Non è una gran notizia, per uno che in Francia ha la sua seconda casa, senonché quest’anno il gusto è… particolare. In qualche modo è però una notizia annunciata: il ranking dello Skeet mondiale premia Gabriele Rossetti che sarà alle olimpiadi di Parigi 2024 con l’unica carta olimpica nominativa del Tiro a volo azzurro.
«Lo sapevo già, ma adesso con l’ufficialità posso tirare un respiro di sollievo», spiega Rossetti, 30 anni nel 2025, fiorentino di genitori francesi, che a 21 si è messo al collo l’oro di Rio de Janeiro… «Sono arrivato sempre a un soffio dal conquistare la carta, senza mai riuscirvi, però ho guadagnato tanti punti importanti per il ranking, e ho fatto sempre un pochino i calcoli sul fatto che sarebbe stata mia. La cosa importante è che questa è nominativa».
Poche ore fa l’ISSF-International Shooting Sports Federation ha comunicato l’assegnazione delle carte individuali per Parigi 2024 a dodici atleti attraverso la lista finale del Ranking di qualificazione per i Giochi olimpici (QROG) delle singole specialità. I posti contingentati sono andati agli atleti, comunque non ancora qualificati, con il punteggio più alto del QROG.
Dunque, tra gli otto qualificati del Tiro a volo, per ora Rossetti è l’unico che sa con certezza di andare a Parigi perché gli altri atleti che formeranno la squadra azzurra saranno decisi dai commissari tecnici Andrea Benelli e Marco Conti, sulla base del livello di forma tra tutti quelli che sono inclusi nella “rosa”, indipendentemente dal fatto che abbiano conquistato la carta. A Tokyo era stato Mauro De Filippis a qualificarsi attraverso il ranking del Trap.
Nessun condizionamento per il ranking...
«Mi sono sempre preparato al meglio, ogni volta che sono stato convocato ero nella condizione ottimale, ma poi ho trovato difficoltà tecniche», spiega adesso Rossetti. «Mi viene in mente il recente Europeo di Lonato: una sola serie, la seconda con 22 punti, è andata male a causa di un repentino calo di temperatura, e quindi ci puoi fare ben poco». I tre punti persi nella serie sono stati fatali per Gabriele che non è riuscito a qualificarsi per la finale a sei…
Sei stato il migliore dopo l’egiziano Azmy Mehelba, che la carta l’aveva già presa nella coppa del Cairo. Chi ti contendeva la qualificazione attraverso il ranking?
«In realtà io ho sempre pensato al mio e a prepararmi al meglio, appunto, non mi sono mai sentito condizionato: mi aspettavo di andare all’Olimpiade per tutto quello che ho fatto e sto facendo. Ma forse il pensiero del ranking ha condizionato altri come l’inglese Llewellin e Tammaro».
Ben Llewellin, quasi coetaneo di Rossetti, resterà a casa. Ma Tammaro Cassandro, anch’egli poco più che trentenne, può essere chiamato dal direttore tecnico Andrea Benelli. Anche se la carta l’ha vinta il quarantaquattrenne Luigi Lodde, con il titolo di campione europeo nel 2022 a Larnaca (CYP). Cassandro, nipote di Ennio Falco oro nello Skeet ad Atlanta 1996, è arrivato nel ranking appena dopo Rossetti, distanziato però di oltre 2mila punti. A Tokyo era stato lui il migliore italiano dello Skeet, sesto. Mentre Lodde è arrivato quinto a Londra e 24° a Rio. Insomma, una bella lotta nella famiglia azzurra… ma i due commissari tecnici hanno scelto la strada della trasparenza, offrendo a tutti i probabili olimpici le stesse possibilità. Ci sarebbe anche il venticinquenne marchigiano Elia Sdruccioli, bronzo nella finale di Coppa del mondo l’anno scorso. Ancora non ha centrato una vittoria di prestigio.
«Per Lodde non si può mai sapere: in due anni possono cambiare tante cose, spetta al direttore tecnico scegliere tra lui e Cassandro. Facciamo uno sport molto difficile: chi nella giornata di gara trova una condizione ottimale può fare bene a questi livelli. Dico sempre che il mio principale avversario sono io. Se affronto serenamente e sparo i miei piattelli uno alla volta, vinco».
