Per anni, nel mondo delle armi industriali, da un lato si è cercato di realizzare un prodotto sempre migliore con l’uso delle nuove tecnologie e con macchine utensili a controllo numerico, dall’altro si sono prodotte soprattutto variazioni sui modelli già affermati.
Ci è voluto un bel po’ di tempo, da parte di tutti i costruttori statunitensi, per realizzare finalmente prodotti del XXI secolo in luogo di proporre quelli del XX che già allora, sul volgere del millennio, non erano precisamente modernissimi e che ad oggi hanno già compiuto i cinquant’anni. Prodotti apprezzati e validi, ma che risentono delle tecnologie costruttive disponibili cinquant’anni fa e dei relativi costi.
La sigla della nuova carabina Winchester non è un acronimo e non riveste alcun particolare significato; avrebbero indifferentemente potuto chiamarla Lindsay o Marylin, per restare nel campo dei nomi anglosassoni, ma forse nessuna carabina potrà mai avere un sufficiente sex appeal per il secondo di quei nomi. Meglio astenersi. Il progetto della nuova arma è partito a tavolino, con l’obiettivo di identificare i fattori più importanti che determinano la precisione di un’arma. In effetti questi fattori non possono essere più di tre o quattro; gli altri che si possono identificare fino ad elencarne anche una cinquantina non determinano scadimento di prestazioni se quei primi fattori sono soddisfatti né miglioramento se ne manca anche uno solo.
Caratteristiche del fucile bolt-action Winchester XPR
Dando per scontati la qualità della canna e il corretto passo di rigatura, i parametri importanti sono la rigidità dell’azione, la concentricità tra azione e canna, la mancanza di torsioni ed una disposizione delle parti componenti che eviti ogni stress non strettamente indispensabile.
Come vedremo, questi requisiti sono soddisfatti dalla XPR.
Ma partiamo dall’inizio.
L’arma arriva in una spartana confezione di cartone che corrisponde alla necessità di tener basso il prezzo.
Ma la costruzione è accuratissima: non si vedono segni di utensile né soluzioni di continuità tra le parti. L’otturatore è separato dall’arma e a prima vista appare molto robusto, con tre tenoni di chiusura nettamente surdimensionati rispetto a ciò che siamo abituati a vedere.
Benché il massimo calibro in cui l’arma è camerata sia il .338 Winchester Magnum, un otturatore di questo genere sarebbe tranquillamente adeguato per un .375 Holland & Holland Magnum, calibro che peraltro richiede un’azione lunga e costringerebbe quindi a riprogettare l’arma nel suo insieme.
L’estrattore attraversa uno dei tre tenoni di chiusura e l’espulsione avviene con un pistoncino a molla, entrambe soluzioni che costano molto meno del sistema Mauser K98, tipico della serie 70 ma improponibile in questa classe di prezzo.
Questo otturatore, che con il suo angolo di rotazione di sessanta gradi non interferisce con il cannocchiale di puntamento, si inserisce in un’azione cilindrica in cui però le superfici che hanno ricevuto il bedding sono piatte, impedendo la rotazione dell’arma allo sparo.
Ricordiamo che la rotazione è innescata semplicemente dal passaggio della palla nell’anima rigata della canna e che quella rotazione è sufficientemente vigorosa affinché intorno ad essa sia stato sviluppato qualche sistema di ritardo d’apertura per armi semiautomatiche.
Un tenone di rinculo in acciaio è situato in posizione normale rispetto all’asse longitudinale dell’arma.
La finestra di espulsione deve necessariamente essere ampia per consentire il caricamento attraverso di essa ma in compenso il passaggio del caricatore polimerico è stretto; l’equilibrio dell’insieme consente una sufficiente rigidità, agevolata dal generoso spessore delle pareti dell’azione.
Essendo l’arma priva di mire metalliche, dei fori filettati e chiusi da viti sono posti sull’azione per consentire il montaggio delle basette alle quali assicurare gli anelli per l’ottica.
La sicura è a due posizioni; un bottone davanti alla leva di sicura consente il maneggio dell’otturatore per estrarre il colpo in canna senza rischi; dietro l’otturatore una linguetta con un vistoso bollino rosso indica la posizione di otturatore armato. Il guardamano è ampio, tale da consentire l’uso della carabina anche con i guanti; la canna è in acciaio al CR-Mo, rigata per bottonatura e totalmente flottante.
L’arma adotta il sistema di scatto MOA, di grande qualità specialmente se comparato con gli scatti della serie 70, che garantivano una lunga durata ma richiedevano spesso che i piani di sgancio fossero ritoccati con una pietra Arkansas, ricorrendo all’opera di un armaiolo se non si avessero avuti l’esperienza e la capacità per limare in piano.
La carabina XPR è economica, ma le economie non riguardano componenti importanti.
Nel caso specifico, lo scatto MOA richiede componenti in acciaio inossidabile martensitico macchinati con precisione che danno un vantaggio di leva di due a uno e la qualità si percepisce immediatamente. Il calcio è in polimero caricato con fibra di vetro, una soluzione che riduce i costi senza inficiare le qualità che un calcio deve avere.
Certo, un noce di qualità premium è più bello da vedere, ma il costo del solo ciocco di legno prima della lavorazione supera di alcune volte il costo che qui abbiamo per l’intera carabina.
Comunque la rosata ottenuta dimostra che qualitativamente questo calcio non delude. Il calciolo è in polimero morbido con tecnologia Inflex.
Questa consiste nell’aver ricavato alcune cavità sagomate nella parte del calciolo che va a contatto con il calcio.
Non solo migliora l’assorbimento d’urto distribuendo il rinculo nel tempo, ma la conformazione delle cavità imprime al calciolo un movimento che allontana il calcio dalla faccia del tiratore.
Prova a fuoco con carabina Winchester XPR
Per la prova a fuoco, che si è svolta al poligono di Vercelli alla distanza di 100 metri, ho montato un cannocchiale Kite 2-12x50 che mi era stato inviato insieme all’arma.
Il punto luminoso al centro del reticolo è effettivamente utile, almeno limitando l’ingrandimento ai 4x che secondo me ai 100 metri sono sufficienti.
Occorre tuttavia tenerne bassa la luminosità perché aumentandola la luce non è più puntiforme.
Situazione comune a molti strumenti ottici, con l’eccezione di alcuni di categoria premium che costano quasi tre volte i 980 Euro di questa ottica.
Potrà sembrare strano l’aver montato su una carabina da 550 Euro un cannocchiale che ne costa quasi il doppio, ma investire il risparmio sull’arma per migliorare la qualità dell’ottica è sempre una scelta pagante.
La rosata ottenuta - con cartucce Winchester Extreme Point dopo aver provato sia le Super X sia munizioni di altri produttori - tiene necessariamente conto dell’età del tiratore: se a vent’anni riuscivo a mettere i colpi in un solo foro, ormai almeno uno di essi viaggia per conto suo. Comunque, a 70 anni, di una rosata con 13 millimetri di distanza tra i centri dei due colpi più lontani non mi lamento proprio.