A poco più di un anno dall’elezione al massimo vertice dell’International shooting sports federation (ISSF), abbiamo chiesto a Luciano Rossi di fare il punto sulla strada verso Parigi. Classe 1953 di Foligno (Pg), Rossi ha iniziato a praticare la Fossa olimpica giovanissimo, conquistando anche un titolo europeo individuale e uno a squadre nel 1973. Per 21 volte azzurro, nel 1981 ha vinto il titolo italiano. È stato eletto presidente della Federazione italiana Tiro a volo (FITAV) nel 1993. Da allora, è stato sempre riconfermato nella carica che ricopre anche attualmente. Vicepresidente ISSF dal 1998, il 30 novembre 2022, a Sharm el-Sheikh (Egitto), è stato eletto presidente con 136 preferenze, superando il presidente in carica, il russo-cipriota Vladimir Lisin, che ha ricevuto 127 voti. È stato anche eletto deputato della Repubblica italiana per Forza Italia nel 2006 e senatore nel 2013, ma non si è più ripresentato.
Presidente, a poco più di un anno dalla sua elezione lei ha dichiarato che lo sport sta entrando in una “nuova era” con i Giochi di Parigi 2024 all'orizzonte e i Giochi di Los Angeles quattro anni più avanti. Può spiegarci cosa intende per nuova era relativamente agli sport del tiro?
«Ho voluto lanciare un messaggio forte e chiaro, che è la visione del futuro dell’attività sportiva legata alle discipline sportive del tiro: affrontando le criticità, ma anche rivendicandone il valore storico. Pierre De Coubertin gareggiava per il Tiro a segno, tuttavia proprio a Parigi il tiro subisce una marginalizzazione grave perché le gare saranno a Châteauroux, distanti dal cuore pulsante dell’Olimpiade. A Los Angeles, nel 2028, era prevista addirittura l’esclusione del Tiro, che abbiamo scongiurato, adesso pensiamo a Brisbane. Con azioni molto forti di credibilità, con proposte e cambiamenti. Dobbiamo essere pronti alle nuove sfide di una società che è cambiata a velocità anche eccessiva, dobbiamo essere più pronti all’innovazione».
I rapporti della ISSF con il Comitato Olimpico Internazionale
Lei ha anche dichiarato che il suo incontro con il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach a Roma ha contribuito a ricucire il rapporto dell’ISSF con il CIO. Su quali basi e quali argomenti vi siete confrontati? Nella passata gestione dell’ISSF cosa era mancato?
«Mi onoro di avere rapporti diretti molto cordiali e professionali con Bach. Con lui ci siamo intesi e abbiamo dimostrato l’importanza del tiro in numerosi incontri in varie parti del mondo, ma soprattutto a Losanna, la sede del CIO da cui l’ISSF è stata lontana nell’ultimo quadriennio. Adesso bisogna continuare a dialogare».
Lei ha anche sottolineato il nuovo rapporto aperto con il Comitato atleti dell'ISSF, la maggiore enfasi sulla cooperazione all'interno dello sport e un maggiore profilo mediatico. Come intendete procedere?
«La comunicazione è fondamentale, finora abbiamo sottovalutato i social media e il potere che ne deriva. Abbiamo un deficit di conoscenza, ma sappiamo invece che chi ci conosce ci ama. Ciò comporta un investimento che non è solo economico, ma di impegno e volontà per un nuovo indirizzo culturale del tiro a livello internazionale. Stiamo muovendoci nella direzione del coinvolgimento professionale: non possiamo continuare a parlarci tra di noi. Dobbiamo entrare nella società, accreditarci sempre di più. La velocità con la quale tutto si muove, oggi, non consente resistenze e ritardi. La situazione è stata anche condizionata dai rapporti non buoni dell’ISSF, ma adesso le situazioni esterne e interne sono diverse e possiamo finalmente muoverci a tutto campo».
Nel workshop di inizio dicembre a Monaco (https://www.issf-sports.org/news.ashx?newsid=4108), Cassio Rippel, presidente del comitato atleti dell'ISSF e Csaba Györik, a nome degli allenatori, hanno presentato suggerimenti per migliorare i campionati ISSF. Cosa si può fare?
«La Federazione internazionale deve dare risposte concrete alle aspettative e alle raccomandazioni della nostra base, che è costituita dagli atleti: il nostro compito è ascoltarli e prendere decisioni rispondenti alle loro esigenze. Dopo Parigi sperimenteremo format nuovi per rendere più spettacolari ed emozionanti i nostri sport. Io sono per coinvolgere le diverse commissioni atleti e ascoltare, per poi provare. Dobbiamo concentrarci sullo sport e poi innovare, non sono depositario della verità e credo nella riflessione allargata, con il coinvolgimento di tutti. A Los Angeles avremmo avuto un problema, ma l’abbiamo scongiurato con le azioni che abbiamo fatto, individuali e di squadra. Il CIO alla fine ha deciso, ci ha finalmente ascoltato, abbiamo recuperato un rapporto che si era deteriorato, per questioni personali e anche tecniche».
Il tiro paralimpico: una conquista culturale
A Parigi, dopo l’Olimpiade, la Paraolimpiade. È noto quanto lei si sia speso per l’ingresso del Para-Trap nelle discipline paralimpiche. A quando il grande momento?
