“A noi, a noi, a noi, squadre e bandiere, viva Giovanni dalle Bande Nere.”
Ludovico di Giovanni de' Medici e Le Bande Nere. Il contesto storico
Giovanni de’ Medici fu senza dubbio l’ultimo grande capitano di ventura che agì nel palcoscenico delle guerre nella penisola italica durante il Rinascimento. Soldato di professione di notevole acume tattico, guidava dei mercenari inquadrati in compagnie che presero il nome di Bande Nere quando Giovanni alla notizia della morte dello zio, il Papa Leone X, nel 1521, fece listare a lutto tutte le insegne della propria compagine che passarono così dai colori bianco e violetto al nero contribuendo a dare al suo piccolo ma agguerrito esercito mercenario un’immagine fosca e tenebrosa. Prima di essere ferito mortalmente nella battaglia di Governolo (MN) nel 1526, Giovanni riuscì, durante gli anni del suo comando ad insegnare ai suoi uomini varie tattiche di guerriglia, che essi attuarono puntualmente nei confronti dei nemici attaccandoli in marcia, o quando erano divisi o nelle retrovie, disimpegnandosi velocemente prima di farsi ingaggiare in una battaglia campale tradizionale. Le stesse tattiche furono impiegate da Giovanni quando era al servizio di Carlo V contro Francesco I di Francia, ma anche contro gli stessi imperiali quando passò al servizio di Francesco I combattendo contro Carlo V.
L’ Associazione culturale "Compagnia Giovanni delle Bande Nere"
L'associazione culturale Compagnia Giovanni delle Bande Nere partecipa al mondo della rievocazione storica ricostruendo una compagine delle Bande di Giovanni dei Medici dopo la morte del Capitano nel 1526. Con l'attenzione rivolta alla ricerca diretta dalle fonti documentali, nel corso di quindici anni, dal 2004, l'associazione ha raccolto un tesoretto di conoscenze specifiche che si concretizzano in abiti e attrezzature verosimili, grazie soprattutto all'opera dei migliori artigiani del settore. All'origine di un rievocatore ben vestito c'è un lungo percorso di ricerca e analisi delle fonti, lo studio di realizzazione dei manufatti tramite la ricerca di materiali e tecniche sostenibili, il dialogo serrato con gli artigiani appassionati che mettono la loro opera a disposizione per la realizzazione finale.
La politica dell'associazione è da sempre quella di supportare la formazione e la crescita di chi si accosta al mondo della rievocazione storica, tramite un significativo appoggio logistico per la preparazione dell'equipaggiamento personale e un percorso di formazione consolidato che consenta a ogni partecipante di avere nozioni il più possibile esatte sul periodo storico sul quale lavora. Con questo in mente, la Compagnia è cresciuta continuamente negli anni arrivando a contare cinquanta iscritti, un primato per una realtà indipendente in Italia.
Rievocare significa trovare un giusto medio tra l'accademica ricostruzione storica, che richiede tempi e costi non sopportabili dal privato, e lo spettacolo di suggestione, che allontana il dettaglio storico dalla scena privilegiando il folklore. La Compagnia propone un colpo d'occhio verosimile, seppur realizzato con materiali moderni, proposto con una sincera didattica al pubblico, in modo che questi possa essere prima attratto dall'aspetto spettacolistico e poi correttamente informato sugli aspetti che si vuole evidenziare.
La cinematografia storica ci propone troppo spesso immagini distorte della nostra storia, inesatte a dir poco. L'impegno del rievocatore è di rallentare il ritmo della narrazione per sfatare le inesattezze e far percolare la "verità storica", contribuendo alla cultura e alla coscienza di tutti. Partecipare alle manifestazioni in abito, che riscoprono i fatti del nostro passato, offre l'occasione di contatto con un pubblico curioso e appassionato.
La missione è sempre di fare della buona diffusione di quanto appreso e studiato.
Figure militari della fanteria italiana del primo del primo '500
Le figure militari della fanteria italiana del primo '500 sono il centro dello studio dell'associazione.
Il picchiere pesante, corazzato da testa a piedi e addestrato al maneggio in formazione della picca lunga sei metri costituisce il nerbo delle grandi formazioni delle guerre d'Italia.
La trattatistica militare lo vuole equipaggiato di un'armatura completa da fante, con tanto di elmo alla borgognona, braccia e guanti d'arme. Una panoplia di armi per ogni necessità doveva essere sempre a disposizione: innanzitutto la lunga picca, accompagnata dal grande scudo a rotella, poi il falcione e il pugnale, ma anche un brocchiero e una frombola. Il suo ruolo è di tenere il campo in modo che gli altri corpi d'armata possano manovrare in sicurezza.
