al D.Lgs. 204/2010. Dopo un'estate di passione e circa un mese e mezzo d'attesa dovuto ai tempi tecnici delle Commissioni competenti di Camera dei Deputati e Senato della Repubblica che dovevano esaminare il testo, come da delega del Parlamento, il provvedimento è legge ed inizierà a produrre effetti a partire dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, anche se alcuni si vedranno solo a lungo termine. Sono in tanti, tra chi si è interessato alla vicenda, a commentare in queste ore che "poteva andare peggio". PER QUANTO CI RIGUARDA, NON POTEVA ANDARE PEGGIO DI COSÌ. Per incompetenza, negligenza o altro, abbiamo perso su alcuni dei punti che ci stavano più a cuore. Vediamoli uno ad uno.
La vera pugnalata al cuore arriva subito: vincono il Ministero dell'Interno e il Capo della Polizia di Stato sui caricatori. A partire dall'entrata in vigore del provvedimento, sarà applicato un limite di 15 colpi ai caricatori per armi corte e di 5 colpi per i caricatori per armi lunghe. Il tutto, nonostante la relatrice del provvedimento in seno alla I° Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati avesse caldeggiato la cancellazione di tale norma, in quanto fuori delega giacché i caricatori non sono considerati "parte d'arma" dalla normativa europea, e nonostante tale proposta fosse stata votata a maggioranza dalla Commissione. La limitazione non avrà luogo per le armi riconosciute quali "Sportive" dagli esperti del Banco Nazionale di Prova, sentito il parere di CONI e Federazioni sportive.
La nostra analisi al riguardo? Completamente negativa. Tanto per cominciare, come già indicato, i caricatori non sono parti d'arma; come si farà, dunque, a regolamentarli? Semplice: non si farà. La legge sarà aggirata, ed aggirabile, facilmente: i caricatori limitati saranno venduti in connessione alle armi, mentre quelli "maggiorati" continueranno a circolare come accessori Aftermarket. Le autorità non riusciranno ad evitare la prosecuzione della loro vendita e del loro uso, dato che, non essendo parte d'arma, per i caricatori non esiste necessità di licenza per la vendita e per l'acquisto, non c'è norma che ne regolamenti l'uso, e non vanno più denunciati. Qualora qualcuno, in futuro, venisse denunciato e processato per l'impiego di caricatori a capacità superiore ai 15 colpi per le armi corte e a 5 colpi per le armi lunghe, il processo finirà con l'assoluzione nel momento in cui l'imputato sarà in grado di dimostrare, tramite il suo legale, che i caricatori non sono parte d'arma in base alla direttiva europea, che è norma di rango superiore rispetto alle leggi italiane, e dunque la legge italiana che la contraddice è inapplicabile.
La circolazione dei caricatori di capacità superiore ai 15 colpi per le armi corte e a cinque colpi per le armi lunghe non si potrà impedire neanche col blocco delle importazioni: non essendo essi parte d'arma in nessun paese dell'Unione Europea, si potranno importare dalla Germania o dalla Repubblica Ceca senza che le Dogane possano farci alcunché, stando l'unione doganale. A maggior ragione, la norma assume carattere di odioso sopruso: poiché non sussistono limiti alla capacità dei caricatori per le armi sportive, chi riuscirà a far inserire in categoria un'arma come tale godrà di un vantaggio enorme sul mercato. Nel contempo, chi impiegherà i caricatori a capacità ridotta sarà penalizzato soprattutto sul piano della difesa personale. Civili, guardie particolari giurate ed agenti di Polizia Municipale si vedranno penalizzati sul piano della capacità di reazione in caso di aggressioni da parte di ostili multipli, magari muniti di armi da guerra, come nel caso di una rapina in banca o in villa, o di un assalto a furgone portavalori. O forse era, sin dall'inizio, proprio questo l'obiettivo: non aumentare la sicurezza, ma ridurla per i comuni mortali, giustificando dunque l'esistenza in vita (e le risorse economiche e finanziarie) di sovrastrutture burocratiche nell'ambito dei Ministeri e delle FF.OO. competenti.
In base all'ultimo schema conosciuto del decreto, si sarebbe dovuto arrivare ad un aumento del limite di armi sportive detenibili (quello attuale è di 6) e della classificazione automatica quale "sportiva" di tutte le armi che superassero il limite di 15 colpi per le corte e di 5 per le lunghe. Per noi, già di per se', ciò resta un abuso, solo un contentino parziale, che non sarebbe sufficiente a meno che non si rimuova ogni limite al possesso delle armi sportive e se ne consenta l'uso difensivo, per rimediare al danno subito dai cittadini onesti. Ovviamente ciò non accadrà mai. Non conosciamo ancora la lettera del testo approvato, bisognerà aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma francamente noi non ci fidiamo, così come non ci fidiamo della promessa di imporre la limitazione solo per le armi "d'impostazione militare" delle quali esista una versione a raffica (dunque, ad esempio, per un AR-15 ma non per un Kel-Tec RFB). Non ci fidiamo perché abbiamo una mezza idea di chi ha concepito inizialmente questo genere di limitazione e di chi ha premuto per la sua approvazione, e sappiamo che una tale norma contrasterebbe con gli interessi di queste persone.
