Confisca obbligatoria anche dopo la morte dell’imputato. Cosa dice la legge?

I fatti

Materia: diritto delle armi e di pubblica sicurezza

Ambito: sequestro delle armi in caso di morte dell’imputato

Normative di riferimento: art. 20bis legge 18 aprile 1975 n.110, art. 129 comma 2, c.p.p.

Tizia viene denunciata in quanto mancava di conservare le proprie armi con la dovuta diligenza.

Tra le altre cose, le armi oggetto della contesa, venivano restituite alla proprietaria. Sarà proprio questo punto a far scattare il ricorso da parte del Procuratore Generale.

Secondo il Procuratore, le armi inizialmente sequestrate non andavano in alcun modo restituite a Tizia.

Inoltre, altro elemento fattuale di grande importanza, sarà la morte della convenuta in giudizio, che avverrà in data 13 gennaio 2024. Questo fatto avrà certamente delle importanti conseguenze sul procedimento.

Morte dell’imputato e sequestro delle armi: facciamo chiarezza

Senza scendere in dettagli che risulterebbero ostici, certamente appare utilissimo in questa sede enucleare cosa dice la normativa di riferimento in materia di morte dell’imputato e di sequestro obbligatorio delle armi.

Prima di tutto appare utile ricordare che cosa ci dice l’art. 129 comma 2 cpp, secondo cui a seguito della morte dell’imputato, risulta sostanzialmente impossibile proseguire il procedimenti nei suoi confronti, venendo chiaramente meno il rapporto processuale.

Per quel che riguarda invece il sequestro obbligatorio delle armi, e le fattispecie in cui le armi possono essere restituite al convenuto, una volta terminato il procedimento, è utile richiamare l’orientamento della giurisprudenza di riferimento, ormai consolidato pacificamente.

Secondo la Cassazione, infatti la misura di sicurezza patrimoniale della confisca è imposta per tutti i reati, anche contravvenzionali, concernenti le armi, ed è obbligatoria anche in caso di estinzione del reato, restando esclusa solo nel caso di assoluzione nel merito e in quello di appartenenza dell'arma a persona estranea al reato.

La sentenza

La sentenza di cui in oggetto, seppur disponendo che la sentenza appellata venga annullata senza rinvio in quanto sopraggiunta la morte dell’imputata, darà ragione al Procuratore nella parte in cui dispone che le armi sarebbero dovute rimanere sequestrate.

Infatti, leggendo il testo della sentenza, leggiamo che la misura di sicurezza della confisca è imposta per tutti i reati concernenti le armi ed è obbligatoria anche nel caso di proscioglimento dell'imputato per la sua morte o per l'intervenuta prescrizione del reato, dovendosi ritenere esclusa nelle sole ipotesi di assoluzione nel merito per l'insussistenza del fatto illecito oggetto di contestazione. Di conseguenza, soltanto nell'ipotesi di insussistenza del reato, pronunciata nel merito, viene meno il presupposto materiale che rende obbligatoria la confisca, costituito dalla commissione di un reato concernente le armi.

Ne deriva ulteriormente che eventuali fenomeni estintivi del reato, come la prescrizione o la morte dell'imputata, entrambi verificatisi, non precludono la confisca obbligatoria delle armi e delle munizioni poste in sequestro, dovendosi, in proposito, ribadire che la misura di sicurezza patrimoniale deve essere esclusa soltanto nelle ipotesi di insussistenza delle imputazioni ovvero di appartenenza dei beni confiscabili a soggetti estranei al reato.

Sempre sul punto appare utile richiamare la ratio della norma che impone comunque, in ogni caso, il sequestro delle armi, e ne autorizza la restituzione solo in determinati casi specifici.

L’intento del legislatore è sempre quello di tutelare la pubblica sicurezza, e quindi egli si pone come obiettivo quello di evitare che le armi possano circolare in maniera non limpida, evitando che l’Amministrazione risulti e rimanga ignara del numero di armi presenti sul territorio, e di chi ne sia il possessore in un certo momento.