Kadettengewehr 1897

Swiss Model 1897
Vista intera della carabina da cadetto Mod. 1897

Tali fucili sono conosciuti come “Fucili da Cadetto”, in inglese “Cadet Rifle” e, in lingua tedesca, “Kadettengewehr” e non vanno confusi con i “Balilla” del ventennio, dato che, al contrario di questi, sono armi in grado di sparare munizioni di buona potenza e di farlo con una buona precisione.

Esempi di queste armi se ne trovano a partire dall’introduzione delle prime armi da fuoco e si arriva fino ai giorni nostri: ad esempio nel Regno Unito, per addestrare i cadetti, sono attualmente adoperate versioni del SA85 in 5,56 Nato prive dell’automatismo.

Infatti, una delle caratteristiche dei Cadet Rifle è sempre stata quella di essere monocolpo, in modo da risultare più sicure in mani inesperte, questo sia che fossero in calibro .22 sia che adoperassero la munizione d’ordinanza.

Swiss Model 1897
Le due piccole fresature non abbassano di certo il peso del fucile

Anche la neutrale Svizzera ha adottato nel tempo vari fucili destinati ai giovani cadetti fino dai tempi dell’avancarica.

Per questo tipo di armi bastava diminuire la dose di polvere per avere meno rinculo e insegnare ai giovani a sparare, ma con la nascita delle armi a retrocarica gli svizzeri misero a punto versioni specifiche del loro Schmidt Rubin, con dimensioni più contenute, minor peso e, ovviamente, monocolpo.

Swiss Model 1897
L’alzo è dotato di due scale distinte, una per lato

Del primo modello adottato, il 1889, vennero così realizzati pochissimi esemplari in calibro ridotto, mentre per il modello successivo, il 96, ne furono approntate alcune migliaia (in totale, pare, 7987 fucili) in 7,5, prevedendo accanto all’impiego della munizione d’ordinanza anche cartucce a carica ridotta e questa particolarità è evidente se si esamina da vicino l’alzo che equipaggia questi Kadettengewehr, caratterizzato dalla presenza di due scale distinte sulla tacca, in modo da adeguarsi alla munizione impiegata.

Sul bordo sinistro del supporto abbiamo tacche che coprono da 300 a 1200 m, ovviamente destinate al tiro con le cartucce a piena carica, mentre su quello destro le tacche sono da 200 a 400, per il tiro con le munizioni “da ragazzo”, caricate con una minor dose di propellente.

Swiss Model 1897
Sul lato sinistro la scala si riferisce alla munizione a carica piena

La produzione del Kadettengewehr 1897 iniziò in realtà l’anno successivo e, dato che si era ormai abbandonato il sistema originario del 1889, i nuovi fucili sono mutuati dal modello 89/96, in cui l’otturatore progettato dal colonnello Schmidt era stato modificato pesantemente, dato che l’originale aveva dato grossi problemi di rigidità.

Considerando che la modifica, pur semplice a descriversi, ossia spostare in avanti le due alette di un paio di centimetri, nella pratica comportava una rivoluzione in molte parti del sistema, non si capisce perché gli svizzeri non abbiano approfittato dell’occasione per rivedere l’intera ordinanza e abbiano invece continuato caparbiamente a tenersi un progetto nato vecchio, complicato, fragile, costoso e ormai abbondantemente superato.

Fucile Swiss Model 1897
Su quello destro, invece, vi sono i riferimenti per quella ridotta. Sui fianchi della tacca sono riportate le tacche per le distanze più tipiche 

Il sistema degli Schmidt Rubin 1889, 89/96 e 1911, vede infatti un lunghissimo otturatore cilindrico non ruotante, che anteriormente ospita il fondello della cartuccia e dalla parte opposta va a fare battuta, mediante una sua corona, contro un manicotto di acciaio cavo che a sua volta comprende le due alette che fanno presa nel ponte posteriore dell’arma.

