Ringraziando la cortesia dell’Armeria Sacchi di Novara, ho avuto a disposizione la carabina Browning X-Bolt HS3 Chassis, che ho potuto esaminare e provare.
Carabina Browning XBolt HS3 Chassis. Come si presenta?
L’arma, che si presenta in una robusta valigia in polimero con interno in gommapiuma, mi è giunta con un’ottica Kite 2,5-15x56, montata su una slitta Picatinny di buona fattura e già grossolanamente tarata: il colpo finiva nel bersaglio.
C’era ancora da centrare il reticolo, ma se il primo colpo finisce già nel bersaglio alla distanza voluta è tutto più facile.
La cosa che colpisce a prima vista è il calcio, nella cui sigla le lettere HS significano Hunter/Sniper anche se non credo che a caccia questo fucile lo vedremo spesso.
È in alluminio, leggero, scheletrato e regolabile sia in lunghezza sia nell’altezza dell’appoggiaguancia.
La regolazione è millimetrica, nel senso che avviene per mezzo di viti a passo ragionevolmente fine.
Per quanto una regolazione di quel tipo tenda intrinsecamente ad essere stabile, due viti Allen consentono di bloccare solidamente le posizioni raggiunte.
Un calciolo regolabile in altezza serve per ammortizzare il rinculo, preoccupazione inutile con questo calibro.
L’astina è ben staccata dalla canna che è scanalata, per migliorare la dispersione del calore, per quaranta centimetri verso la volata. Sia la camera di scoppio sia il primo tratto della rigatura sono quindi a spessore costante.
Carabina Browning XBolt HS3 Chassis nel dettaglio
La canna reca in volata un tratto filettato a passo fine, che potrà servire per applicare un freno di bocca, peraltro ben poco utile visto il calibro.
In alternativa, nei Paesi in cui la legge lo consenta, si potrà applicare un silenziatore.
Il tratto filettato a passo fine (M18x1) è coperto da un manicotto godronato che si svita con facilità a mano e rimane in sede durante la normale attività; vista la superficie di dissipazione del calore del manicotto godronato, la dilatazione volumica della canna che progressivamente si scalda provvede alla bisogna.
La volata è esemplare, protetta dal manicotto che la sopravanza leggermente; il foro di egresso è svasato a circa 45 gradi e la regolarità delle tracce di sparo riscontrate in poligono e impossibili da rendere in fotografia (nero su nero) la dice lunga sulla precisione con cui è lavorato.
In poligono il poter mantenere la canna a temperatura quasi costante per via della canna scanalata contribuisce molto alla precisione, anche se nell’occasione di questa prova non mi sarebbe dispiaciuta una canna più calda.
Ai lati dell’astina, due slitte Picatinny contribuiscono non poco a rendere difficoltoso il posizionamento dell’arma sul rest, ma la moda del momento, tesa all’applicazione di una sterminata serie di accessori, le rende gradite alla clientela.
Il caricatore è in robusta lamiera d’acciaio e contiene, per il calibro .308, cinque colpi.
Lo sgancio è affidato ad una robusta leva di dimensioni tali da poter essere azionata con i guanti; l’alimentazione è regolare e precisa.
Avviene a spinta, ma anche i più convinti sostenitori dell’alimentazione guidata tipo Mauser dovranno ammettere che con l’ottima presentazione della cartuccia all’uscita dal caricatore il tipo di alimentazione che troviamo sulle carabine X-Bolt è davvero ineccepibile.
La faccia anteriore dell’otturatore presenta un anello che la interessa quasi completamente, con l’eccezione dello spazio per l’estrattore, e che accoglie e supporta il bossolo. All’interno dell’anello notiamo il foro per il percussore e il pistoncino dell’espulsore, caricato a molla.
L’otturatore ha tre alette di chiusura, per cui si sblocca con una rotazione di soli 60 gradi e non interferisce con l’ottica, che qui non è certo di dimensioni minuscole; l’espansione ogivale in polimero all’estremità della manetta è liscia, ma non pregiudica affatto l’azionamento in velocità.
Sagoma e posizionamento lo consentono e il fatto di essere liscia non irrita la mano.
La faccia anteriore dell’otturatore presenta un anello che la interessa quasi completamente, con l’eccezione dello spazio per l’estrattore, e che accoglie e supporta il bossolo. All’interno dell’anello notiamo il foro per il percussore e il pistoncino dell’espulsore, caricato a molla.
L’otturatore ha tre alette di chiusura, per cui si sblocca con una rotazione di soli 60 gradi e non interferisce con l’ottica, che qui non è certo di dimensioni minuscole; l’espansione ogivale in polimero all’estremità della manetta è liscia, ma non pregiudica affatto l’azionamento in velocità. Sagoma e posizionamento lo consentono e il fatto di essere liscia non irrita la mano.
Lo scatto è davvero eccellente. Corto e pulitissimo, non l’ho provato al dinamometro ma a sensazione dovrebbe essere tarato intorno ai 1500 grammi. Un vero scatto da tiro, che così come è tarato di fabbrica non necessita di regolazioni.
Carabina Browning XBolt HS3 Chassis. Prova a fuoco
La prova a fuoco si è svolta al poligono di Vercelli con cielo coperto, raffichette di vento da ovest e temperatura glaciale, quattro gradi sotto zero.
Stavo per tornarmene a casa quando ho pensato che la qualità di un fucile si deve manifestare anche in condizioni avverse. Mi è sembrato evidente che in assenza di vento, con temperatura intorno ai 20 gradi e cielo sereno si sarebbero potuti ottenere risultati migliori, ulteriormente migliorabili con la ricarica, ma la curiosità è stata forte.
Il bersaglio era posizionato a 300 metri, ma ho usato quello per i 200 metri perché con l’altro, che ha i numeri in diagonale, non mi trovo per le regolazioni del cannocchiale di mira. Ho provato sia munizioni da caccia, gelide perché erano nel baule della macchina, sia le Winchester Match che avevo tenuto per una mezz’ora in sala tiratori, riscaldata. Sotto la tettoia, nel frattempo, mettevamo le mani sulla canna per cercare di scaldarle.
Il calcio, benché regolato al minimo, era troppo lungo per me e mi ha costretto a posizioni scomode. La migliore rosata è stata di tre colpi nella mouche con le Winchester Match da 168 grani, con quel freddo non ho avuto il coraggio di tirarne altri due che mi avrebbero quasi sicuramente peggiorato il risultato.
La rosata peggiore, che comunque non esce dal 10, l’ho fatta con le Browning da 155 grani, peso di palla che evidentemente questa carabina non gradisce.
Ho fatto provare l’arma anche ad un amico, buon tiratore, i cui risultati sono stati simili ai miei; evidentemente con quella temperatura era difficile far meglio. Comunque di una rosata di 0.53 MOA con quattro gradi sotto zero mi considero soddisfatto, specialmente pensando che l’arma era nuova e che di solito occorrono 100-150 colpi di assestamento. Troppo freddo per aver voglia di tirarli.