Si può affermare, senza paura di essere querelati, che chi vuole più restrizioni sulle armi legalmente detenute dai cittadini onesti è pazzo?
Sì, se si tiene conto del dizionario Merriam-Webster − che definisce la pazzia come "ripetere sempre le stesse cose aspettandosi di volta in volta un risultato diverso" − e del fatto che numerose forze di Polizia in Europa hanno dovuto, negli ultimi tempi, ammettere che le leggi sulle armi non hanno funzionato: criminali e terroristi nel nostro continente hanno oggi accesso ad arsenali che superano, per volume di fuoco, quelle dei corpi dello Stato.
Eppure c'è chi, follemente, persevera: in occasione della festa del PD tenutasi domenica 6 settembre a Milano, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dichiarato che "È pronta una legge per rendere più difficile tenere armi in casa."
Riunitosi nella notte tra domenica 6 e lunedì 7 settembre, il Comitato Direttiva 477 ha rilasciato un piccato comunicato di risposta che riportiamo integralmente.
Perché, ancora una volta, la politica è cieca di fronte agli occhi dei suoi cittadini più affidabili?
Nel tardo pomeriggio di domenica 6 settembre abbiamo avuto l’ulteriore prova di come una certa politica del tutto oscura alle reali problematiche del settore, sempre più in difficoltà con gli italiani, e con gli elettori, date le note e conosciutissime problematiche che affliggono il Paese, ami ricorrere ad alcuni tipici e oramai consolidati argomenti sterilmente populistici nella disperata ricerca di consenso.
In particolare ancora una volta l’attuale presidente del Consiglio, in occasione di una sua dichiarazione alla festa dell’unità di Milano, ha ritenuto opportuno segnalare come il governo abbia pronta una legge per limitare agli italiani la facoltà prevista dalla legge di detenere legalmente armi presso la propria abitazione.
Si tratta di una dichiarazione molto grave, poiché attesta il chiaro orientamento di questo governo a comprimere inspiegabilmente ed ingiustificatamente, oltre che inesorabilmente la facoltà dei cittadini-contribuenti italiani a possedere legalmente (e ripetiamo, assolutamente legalmente) armi ed utilizzarle per fini sportivi, caccia e per difesa, quest’ultima relativamente anche a chi la esercita per professione.
L’aspetto più triste e sostanzialmente irreale e che tali provvedimenti non trovano conferma e riscontro sia nella realtà che nelle statistiche: i citati provvedimenti ulteriormente restrittivi vengono comunicati alla stampa ed alla pubblica opinione come l’effetto di un’emergenza di sicurezza e di ordine pubblico.
Sappiamo perfettamente tutti che non è cosi. Le statistiche smentiscono categoricamente le deduzioni del governo. Il problema per la sicurezza pubblica sarebbero i cittadini onesti che dopo mille controlli, compresi quelli medico legali, hanno avuto il permesso di detenere armi?
Ricordiamo che tutti coloro che detengono legalmente un’arma sono stati preventivamente autorizzati delle istituzioni preposte, a seguito di un accurato e articolato processo di valutazione dei rigidissimi requisiti necessari. Come lo stesso sottosegretario Bubbico ha dovuto pubblicamente ammettere la nostra legislazione in materia di armi non è affatto permissiva, ma una delle più rigide in Europa.
Chiunque oggi abbia un’arma presso il proprio domicilio è necessariamente un cittadino che ha dato prova di una condotta integerrima, non ha precedenti penali, non ha subito condanne e non ha carichi pendenti. Vorremmo che tale principio fosse una volta per tutte chiaro e provato oltre ogni ragionevole dubbio e per l’effetto considerato e valutato nella sua giusta misura anche per chi siede sugli scranni del Parlamento e del Senato.
Speriamo che tutto ciò sia chiaro una volta per tutte, e non venga ancora una volta strumentalizzato populisticamente e male interpretato.