Dallo studio della trattatistica classica, i maestri strateghi del Rinascimento avevano congeniato un modo di combattere mutuato nelle attrezzature e nella formazione dalla falange macedone, integrato dai movimenti manipolari delle legioni romane, il tutto perfezionato grazie alla superiore tecnologia del XVI secolo. I picchieri italiani sanno come alternarsi al fronte, arretrare e avanzare senza scomporre la formazione, mutare orientamento all'unisono per fronteggiare ogni nemico.
I rievocatori moderni si devono addestrare a mutuare quei gesti, muovendo al tempo del tamburo e agli ordini degli ufficiali. Sul campo della didattica, arrivano ad accettare tra i ranghi i "civili" del pubblico, per far vivere loro brevemente l'esperienza dell'addestramento a un pratica dove la disciplina di ciascuno vale la vita di tutti.
Lo schioppettiere, capace nell'utilizzo delle armi da fuoco manesche, ricopre il ruolo antico del velita: protetto all'interno della formazione di picche, prepara la sua arma per sortite rapide e ritirate fulminee. Mancando ancora della precisione e della potenza delle armi moderne, i primi schioppi a miccia dovevano essere utilizzati da distanza ravvicinata, tirando nel mucchio dei nemici per gettarli nello scompiglio.
La necessità di muoversi rapidamente impedisce allo schioppettiere di portare una corazza pesante, ma un buon giustacuore di cuoio è simbolo di riconoscimento per chi debba maneggiare materiale infiammabile.
Per una funzione di rincalzo puntuale sul campo di battaglia, proteggere gli schioppettieri troppo audaci o supportare i picchieri nel combattimento ravvicinato, un'altra categoria di fanti armati alla leggera è necessaria. Questi veterani sono abili all'uso di ogni arma, dalla spada al pugnale fino alle grandi armi in asta.
Fuori dal campo, le abilità dello spadaccino servono il suo proprio onore, virtù da difendersi in fil di spada.
Grazie alla pratica presso la Sala d'Arme Achille Marozzo, i duellanti dell'associazione ricostruiscono dinamicamente questi duelli alla spada in coreografie cinematografiche, direttamente sotto lo sguardo del pubblico, portando con l'emozione del duello uno scorcio vivido della vita del soldato rinascimentale.
Lo studio della ricca trattatistica coeva in materia di duello offre migliaia di spunti per far rivivere scene di violenza e abilità. Per quanto sia una tentazione onnipresente lo scivolare nella scherma rocambolesca che tutti conoscono dal cinema, la Compagnia morde sempre il freno per portare un gesto storicamente coerente sulla scena, concedendo alla fantasia quel tanto che serve per divertire e appassionare gli astanti.
Le attrezzature: accampamento e piazzola d‘artiglieria
Le attrezzature comuni dell'associazione comprendono un grande accampamento militare abitabile, completo di cucina e mense, e una piazzola d'artiglieria con un piccolo pezzo maneggevole da una libbra e mezzo.
Lo studio della trattatistica cinquecentesca ha consentito la realizzazione in proprio di una replica di falconetto funzionante; inoltre un gruppo di artiglieri si è formato al maneggio della polvere nera, all'utilizzo del pezzo e a tutte le procedure di caricamento, puntamento e tiro, a disposizione come risorsa didattica di primo piano.
Per il futuro… una compagine di cavalleggeri
Un progetto per il prossimo futuro riguarda la ricostruzione di una compagine di cavalleggeri.
Il primo '500 vede il tramonto della cavalleria pesante, ormai surclassata dal nuovo modo di fare la guerra, e il nascere del cavalleggero, che nei secoli successivi diverrà ussaro.
Equipaggiati con una corazza peculiare, non completamente da cavaliere né da fante, questi primi cavalleggeri vengono utilizzati come fanti da breccia montati per incursioni rapide e puntuali.
Il progetto prevede un percorso di formazione per avere un gruppo di rievocatori sicuri in sella e degli animali parimenti abituati alla confusione che si trova nel vivo dei momenti di ricostruzione bellica; inoltre le attrezzature sia per i cavalli che per i cavalieri sono attualmente allo studio.
Per informazioni: www.compagniabandenere.it / @CompagniaGiovanniDelleBandeNere