Una serie di studi ed esperienze professionali condotte con Alessio Carparelli e la sua equipe ci ha convinti della credibilità degli autori del “Corso di Tiro Operativo con Pistola per Privati Cittadini”, dell’onestà dei loro intenti e della professionalità del loro metodo.
Elemento fondamentale?
Il legame del prodotto didattico con la realtà per come è e non per come si immagina che possa essere.
Il progetto di cui scriviamo si basa su quanto avviene nelle aggressioni, nelle invasioni domestiche e negli scontri a fuoco che avvengono nostro Paese, eventi che coinvolgono sovente gli affetti più cari. L’approccio formativo è fondato su elementi concreti e non, come avviene spesso, su elementi che appartengono alla sfera dello spettacolo ovvero studi meramente condotti all’estero.
Tra i primi argomenti affrontati, subito dopo l’introduzione alla terminologia propria del tiro operativo da combattimento ed alla sua essenza, viene affrontato il fondamentale tema delle regole di ingaggio con arma da fuoco vigenti sul territorio nazionale, esplicata dagli Artt. 52 e 55 del Codice Penale.
Interessante il dibattito su argomenti quali l’individuazione e l’interpretazione di una minaccia, l’attuazione di una difesa proporzionata, i limiti d’azione legati alla difesa dei beni.
Oltre a queste dissertazioni una serie di approfondimenti dedicati alla dinamica delle aggressioni domestiche e non, con l’indicazione di molte soluzioni che appartengono alla sfera della prevenzione, alle tecniche d’osservazione utili a sottrarre, se stessi ed i propri cari, ad un’eventuale aggressione, al tema delicato dell’attuazione di una difesa appropriata, che culmina in scelte molto tecniche come quella dell’arma.
Dal nostro punto di vista l’elemento didattico più innovativo riguarda però il c.d. “Processo della Paura” che, come dimostra la prima delle indagini statistiche d’alto livello condotta in Italia proprio da Tirooperativo.it, interviene nella totalità degli scontri a fuoco e delle aggressioni in generale.
Uno degli aspetti più interessanti di questo fenomeno riguarda senza dubbio la capacità di stravolgere tanto la sfera percettiva quanto la capacità di scelta dell’aggredito, i cui comportamenti comprimono, per certi versi, la razionalità.
Ad impressionare non è soltanto la mole di elementi che, secondo gli studiosi ma soprattutto i reduci degli scontri a fuoco, ostacola una lucida risposta ad una situazione di pericolo ma, soprattutto, la constatazione che non esiste linearità di comportamento tra gli aggrediti poiché ognuno, elaborando in modo autonomo queste esperienze, può essere portato a reagire in modo diverso.
Nella fattispecie è stata stabilita una linea guida importante, correlata ovviamente allo studio sul processo della paura: poiché l’apparato neurologico di chi ha paura, limitando il raziocinio, porta a sfruttare comportamenti di risposta ad una minaccia intimamente assimilati si individua un preciso programma di addestramento al tiro, adatto alla realtà degli scontri a fuoco.
Poiché in secondo luogo, sempre in queste situazioni, si vanno a perdere determinate abilità senso-percettive, si semplifica fino all’essenziale la macchinosità delle manovre di tiro e delle manipolazioni, in modo da renderle eseguibili anche nella peggiore situazione possibile di stress psico-fisico.
Appena prima di affrontare la sessione a fuoco, si introducono i partecipanti ai gravissimi rischi derivanti dall’incauto maneggio e si esplicano le regole fondamentali di quello corretto fino ad affrontare il tema della sicurezza anche nel momento immediatamente precedente lo sparo, quello in cui ci si accerta di quali elementi si trovano dietro ed ai lati del bersaglio.
Seguono cenni, interessantissimi, riconducibili ad alcuni autorevoli studi sulla penetrabilità dei bersagli e sulla capacità di penetrazione delle munizioni più comuni.
Poi è la volta del poligono di tiro, il luogo in cui ogni elemento teorico affrontato in aula prende forma concreta e diviene palese per ogni tiratore.
Tutto parte, com’è giusto che sia, dalle manipolazioni di sicurezza, molto diverse da quelle generalmente insegnate nei poligoni e, almeno dal nostro punto di vista, più complete in quanto portano a superare le difficoltà che esistono nell’impiego delle armi anche al di fuori dei poligoni, tanto riguardo alla difesa personale quanto alla protezione della proprietà o della propria famiglia, nel pieno rispetto della legislazione vigente in Italia. L’obiettivo è imparare ad impiegare un’arma in un contesto reale, in tutte le condizioni ambientali, anche quelle più difficili.
Uno dei vanti degli autori del corso consiste nell’accettare un numero limitato di iscritti proprio per poter garantire ad ognuno di essi un servizio di addestramento personalizzato.
I problemi e le difficoltà di ogni persona vengono affrontati trovando delle soluzioni adeguate alle specifiche esigenze del caso, introducendo personalizzazioni che possono essere di natura prettamente didattica oppure no.
Un esempio? Soluzioni ad eventuali problematiche di vista, postura, impugnatura; selezione e scelta dell’arma utilizzata e di alcuni suoi accessori se serve.
Portati tutti, complessivamente, ad uno stesso livello di abilità, si prosegue nell’istruzione fino a raggiungere gli obiettivi prefissati, rigidamente divisi: il primo giorno si imparano i fondamenti del tiro quali la corretta posizione, impugnatura, acquisizione del bersaglio e lo scatto.
Si prosegue con l’ingaggio di bersagli multipli, lo sfruttamento dei ripari (sembrano quasi riecheggiare le nozioni relative alle caratteristiche dei nascondigli, delle coperture vere e proprie che garantiscono protezione...), la soluzione degli inceppamenti e l’attuazione di tutte quelle manovre, definite “reattive”, che consentono nel difficile contesto delle aggressioni armate di ripristinare la funzionalità della propria arma.
Tutto questo sempre tenendo conto del potere di condizionamento del processo della paura.
Il consumo medio di munizioni per ogni singolo tiratore è pari a 600 cartucce ma si tratta di un valore indicativo poiché quanto più vengono riscontrate delle difficoltà, tanto più si insiste nell’addestramento e si fa pratica.
Dal nostro punto di vista uno degli aspetti in assoluto più interessanti di questo metodo formativo consiste nella sovrapposizione dei principi delle norme che giustificano l’uso della forza nel corso delle aggressioni con l’insegnamento pratico delle tecniche e delle tattiche di tiro.
Quanto costanza, quanta fatica, quanto tempo serve infine per interiorizzare, quasi si tratti di pura memoria muscolare, manovre complesse?
Il corso cui abbiamo assistito, che ha una durata di tre giornate consecutive, costituisce la prima tappa di un percorso formativo più lungo ed articolato: al corso base seguono una serie di allenamenti periodici, un corso avanzato, ulteriori appuntamenti “extra-calendario” di approfondimenti dedicati a particolari scenari, sistemi d’arma e relative tecniche di tiro.
Chi partecipa ai corsi ha poi la possibilità di rimanere in costante contatto con il corpo docenti e con i propri compagni di corso per ripassare determinati insegnamenti, risolvere eventuali dubbi, confrontarsi con altre persone, essere aggiornato sulle ultime novità in materia di tiro operativo.
Si può, dunque, “sopravvivere fisicamente prima di tutto, insieme ad i propri cari; sopravvivere mentalmente a quest’esperienza altamente traumatizzante; sopravvivere al procedimento giudiziario che ne consegue.”
Per ulteriori informazioni corsi.tsn@tirooperativo.it