Il 16 novembre si è svolta presso il Parlamento Europeo di Bruxelles la conferenza sulla direttiva riguardante le armi da fuoco.
Alla conferenza hanno partecipato numerosi rapresentanti del mondo pro-armi, a partire da Firearms United, l'associazione internazionale che maggiormente si è distinta nella lotta contro i pregiudizi e la disinformazione di regime contro i diritti dei cittadini possessori di armi.
Ci risiamo, gli antiarmi tornano all'attacco, e la posizione della Commissione Europea resta assolutamente ostile alle armi semiautomatiche.
Tra le proposte della Commissione, che ormai conosciamo fin troppo bene, ritorna quella di mettere al bando dal mercato civile le carabine semiautomatiche derivate da AR15 e AK 47, il divieto di usare caricatori amovibili con capienza maggiore di dieci colpi (anche per le pistole, le carabine calibro .22 e le armi a ripetizione in genere). Viene inoltre invocata una maggiore regolamentazione delle armi semiautomatiche e dei caricatori, nonché una maggiore severità nel consentirne l'acquisto. E tutto questo, naturalmente va fatto subito perchè... “i cittadini europei chiedono più sicurezza”.
Tutto questo sostenuto da statistiche false o gonfiate allo scopo di creare preoccupazione e insicurezza proprio in quei cittadini che chiedono protezione.
La Commissione europea ha dichiarato quanto segue: “Dopo tre incontri trilaterali i co-legislatori non hanno ancora raggiunto un'intesa della direttiva sulle armi da fuoco. Questi negoziati devono essere sbloccati per poter togliere ai cittadini le armi semiautomatiche di derivazione militare e quelle convertite al funzionamento semiautomatico. La posizione della Commissione è chiara: che le armi semi-automatiche derivanti dalla famiglia "AK 47 Kalashnikov" e "AR 15" dovrebbero essere vietate per uso civile, dato che sono stati progettati per uso militare.
La capienza dei caricatori per armi da fuoco corte e lunghe dovrebbe essere limitata a 10 colpi. Bisogna inoltre dare un giro di vite al rilascio di licenze e concessioni. I cittadini dell'Unione europea si aspettano rapidi progressi in questo settore al fine di garantire la loro protezione, per cui dobbiamo raggiungere un accordo entro la fine del 2016. In parallelo, la Commissione lancerà una rinnovata spinta per reprimere il commercio illegale di armi da fuoco anche a Conferenza dei Ministri dell'Interno e giustizia UE/Balcani occidentali del prossimo 15-16 dicembre”.
Sembra che la Commissione si senta sotto pressione e che cerchi di spostare le responsabilità per questo ritardo nell'approvare una direttiva concreta. Ma la colpa è della Commissione stessa che ha fatto proposte ingiustificabili e basate su preconcetti e dati inesatti, e in alcuni casi falsificati deliberatamente.
Queste inesattezze sono state smascherate da Katja Triebel, capo ricercatore di Firearms United, che nel suo intervento ha ridimensionato molto I dati forniti dalla Commissione. Un esempio per tutti: I dati della Commissione sostengono che dal 2003 al 2012 all'interno della Comunità europea sono stati commessi 66.569 omicidi, dei quali 9.900 con armi da fuoco, e tra questi 1,500 con armi regolarmente denunciate. Sono cifre che fanno effetto, anche perchè abbracciano un arco di tempo piuttosto ampio. In realtà Katia Triebel ha presentato delle statistiche più precise, che ci dipingono una situazione molto meno drammatica:
- Nel 2012 sono stati commessi 5211 omicidi nell'ambito dei 28 Stati membri.
- Eurosafe riporta che il 17% di questi omicidi è stato commesso con un'arma da fuoco
- Uno studio europeo stima che il 75% degli omicidi commessi con armi da fuoco è legato allo scontro tra bande criminali, quindi commesso con armi detenute illegalmente.
Un massimo di 221 omicidi è stato commesso con armi legalmente detenute. Tra questi la maggior parte sono stati compiuti con fucili da caccia di categoria D, con carabine da caccia di categoria C o con pistole di categoria B.
Non c'è alcun dato che sostenga la maggiore pericolosità delle armi lunghe semiautomatiche o la loro capacità di indurre o sostenere comportamenti criminali.
Inoltre è stato evidenziato come nessuna arma utilizzata in attacchi terroristici in Europa fosse di provenienza legale. Viene quindi a mancare del tutto il presupposto invocato dalla Commissione europea, cioè che la presenza sul mercato civile di carabine semiautomatiche tipo B7 sia in qualche modo criminogeno e favorisca attività terroristiche. Se i nostri governanti europei fossero davvero interessati alla sicurezza dei cittadini, si preoccuperebbero dei 7500 omicidi commessi con armi da fuoco illegalmente detenute, messe in mano ai criminali da trafficanti d'armi internazionali che non dovrebbe essere così difficile identificare.
La conferenza è stata chiusa da un vibrante intervento di Tomasz W. Stępień, presidente di Firearms United che ha dichiarato: ”Mentre in nome del 'politicamente corretto' si permette che i cittadini possessori di armi siano l'unica parte della società a essere discriminata legalmente, i leader politici anti armi vivono nelle loro torri d'avorio difese da bodyguard e scorte, e tramano per disarmare i cittadini. Le nostre città diventano ogni giorno meno sicure, tanto che molti governi vogliono i soldati nelle strade, ma allo stesso tempo ascoltano le voci dei cosiddetti “esperti” anti-armi come Jean Luc Stassen, il direttore del Banco di prova del Belgio, recentemente arrestato per aver distratto dalla rottamazione delle armi, che poi ha venduto sul mercato nero.
Come Stępień ha affermato, se dovessero passare delle restrizioni, di qualsiasi natura, il risultato sarebbe l'introduzione di nuove regole che non sarebbero applicabili se non distraendo imponenti risorse dalla lotta al traffico d'armi illegale. La punizione collettiva di più di duecento milioni di cittadini europei creerebbe sicuramente un loro spostamento politico verso formazioni e partiti che predicano il distacco dalla Comunità Europea, e che farebbe crollare ulteriormente la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e dei propri governi.
E dal momento che la Commissione Europea etichetta tutti quelli che dissentono come “fanatici, guerrafondai, razzisti, stupidi, retrogradi, anti europei”... Stępień ha voluto ricordare alla Commissione Europea che insultare chi la pensa diversamente è esattamente quello che ha fatto perdere a Hillary Clinton la corsa alla Casa Bianca. Solo abbassando i toni si eviterà l'effetto “Trump” in Europa.
Qui la conferenza in streaming, con commento anche in italiano.
http://web.events.streamovations.be/index.php/event/stream/ecr-16112016