La distanza tra le alette e il fondello è notevole, l’otturatore non è monolitico, ma appunto formato da due parti con problemi di tolleranze e di appoggio reciproco, e, soprattutto nell’originario 1889, le alette sono poste nella parte posteriore del manicotto, che a sua volta è indebolito dalla grossa fresatura elicoidale necessaria per la sua rotazione.

Swiss Model 1897
Il complesso gioco di piani inclinati che provoca la rotazione dell’otturatore con il semplice movimento lineare della manetta di armamento

In conseguenza di ciò, anche con cariche normali, il manicotto doveva diventare una specie di molla, accorciandosi al momento dello sparo, magari in modo asimmetrico, e il lungo otturatore cilindrico poteva flettere, con il risultato che il bossolo si allungava e si deformava, rendendo molto difficile aprire l’otturatore.

La modifica del 1896, dovuta a ben due ulteriori progettisti, Vogelsang e Rebholz e adottata nel 1897, riuscì solo a ridurre tali fenomeni spostando in avanti le alette, ma rimanevano altri grossi problemi, risolti, forse non del tutto, solo trent’anni dopo con il K31.

Uno di questi problemi, presente appunto anche sui fucili più moderni, è la mancanza di una chiusura assistita, ovvero la possibilità di forzare la cameratura di una cartuccia appena fuori misura o con l’arma molto sporca. 

Swiss Model 1897
La parte anteriore dell’arma è quella tipica dei fucili svizzeri di dimensioni normali

Uno di questi problemi, presente appunto anche sui fucili più moderni, è la mancanza di una chiusura assistita, ovvero la possibilità di forzare la cameratura di una cartuccia appena fuori misura o con l’arma molto sporca.

Probabilmente nel lindo mondo svizzero non era considerato un problema, ma lo sarebbe diventato se gli elvetici fossero stati chiamati a utilizzare i loro delicati fucili nel fango delle trincee e, soprattutto, è un problema ancora oggi per chi intende ricaricare le proprie cartucce con una precisione men che “svizzera”.

Swiss Model 1897
L’arma è monocolpo e non è presente la fresatura per il passaggio del caricatore

In questi casi succede che l’otturatore “sembra” essersi chiuso, ma la manetta deve ancora avanzare di quasi un millimetro e mezzo, e non è poca cosa perché a tale piccola distanza corrisponde un notevole arco di rotazione dell’otturatore. In questa situazione il percussore può essere sganciato dal grilletto, ma non raggiunge l’innesco, grazie alla buona progettazione, almeno questo sì, del sistema di sicurezza passiva.

Problemi di incompleta cameratura sono noti sulle armi semiautomatiche e, come si sa, sull’M16 è stato realizzato quel buffo pistone chiamato appunto “Forward Assist”, ma spesso anche sui Garand e derivati è necessario assestare una manata alla manetta per poter sparare.

Swiss Model 1897
L’arma è monocolpo, per cui il sottoguardia presenta solo le due viti di fissaggio della meccanica al calcio

Comunque M16 e Garand non sono armi ad azionamento manuale, mentre gli Schmidt Rubin sì e su questi, qualsivoglia sforzo si applichi alla manetta, non si riesce a forzare la rotazione dei tenoni, dato che esiste uno svantaggio meccanico notevole, e l’arma non spara!

Sotto questo aspetto le armi a otturatore girevole scorrevole tradizionali sono decisamente superiori, dato che abbassando la manetta si riesce a forzare la chiusura anche con cartucce deformate.

Torniamo al nostro Kadettengewehr 1897.

Come detto l’arma è monocolpo e il castello presenta una culla liscia che chiude la sede del caricatore. Ovviamente è diversa dal normale anche la parte inferiore dell’arma, che presenta solo le teste delle viti di fissaggio accolte in rosette di acciaio annegate nel legno, e diversi sono anche i valori di peso e lunghezza, per adattarsi al fisico dei giovani da addestrare.