«Il Para-Trap è una grandissima conquista culturale planetaria. Abbiamo lavorato sodo, ci abbiamo creduto, abbiamo superato molte criticità per dare attenzione a chi se lo merita da tanto, troppo tempo. Stiamo facendo molto per la Paraolimpiade con Tyler Anderson, manager della WSPS-World Shooting Para Sport. Noi abbiamo la precisa volontà di portare tutte le discipline del tiro sotto l’egida della nostra federazione, d’accordo con l’International Paralympic commitee, con il quale siamo in grandissima sintonia. Siamo convinti di dover ascoltare le diverse sensibilità di tutti i Continenti. È una grande conquista, un grande successo a cui crediamo e vogliamo recuperare il ritardo che abbiamo accumulato negli anni per arricchire ulteriormente la nostra famiglia olimpica con l’ingresso del Para-Trap».
Ha già fatto storia il motto “Together we are stronger”, anche in riferimento al mondo dell’industria. Come intende la relazione tra tiro a mondo dell’industria? Cosa potrete fare insieme?
«È un messaggio inclusivo, che manifesta la voglia di avere e fornire collaborazione, di unire diversi ruoli. I rapporti con l’industria di settore sono buoni, speriamo di concludere ottimi contratti di collaborazione. L’esperienza delle aziende ci darà supporto per eventi e quanto d’altro vorremo fare insieme. Vogliamo anche allargare l’orizzonte all’extra settore…».
La questione ambientale. Sembra che lo sport possa godere di qualche “privilegio” rispetto all’utilizzo di materiali alternativi al piombo come richiesto dall’ECHA. a patto che si attrezzi… Concorda? In ogni caso i problemi vengono ribaltati sulle singole federazioni e sui campi di gara. Quali indicazioni e supporto fornisce ISSF al riguardo?
«Sono andato personalmente a parlare con l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA): l’obiettivo comune è salvaguardare l’ambiente senza contrapposizioni o violenze. Abbiamo firmato un documento comune con la Federation Internazionale di tiro con le armi sportive da caccia-FITASC (https://www.issf-sports.org/getfile.aspx?mod=docf&pane=1&inst=458&file=20230901_joint_letter_issf_fitasc_to_european_commission.pdf), esponendo le nostre deduzioni e sostenendo che le restrizioni proposte da ECHA non sono né praticabili né necessarie e che il tiro ha bisogno di un'esenzione duratura per continuare usare il piombo. Abbiamo offerto soluzioni di compatibilità: da trent’anni in Italia lavoriamo su questo tema. Il recupero e il riciclo di tutti i residui oltre al piombo e il rispetto ambientale sono state felici intuizioni ai tempi: come Italia abbiamo sviluppato sull’argomento una cultura e una conoscenza altissime. L’ECHA è agenzia che rappresenta il parlamento europeo e quindi ne segue le direttive. Il parlamento è in scadenza e verrà rinnovato a luglio: guardiamo con fiducia a possibili cambiamenti. C’è stata qualche distrazione, ma dobbiamo seguire il nostro piccolo esempio dell’Italia: il recupero e il riciclo non costituiscono più criticità, ma risorse per le nostre associazioni sportive. Ci deve essere più Italia nel mondo e più mondo in Italia».
Come sono i rapporti tra le due anime del Tiro a volo e del Tiro a segno: ci sono esigenze differenti e soluzioni differenti? In alcuni Paesi, tra i quali l’Italia, esistono federazioni differenti. Com’è il sentiment del tiro sportivo nel mondo?
«In Italia i rapporti sono eccellenti, non sono molte le nazioni che hanno due federazioni. La mia posizione sulle tre specialità rifle, pistol, shotgun è di costante equilibrio. Siamo la federazione internazionale degli sport del tiro e una specialità non deve sopraffare le altre».
I Paesi e i giovani emergenti nel panorama del Tiro agonistico
Ci sono numerosi Paesi emergenti nel mondo del tiro ed è senz’altro un bene. In Oriente e nell’Africa del Nord in particolare. L’Europa mantiene un ruolo leader per quanto riguarda gli aspetti tecnici, i materiali, ma anche con i suoi atleti. Il futuro del tiro, soprattutto in chiave olimpica, dipende molto dalla sua capillare diffusione nel mondo. Come si sta attrezzando in questo senso l’ISSF?
«L’Oriente sta crescendo ed è un bene. Vorrei che la crescita sia diffusa tra le 163 federazioni nazionali affiliate. E poi dobbiamo affiliarne altre: abbiamo un piano per l’Africa, che vive grandi criticità. Dopo atletica e nuoto, il tiro ha il maggior numero di atleti provenienti da diversi Paesi. Adesso con le qualificazioni e la riduzione del numero atleti, nonché le immaginabili altre progressive riduzioni, il gigantismo olimpico obbligherà a dare spazio a discipline emergenti. Bach mi ha detto che se entrano sport nuovi, qualcuno deve uscire. Noi rispondiamo con la credibilità e la disponibilità al confronto».
Dal punto di vista agonistico, ho notato notevoli prestazioni alla Finale della Coppa del mondo e anche l'età molto giovane degli atleti di punta. Stiamo assistendo a un ricambio generazionale nel Tiro sportivo?
«Ormai assistiamo da anni a questa progressiva discesa dell’età media dei praticanti, non solo nell’attività olimpica. Le performance dei giovani sono di livello superiore rispetto al passato e questo obbliga le federazioni nazionali a curare i vivai che costituiscono azione culturale e che danno continuità al nostro sport. A livello internazionale, purtroppo ci sono Paesi in cui la pratica sportiva del tiro non è ammessa a livello giovanile, perciò ci daremo da fare per spingere a cambiare le leggi nazionali così penalizzanti».
Durante i mesi che ci separano dall’Olimpiade di Parigi 2024 pubblicheremo ogni settimana un articolo dedicato ai Giochi Olimpici e al tiro sportivo. Vi faremo vivere il sogno olimpico fino all’accensione del braciere e anche dopo, quando sarà il momento delle medaglie. State connessi!
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