La norma sui caricatori ha difatti una precisa Ratio. Dal lato istituzionale, si accontentano gli antiarmi del ministero e dei vertici dei corpi armati dello Stato, che vorrebbero porre in essere una situazione di "superiorità di fuoco" delle Forze dell'Ordine rispetto ai comuni cittadini per vie legali, anziché tramite un migliore addestramento ed equipaggiamenti più moderni, come invece sarebbe auspicabile per una maggiore sicurezza. Dal lato dei Quisling dell'industria − quella parte del nostro mondo armiero che dovrebbe sostenere i nostri diritti ed invece ci pugnala alle spalle − si penalizzano prodotti per la maggior parte d'importazione, nella speranza di costringere i tiratori italiani a "ripiegare" su tipologie di armi (ad esempio le avancariche) che ad alcune categorie di tiratori e collezionisti non interessano affatto. Ancora, limitando i caricatori ad alta capacità si penalizzano indirettamente i poligoni privati (invisi a molti), dato che le discipline di tiro che ne prevedono l'uso, dal 3-Gun ad altre specialità di tiro dinamico operativo o sportivo, si possono praticare solo nei poligoni all'aperto; infine, dal punto di vista della burocrazia, funzionari statali e potentati vari riacquistano il potere che avevano perduto con l'abolizione del Catalogo Nazionale delle Armi Comuni da Sparo e della Commissione Consultiva Centrale per il Controllo delle Armi.
Nel testo originale del Correttivo 204, si parlava di limitazione a cinque colpi anche per i serbatoi, ovvero per quelle parti delle armi lunghe che contengono le munizioni. Tramite un serbatoio non amovibile si alimenta la maggior parte delle armi lunghe da caccia e da tiro, e soprattutto il grosso delle armi a ripetizione ordinaria di costruzione antecedente agli anni '30 e '40. Non sappiamo se, nella formulazione del testo adottata dal Governo, le limitazioni si riferiscono solo ai caricatori amovibili o anche alle armi con serbatoio integrale; certo è che, se così fosse, si concretizzerebbe un disastro per i collezionisti: le armi lunghe con serbatoi di capacità superiore ai cinque colpi dovrebbero essere mutilate per la futura immissione sul mercato! E ciò varrebbe anche per quelle ormai classiche, dai Garand M1 ai Lee-Enfield, fino ai Simonov SKS, passando per tutte le armi ex-ordinanza con serbatoio o caricatore superiore ai 5 colpi per costituzione: un'autentica strage di cimeli storici!
In mezzo a questo bailamme d'illegittimità, sono veramente poche le buone notizie e i miglioramenti rispetto a quello che era il testo originale. Tanto per cominciare, scompare la norma che avrebbe imposto l'obbligo di custodia in cassaforte di tutte le armi, anche quando private delle parti essenziali, e di tutte le parti d'arma. Oltre ad essere in controtendenza rispetto alle più recenti sentenze della Corte di Cassazione, tale codicillo prevedeva, per chi superi una certa soglia di armi detenute, l'installazione di sistemi d'allarme e di sicurezza molto costosi: più che una norma di prevenzione, insomma, suonava come un'ennesima trovata per disincentivare il possesso di armi da parte dei comuni cittadini, tramite un aggravio dei costi difficilmente sostenibile in questi tempi di crisi. Ed ancora: grazie ad una norma che va ad intervenire sulla legge che regolamenta le cosiddette "armi depotenziate", si legalizza il Paintball, ma le modalità di porto e detenzione sono rimandate ad un futuro decreto ministeriale, motivo per cui noi di ALL4SHOOTERS.COM prendiamo la notizia col beneficio del dubbio.
In più, si sorpassa la norma che di fatto avrebbe demandato ad UITS e CONI, notoriamente ostili all'esistenza dei poligoni privati, ogni potere di vita o di morte su di essi; entro 90 giorni, il Ministero dell'Interno dovrà emanare un decreto che stabilisca le norme di sicurezza che i poligoni privati dovranno seguire. Su questo si dovrà vigilare: il decreto potrebbe essere scritto in modo da ostacolare la nascita di nuovi poligoni nel futuro. Come nota positiva, invece, si apre alla possibilità che anche le strutture private, e non più soltanto le sezioni del Tiro a Segno Nazionale, possano rilasciare i certificati di abilitazione al maneggio e all'uso delle armi necessari per il conseguimento delle licenze di porto d'arma. Infine, è stato rivisto in meglio (per noi) anche l'articolo che originariamente prevedeva l'obbligatorietà, per tutti i possessori d'armi, di ripresentare un nuovo certificato medico attestante l'abilità psicofisica al possesso e all'uso delle armi entro 90 giorni dall'entrata in vigore del Correttivo 204.