Si, esiste davvero un problema di sicurezza nel nostro Paese, ma è altrettanto vero e sotto gli occhi di tutti che si debba ricondurre a ben altri fattori, (riduzione degli organici e delle risorse delle forze dell’ordine in primis), che con le armi legali non hanno nulla a che fare. Ecco, proprio mentre questi problemi affliggono gli italiani onesti e sembrano destinati a non trovare una tempestiva quanto immediata risoluzione l’attuale governo, promettendo agli italiani un incremento di sicurezza… elimina o riduce, guarda caso, proprio le armi legali. Incomprensibile ai latori del buon senso, ed assolutamente non rispondente alle reali problematiche del paese!
Già ad aprile questo governo ha introdotto pesantissime limitazioni sull’acquisto e possesso delle armi civili, lasciando intendere che tale decisione avesse delle chiare ripercussioni sulla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e del contrasto al terrorismo internazionale.
L’unico effetto sortito da tale provvedimento è stata una pesantissima compromissione economica di un settore, già di certo non florido, e che comunque con la costanza e la dedizione dei suoi operatori generava quasi un punto di PIL e che contava quasi 100.000 lavoratori addetti, aggravando così la già pessima congiuntura economica.
La verità ormai evidente è l’esistenza di una serissima preoccupazione di una certa parte politica in merito al possesso di armi da parte dei cittadini onesti ed incontestabilmente rispettosi di tutte le leggi dello Stato, e non solo di quelle che regolano la materia, ancorché contribuenti sempre pronti a pagare le tasse, ed integerrimi lavoratori di quello che deve sempre essere uno Stato democratico.
Uno stato realmente democratico deve sempre tutelare la sicurezza dei propri cittadini ed in particolar modo deve valutare positivamente proprio coloro i quali al termine di delicate istruttorie amministrative, espletate da competenti e specifici apparati dello Stato ad esse deputate, vengono riconosciuti idonei alla detenzione ed all'acquisto di particolari beni mobili quali le armi da fuoco.
La questione quindi è di capire se siamo ancora cittadini che vengono considerati onesti ed integerrimi proprio perché titolari di licenze di polizia ovvero se tali licenze possano anche indirettamente e per scarsa conoscenza da parte dei più essere considerate come pretesto per facilmente detenere oggetti "pericolosi" attraverso dei presunti vuoti normativi. Vuoti normativi inesistenti e che non fanno in alcun modo parte del dettato legislativo attuale assolutamente rigoroso e puntuale. Prova ne siano ancora una volta le statistiche che certificano inequivocabilmente la scarsissima propensione alla commissione di delitti con le armi da fuoco legalmente detenute!
Il Comitato Direttiva 477 si impegnerà con tutte le energie di cui dispone per chiarire ancora una volta che norme più restrittive nel settore oltre ad essere inopportune sono decisamente inefficaci al contrasto delle criminalità organizzata ed alla tutela dell'ordine pubblico, ed hanno come solo fine quello di penalizzare la parte sana del paese, non i criminali. Sia chiaro ancora una volta che i criminali non utilizzano armi da fuoco legali e di certo non vanno a comperare armi in armeria!
Questo Comitato utilizzerà tutti gli strumenti legali e democratici disponibili per tutelare i diritti dei cittadini italiani alla detenzione e all’uso delle armi sportive, da caccia, e storiche da collezione: cercheremo di organizzare e consolidare la nostra rappresentanza con tutte le forze politiche che si dimostreranno sensibili alla tutela di questi diritti.
Chiediamo a tutti di collaborare in questo sforzo, manifestando apertamente il proprio dissenso e sgomento ai propri referenti politici e facendo capire che il proprio voto non andrà mai a coloro che si saranno fatti autori dell’operazione demagogica volta alla inutile ed ulteriore restrizione della normativa sulla detenzione, porto e trasporto legale delle armi per tutti i fini consentiti dalla legge.
Vorremmo infine ricordare ai nostri governanti che il numero degli onesti fruitori delle armi, ad ogni titolo, è decisamente ampio e può contare oggi decine di migliaia di sostenitori, ma che facilmente diventeranno molti di più, ove si considerino i fabbricanti, le aziende del settore, gli importatori e tutto l’indotto del settore armiero, e, soprattutto le testate giornalistiche che ci aiuteranno sino in fondo a contrastare il sopravvento di inique norme che vorrebbero compromettere inesorabilmente un settore importante ed essenziale per il nostro sviluppo economico, che costituisce oggi lo 0,5% del PIL nazionale.