Come giudichi i tuoi avversari che sono più o meno sempre gli stessi? Capisco che nessuno ti impensierisce…
«Nell’ultimo decennio non si può non ricordare che Vincent Hancock ha vinto a Pechino, Londra e Tokyo. Credo sia da tanto tempo che non mancavano tiratori di Cipro, però ci sono due greci, tra i quali Charalambos Chalkiadakis è più giovane di me e si sta comportando bene. A 21 anni io vinsi l’Olimpiade: ero giovane e una bomba ad orologeria. Ora ho esperienza, ma adesso la testa è pericolosa. So benissimo che mi devo concentrare completamente sui piattelli e basta».
Per Gabriele Rossetti la Francia è una seconda casa
Châteuroux, dove si svolgono le gare di tiro, e questo aiuta, una cittadina lontana tre ore dalla Ville Lumière… Pare che nessuno abbia provato le pedane, a eccezione dei francesi, vero?
«Vero, mio papà che allenava la squadra francese di Skeet me ne parlava bene. Avremo tempo di allenarci. Entrambi i miei genitori sono nati in Francia, che è per me una seconda casa. È uno stimolo in più, quest’anno. Quella dell’Olimpiade è una gara meravigliosa, purtroppo il fatto di essere lontani da Parigi mi dispiace perché non potrò vivere l’atmosfera olimpica, ma ho fatto già Rio e Tokyo. La sorella di papà vive a Parigi, si è trasferita da Troyes, dove era nato papà».
Bruno Rossetti è purtroppo scomparso nel 2018. È stato un grande campione dello Skeet, bronzo a Barcellona 1992, due volte iridato. Ha trasmesso la propria passione per il Tiro a volo al figlio.
Papà Bruno è stato il tuo maestro, al campo di Montecatini. Andrea Benelli, che è stato suo coetaneo e rivale ha vinto un oro e un bronzo olimpici, è il tuo attuale commissario tecnico. Quanto conta che sia lì, seduto dietro le pedane durante la qualificazione o in finale?
«Credo che la presenza del tecnico sia importante: se c’è totale fiducia, è un valore aggiunto. Io, quando c’era mio padre, gli davo poche occhiate in pedana, tendo a chiudermi molto in me stesso e magari non guardo il mio tecnico. Ma so che è lì pronto ad aiutarmi, soprattutto durante le serie della qualificazione e prima della finale».
L’incognita (eccitante) del Mixed Team alle olimpiadi di Parigi
Quest’anno a Parigi ci sarà il Mixed team di Skeet. Vale il gioco di squadra, anche se lo Skeet è sport individuale? Ma Gabriele Rossetti con chi farà squadra? Con Diana Bacosi o Martina Bartolomei che hanno conquistato le carte olimpiche oppure con Simona Scocchetti che occupa le posizioni alte del Ranking ISSF?
«È una bella novità, ed è una seconda medaglia da conquistare. Dovremo creare il gioco di squadra e metterò a disposizione la mia esperienza per affrontare le situazioni, sparerò comunque i miei piattelli e cercherò di stabilire un buon feeling con la mia partner che non so ancora chi sarà… Anzi spero di saperlo presto. Ultimamente ho sparato spesso in coppia con Martina vincendo un bronzo agli Europei 2021, con Diana ho vinto il Mondiale a Lonato nel 2019: dovesse essere Diana sono stracarico, se fosse un’altra bene uguale, aspetto le decisioni del ct. Nel Mixed i due atleti hanno senz’altro la possibilità di sostenersi a vicenda: se dovesse esserci un errore, il compagno facendo bene può recuperare».
Qual è il tuo percorso di avvicinamento alle olimpiadi di Parigi?
«A marzo non puoi trovare la condizione migliore, ma adesso spetta a me trovare la condizione ideale. Io mi sono fatto tutte le gare possibili, ho sparato tanto, ma il meglio lo devo dare a fine luglio. Adesso è incominciata la Coppa del mondo a Lonato che è l’ultimo appuntamento agonistico prima di Parigi. Credo di essere a un livello ottimo e sono già proiettato in Francia, ci saranno ritiri e allenamenti a casa nelle settimane successive fino alla partenza. La cosa importante è che sono sereno».