La canna è ed esempio lunga “solo” 60 cm, contro i 70 e passa dei fucili d’ordinanza, e anche il calcio ha dimensioni ridotte, ma tutto il resto, ovvero sistema di otturazione, sicura, tipo della calciatura, organi di mira, finimenti metallici, è molto simile. 

Il fucile è completato da un calciolo in ferro che, nell’esemplare in esame, presenta delle lesioni dovute al continuo sbattere per terra nei vari saluti militari, pratica considerata causa primaria della prematura dipartita di numerose armi di ordinanza.

L’esemplare in prova, fornito dalla Euroarms di Concesio, è in condizioni praticamente nuove, nonostante abbia oltre un secolo alle spalle, essendo stato prodotto nel 1902, come si evince dalla tabellina pubblicata, reperita su un sito dedicato alle ordinanze svizzere (http://www.swissriflewebsite.com ) che consigliamo caldamente agli appassionati.

Swiss Model 1897
Lo spesso calciolo di acciaio mostra i segni delle numerose manovre che deve aver subito

La canna è ancora in ottime condizioni e, non essendo mai stata modificata, “dovrebbe” essere adatta a sparare solo le cartucce da 7,5 “strette”, quelle con diametro di palla da .303-.304 e bossolo da 53,5 o 54,5, le prime in piombo incartato (quelle originali del Modello 1889) e le seconde, la loro versione a palla incamiciata, da non confondere con le più tarde 7,5x55 o 7,5GP11 con proiettile Boat Tail da 174 grs dal diametro di .307”; per questi Kadettengewehr, tra l’altro, era prevista una cartuccia con carica ridotta di circa il 10%, destinata a far impratichire i militari più giovani. Abbiamo detto “dovrebbe” e non ne abbiamo la certezza: bisognerebbe misurare il diametro di foratura, ma l’anima è solcata da tre rigature con pieni e vuoti della stessa dimensione, tipiche delle armi elvetiche del periodo e proprio tale struttura rende difficile determinare l’esatto diametro del foro, dato che un pieno si trova opposto a un vuoto ed è necessario sottrarre la metà dell’altezza del primo per trovare l’esatto diametro dell’anima, che comunque, se non modificata in arsenale, dovrebbe assestarsi sui .299”.

Le tre grosse righe, si dice, permetterebbero di sparare senza grosse sovrapressioni anche le più larghe palle della munizione 7,5 Mod.11 con il suo diametro di .307”-.308”, ma personalmente non ci siamo fidati, data la rarità del pezzo, anche se su un lato è stato inciso il calibro del fucile come 7,5x55 (anziché per 53,5 o 54,5) ed, evidentemente, l’arma ha superato la prova forzata del banco con le cartucce indicate.

Che dire di questo interessante esemplare dell’armamento elvetico? Pur essendo armi complicate e poco funzionali, come tutti gli Schmidt Rubin, i Kadettengewehr ebbero una vita abbastanza lunga, essendo stati prodotti, anche se in piccole quantità e secondo le esigenze, fino al 1927, ma sicuramente rimasero in servizio molto più a lungo, soprattutto per l’addestramento formale.

Al giorno d’oggi sono fucili abbastanza rari, sia perché prodotti in piccole quantità, sia perché ben pochi sono sopravvissuti agli strapazzi marziali, il che li rende ricercati sul mercato del collezionismo, e una buona raccolta di armi svizzere non si può dire completa senza un esemplare del Kadettengewehr 1897.


Scheda Tecnica


Paese di produzioneSvizzera
Arma Kadettengewehr 1897 
Periodo di costruzione 1898-1927
Canna Lunghezza 590 mm con rigatura destrorsa a 3 principi, passo 1:270 mm 
Lunghezza totale 110 cm 
Peso 3500 g 
Capacità caricatore Colpo singolo 
Calibro 7,5x53,5 (palla incartata); 7,5x54,5 (palla camiciata); 7,5 carica ridotta del 10% 
Mire A quadrante con doppia scala (per cartucce 7,5 normali e ridotte) 

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