A dover presentare tale certificato, entro il termine di 90 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Correttivo 204 o comunque dietro diffida da parte dell'Amministrazione competente, saranno solo i "meri detentori", ovvero chi detenga armi in virtù di un Nulla Osta, o di un porto d'armi scaduto e mai rinnovato; sono esentati da tale obbligo i titolari di licenze di porto d'armi in corso di validità.
Con questo, che è l'ultimo capitolo in ordine cronologico ma − speriamo − non quello definitivo, noi di ALL4SHOOTERS.COM chiudiamo sulla questione del Correttivo 204 ribadendo il nostro giudizio totalmente negativo. Il testo penalizza i tiratori onesti, i possessori legittimi di armi, e non arreca alcun vantaggio alla Pubblica Sicurezza. Del resto non potrebbe essercene alcuno, in Italia, neanche se domani magicamente Harry Potter facesse sparire dal nostro Paese tutte le armi al di fuori di quelle dei Corpi dello Stato... non finché Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e tutte le altre FF.OO. continueranno a trovarsi nelle condizioni di non poter neanche rifornire di carburante le auto di servizio! Il provvedimento è stato adottato in fretta e furia da un Parlamento ed un Governo che oggi avrebbero molto di meglio da fare, ad esempio affrontare con misure serie l'impoverimento costante delle classi medie e dei ceti più bassi nel nostro Paese, oppure risolvere una volta per tutte la problematica situazione politica e sociale in cui versa l'Italia da circa un ventennio.
Per numerosi motivi, già elencati in precedenza, il testo del Correttivo 204 si condanna da solo all'inapplicabilità e si candida per un ricorso innanzi all'Unione Europea. Tutte queste sono però strade sempre molto dissestate e mai sicure, e c'è da chiedersi − tornando al punto iniziale − come siamo potuti arrivare a tanto. E non c'è da guardare oltre allo specchio: la colpa è nostra, come tiratori ed appassionati d'armi italiani. Per troppo tempo ci siamo divisi e ci siamo lasciati dividere: gli anti-armi hanno applicato con successo su noi tutti l'antica ed efficace tattica romana del Divide et Impera, mentre le organizzazioni e le associazioni che avrebbero dovuto rappresentare i nostri interessi si frammentavano, difendendo ciascuna il loro minuscolo campanile (caccia, tiro accademico o quant'altro). Al contempo le associazioni più giovani, quelle nate con la speranza o la pretesa di "rappresentare tutti i tiratori e gli utenti delle armi", peccavano di Hýbris e si dimostravano invece meno rappresentative di quanto non sperassimo tutti. La colpa è sempre nostra: da bravi italiani, spinti da un sentimento anarchico-individualista tutto italiota, abbiamo rifiutato di dare forza a chi ci avrebbe potuti rappresentare tutti, perché troppo occupati a pensare a ciò che accade di fronte al nostro giardinetto.
Non sono andate molto meglio le rappresentanze dell'industria, che si sono lasciate frenare da chi, all'interno del mercato armiero italiano, aveva ed ha interesse affinché questa schifezza vedesse la luce. Eppure sarebbe bastato poco, all'ANPAM, per bloccare tutto: ventilare la possibilità di ricadute economiche sul mercato armiero, con chiusure, licenziamenti e messe in cassa-integrazione, in un periodo in cui lo Stato deve far quadrare i bilanci sino all'ultimo centesimo, sarebbe stato sufficiente a decapitare il Correttivo 204 una volta per sempre. Altrettanto si sarebbe potuto ottenere facendo "all'americana": le industrie armiere USA, dopo la sparatoria di Newtown dello scorso dicembre, hanno deciso di annullare tutti i contratti con gli enti governativi laddove fossero state adottate leggi restrittive. Una simile politica, in Italia, non passerebbe neanche per l'anticamera del cervello.
Tuttavia, come dicevamo, non tutto è perduto. Chi vi scrive ha deciso che d'ora in poi una delle sue ragioni di vita sarà contrastare questa legge, anche trovando − ed informandovi al riguardo − tutti i possibili stratagemmi legittimi che consentano di lasciarla inapplicata senza incorrere in sanzioni, quali appunto il Loophole relativo ai caricatori. Nella speranza che chi ha il potere di rendere le cose migliori non abbia deciso di gettare definitivamente la spugna, ribadiamo il nostro appoggio pieno e totale solo e soltanto ai cittadini rispettosi della legge e legittimi detentori di armi, e vi diamo appuntamento su ALL4SHOOTERS.COM per tutti gli aggiornamenti futuri.