No, non preoccupatevi: non abbiamo intenzione di rivangare il vecchio modello economico "armi contro burro", ma semplicemente fare alcune considerazioni sulla scorta di dati reali, peraltro recentissimi.
In occasione dell'ultima festa del Ringraziamento, la Casa Bianca ha incitato gli americani a riflettere sulla necessità di leggi più restrittive sulle armi − un dibattito che si è riaperto immediatamente in seguito alla sparatoria avvenuta il 2 dicembre a San Bernardino, in California.
Cos'hanno fatto gli americani, notoriamente gelosi del loro diritto a detenere e portare armi garantito dal Secondo Emendamento?
Le conseguenze delle esternazioni della Casa Bianca si sono viste il successivo "Black Friday" − così è definito il giorno dopo il Giorno del Ringraziamento, che tradizionalmente negli Stati Uniti marca l'inizio del tradizionale shopping delle feste natalizie.
In base ai dati dell'FBI, in tutti gli Stati Uniti si sono registrati 185.345 controlli sul NICS, il "National Instant Check System" − il sistema automatizzato e centralizzato di controllo dei precedenti su cui obbligatoriamente negli USA si devono inserire i dati del compratore prima che un'arma da fuoco possa essere venduta (giusto perché non si dica che "in America si possono comprare armi senza controlli").
Dando per scontato che a ciascun controllo corrisponda una vendita, ciò significherebbe che il precedente record di 177.170 vendite di armi da fuoco in un solo giorno − risalente al 21 dicembre 2012, ovvero al giorno successivo alla sparatoria presso la Scuola Elementare Sandy Hook di Newtown, in Connecticut − è stato ampiamente superato.
Se poi si tiene conto del fatto che basta un singolo controllo NICS per acquirente, a prescindere che le armi vendute siano una o dieci, e che in 20 Stati USA su 50 i titolari di un CCW (l'equivalente del porto d'armi per difesa personale in Italia) in corso di validità non devono sottoporsi al controllo NICS quando acquistano un'arma da fuoco... allora il record precedente sarebbe stato praticamente polverizzato.
Anche nel peggiore dei casi, le armi acquistate negli USA in un solo giorno sarebbero sufficienti per equipaggiare ogni singolo membro attivo (182.000) del corpo dei Marines, e ne avanzerebbero.
E sempre nel peggiore dei casi, il dato sulle vendite confuterebbe la posizione del fronte anti-armi USA, secondo la quale il numero di possessori d'armi negli Stati Uniti sarebbe costantemente in calo − posizione basata sul fatto che gli anti-armi USA si basano sui dati del GSS (General Social Survey), che indaga sulla percentuale di possesso d'armi in America sin dal 1876.
I dati del GSS sono inevitabilmente incompleti, in quanto essa è una società di ricerca sociologica che opera nelle case degli americani, e raccoglie dunque solo i dati di quei cittadini e di quelle famiglie che siano favorevoli a far entrare a casa loro un estraneo che si mette a far domande molto personali su un argomento molto sentito dal popolo americano.
Ma se anche fosse vero? Se veramente ci fossero armi "soltanto" in una casa americana su tre? È quì che entrano in gioco le riflessioni di carattere economico.
Se si conta infatti che negli Stati Uniti è cresciuto anche il mercato delle munizioni e degli accessori tattici, nonché il numero di corsi di tiro tattico-operativo e difensivo per civili; anche volendo ipotizzare per assurdo che tutti quegli accessori e tutti quei corsi vengano maniacalmente acquistati sempre dalle stesse persone, che magari in precedenza non se n'erano mai curate; anche ipotizzando, sempre per assurdo, che tutte quelle armi siano acquistate dai titolari di porto difensivo... ebbene, ciò significherebbe che i "pochi" e "in diminuzione" possessori d'armi americani sono comunque economicamente in grado di far crescere il settore a ritmi che vanno dal 5 al 10% all'anno.
A questo punto, sorge spontanea la domanda: se i politici italiani ed europei la smettessero di pensare a come imporre sempre nuove restrizioni, e pensassero invece a cambiare le leggi sulle armi in senso permissivo, quanto giovamento ne trarrebbe l'economia del Vecchio Continente?
Dopotutto, in tutt'Europa, il settore delle armi civili occupa quasi mezzo milione di persone; in Italia, esso vale mezzo punto di PIL; e il fatto che in Europa le leggi sulle armi siano molto più severe che in America non ci rende certo più sicuri, dato il gran numero di armi a raffica illegali disponibili sul mercato nero che fanno sì che nel solo 2015 la Francia abbia avuto più morti e feriti in sparatorie di massa di quanti ne hanno avuti gli USA durante tutta la presidenza Obama.
I burocrati e i politici anti-armi che stanno discutendo in queste ore come disarmarci, a Roma come a Bruxelles, dovrebbero forse pensare che l'Europa a 28, con i suoi 507 milioni di abitanti − di fatto la più alta concentrazione di persone benestanti al mondo − potrebbe trarre un importante vantaggio economico da leggi uniformemente meno restrittive sul possesso, il porto e l'uso di armi da fuoco da parte dei comuni cittadini.