Vi abbiamo già parlato della PDW SAIGA 9 in calibro 9 Luger. Si tratta in estrema sintesi della versione civile (quindi capace di solo ciclo di sparo semiautomatico) della pistola mitragliatrice Vityaz in calibro 9x19 mm a sua volta derivata dalla PP-19 Bizon.
Prima di iniziare a provare sul campo il SAIGA 9 ha avuto luogo una sommaria ispezione, volta a verificare le condizioni dell’arma ma anche a prendere familiarità con le sue caratteristiche tecniche e, in questa fase, abbiamo notato alcune particolarità. La prima di queste riguardava la presenza di un freno di bocca della rinomata azienda russa “Survival Corps”, dotazione standard delle armi distribuite in Italia. Tale scelta è senza dubbio premiante e costituisce, soprattutto in termini operativi, un miglioramento notevole rispetto alla classica versione sportiva del SAIGA 9 con canna da 367mm. Anche la configurazione del sistema di mira era modificata rispetto agli standard di fabbrica: la parte superiore dell’astina era stata sostituita con un componente dotato, superiormente, di slitta tipo MLSTD1913, la cui presenza rendeva impossibile l’utilizzo delle mire metalliche.
Sul coperchio dell’otturatore, anch’esso dotato di slitta, era stato montato un dispositivo optoelettronico olografico a punto rosso VOMZ 1x20 con finestra da 20x12mm. A nostro giudizio non si trattava, vista anche l’ampiezza dell’offerta commerciale proposta dall’importatore ufficiale DTG, della scelta più appropriata poiché, essendo il dispositivo molto basso, la testa era costretta ad assumere una posizione esasperata per andare in traguardo. Eccellente, in ogni caso, la qualità dello strumento dato che il riferimento di mira è ben visibile nel campo di osservazione, anche con entrambi gli occhi aperti. Altra particolarità riguardava la manetta d’armamento, modificata tramite accoppiamento con un componente di dimensioni maggiorate, di forma cilindrica. Per il resto i comandi sono del tutto simili a quelli classici AK. Di seguito sono state eseguite delle manipolazioni, il cui fine consiste nel verificarne la funzionalità ergonomica in vista di individuare una tecnica di utilizzo sicura in ogni condizione d’uso, vale a dire in poligono come in ogni altro ambiente, sia a riposo che in combattimento.
Video della prova sul campo
SAIGA9 calibro 9 Luger: la sua forza è nell'ergonomia
In questo contesto siamo rimasti sorpresi dall’intuitività complessiva dei comandi del SAIGA 9, nonostante l’età del progetto. Nelle manovre di scarico risulta particolarmente ergonomico l’uso della leva di sgancio ambidestra, posta sulla parte finale del ponticello. Soddisfacente la versatilità dei dispositivi di interfaccia arma/operatore: il calciolo, ancorché in metallo, non dà fastidio al volto ma non è regolabile.
L’impugnatura della mano debole presenta diverse soluzioni, potendosi adattare a diverse posizioni di tiro. Buono il bilanciamento e contenuto, rispetto alle aspettative iniziali, il peso.
Il SAIGA 9 calibro 9 Luger sulla linea di tiro
Subito dopo ha avuto luogo la sessione a fuoco, che diversamente rispetto all’ultima volta si è aperta con la verifica della funzionalità della catena di scatto, che consiste nell’esplosione di quindici colpi alla massima velocità possibile. Il valore più basso ottenuto in misurazione è di 2,85 secondi.
Merito di geometrie di scatto ben studiate. La resistenza allo sgancio è di 2,52 kg e la precorsa, molto pulita e ben distribuita, si riesce ad annullare agevolmente.
Lo sgancio è corto e secco. Il riaggancio della catena di scatto (reset) è molto breve. Successivamente ha avuto luogo la prova di tiro statico, eseguita a varie distanze.
Si è partiti ingaggiando le sagome a 12 metri, a cadenza accelerata, poi tirando in appoggio a 25 e 60 metri. In tale frangente l’arma si è rivelata molto soddisfacente, con rosate contenute: 4 cm a 25 metri e 7 cm a 60 metri. A 12 metri l’estensione massima è stata intorno ai 5 cm, a testimonianza dell’intuitività e della versatilità dell’arma.
Nel tiro in movimento, anche con sfruttamento delle coperture, con cambi caricatore e risoluzione degli inceppamenti l’arma si è rivelata eccellente nonostante le occorra un adeguato addestramento per prendere la giusta familiarità con i comandi. In questo ambito la compattezza e l’ergonomia dell’arma favoriscono i movimenti e, al puntamento, l’acquisizione degli organi di mira è immediata. La lunghezza della sicura invece rende l’azionamento difficoltoso per taluni soggetti ma questo componente può essere facilmente personalizzato. I leveraggi semplici ma robusti si sono invece rivelati funzionali a manovre precise e decise, facilitando la risoluzione dei malfunzionamenti come nel caso dei campi di caricatore reattivi. Anche nelle posizioni più inusuali il SAIGA 9 è sempre ben bilanciato, l’impugnatura è solida e molto intuitiva. L’arma nel suo complesso si è comportata egregiamente.
Ad Alessio Carparelli il compito di dare un giudizio complessivo su quest’arma: “Senza dubbio con questo prodotto, SAIGA entra di prepotenza nel settore delle SMG dedicate al settore military and LE. Un prodotto che oltre a mantenere inalterate le principali caratteristiche della russa, è riuscito per ragioni peso ed ergonomia a realizzare un prodotto molto bilanciato. Dal punto di vista della gestione dello scatto troviamo una catena molto fluida ed equilibrata unita a una rilevazione dell’arma estremamente contenuta rispetto al segmento. Per chi non è abituato a usare questo tipo di piattaforma possono certamente risultare meno intuitive le manipolazioni di caricamento e i cambi caricatore, dovendo fare i conti con un sistema di armamento vincolato che ha meno opportunità di personalizzazione nell’aftermarket. Cosa di poco conto rispetto alle eccezionali doti di rusticità, robustezza e versatilità. Un’arma concepita per il combattimento e non per il passeggio!”
Impressioni e giudizi sul SAIGA 9
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