Una delle più famose case d’aste di armi non considerate antiche (dal 1890 in poi) è la Kessler Auktionen di Kreuzlingen sul Lago di Costanza, in Svizzera. Tre sono le aste effettuate da questa Casa specializzata nel corso dell’anno, solitamente ad aprile, agosto e novembre. Quest'anno quella di agosto riguardava armi svizzere di ogni epoca, mentre le altre due proponevano armi di ogni periodo storico e nazione.
Quasi sempre alle aste Kessler sono battute armi di grande importanza e rarità. Anni orsono, in due tornate d’asta, è stata (purtroppo!) dispersa tutta la raccolta tecnica della SIG di Neuhausen che comprendeva anche alcuni prototipi della pistola SIG P49 (la SIG P210 civile).
Oggi è meno conveniente acquistare in Svizzera data la quasi parità tra Euro e Franco Svizzero ed anche l’importazione in Italia è sempre meno vantaggiosa economicamente.
È però sempre interessante seguire un’asta di Kessler dove si possono trovare armi molto interessanti.
Anni orsono acquistai un MAB 38A trasformato in semiautomatico (oggi si direbbe demilitarizzato) per soli 400 Franchi Svizzeri quando qui in Italia erano venduti a 2.800€.
Fu decisamente più complicata l’importazione in Italia effettuata addirittura attraverso Malta!
Ho avuto anche la fortunata occasione di poter provare in poligono con una Beretta 93 R che era in asta, messa a mia disposizione dall’amico Werner Kessler, ma quella proprio non era esportabile!
In quell’asta c’era anche un Furrer, il rarissimo mitra svizzero che adottava il sistema di chiusura a ginocchiello della Luger.
Nell’ ultima asta della Kessler Auktionen sono stati battuti alcuni famosi mitra italiani d’epoca bellica.
Il mio racconto verte proprio su questi e possiamo consolarci almeno nel vederli nelle foto sapendo che mai, se non al livello di simulacri inerti, o in qualche museo, li potremo vedere in Italia.
Oggi in Svizzera la legislazione sulle armi è molto cambiata rispetto al paradiso di dieci anni orsono: le armi automatiche sono permesse solo a livello di collezione (vanno tenute con l’otturatore smontato e conservato lontano dall’arma) e non è più permesso l’utilizzo dell’arma automatica in poligono se non in occasioni speciali.
In questa tornata di vendite c’era una grande quantità di armi automatiche europee e americane e fra queste anche alcuni mitra italiani di cui accenno nell’articolo.
Il mitra Variara
Forse il più raro di tutti è il Variara, il mitra costruito in clandestinità per i partigiani della resistenza contro i nazisti negli anni 1943-1945.
La produzione clandestina di quest’arma fu senz’altro resa necessaria alla carenza di armi che affliggeva le formazioni partigiane del Piemonte.
Non ci sono notizie certe su quest’arma a cominciare dal suo nome.
Alcuni affermano che il nome che gli è stato attribuito è quello di un partigiano ucciso, altri sostengono invece che sia quello del suo progettista. Neppure si sa dove e quanti ne siano stati prodotti: probabilmente fra i 300 e gli 800 esemplari.
Certamente alcuni componenti, come canna ed otturatore, furono prodotti clandestinamente nelle officine FIAT di Torino e/o di Biella.
Il montaggio degli altri componenti del “Cocktail Variara” avveniva in officine di fortuna, data anche la facilità di assemblaggio
I vari componenti venivano reperiti dai lanci degli alleati o recuperati da armi non più efficienti e forse anche negli assalti alle officine che producevano o riparavano le armi per repubblichini e tedeschi.
Ho detto coktail poichè il Variara presenta le componenti più svariate: otturatore, congegno di sparo e fusto provengono dallo Sten inglese, calcio pieghevole e caricatore sono del tutto simili a quelli dell’FNAB/43. Anche la soluzione del bocchettone di alimentazione basculante in avanti ricorda quella dell’FNAB/43.
La sicura è quella dell’MP40 tedesco mentre il doppio grilletto è quello del MAB38A.
Buono il sistema di sicure che pemetteva con una certa sicurezza di portare l’arma con l’otturatore aperto. Si poteva infatti bloccarlo inserendo la manetta d’armamento nell’apposita sede presente sulla culatta, inoltre si potevano bloccare i grilletti con un’ulteriore sicura. Il Variara è stato venduto a 3.300 Frs (circa 2800 Euro).
Mitra FNAB/43
Altrettanto famoso è il mitra FNAB/43 costruito dalla Fabbrica Nazionale d’armi di Brescia la cui produzione fu voluta dal ministro degli interni della RSI Paolo Zerbino.
L’arma fu progettata da Scalori che lavorava presso l’Artmaguerra di Cremona e brevettata nel 1942
Fu impiegata dai reparti speciali della RSI, Camicie Nere, S.Marco e X Mas. Venne impiegato anche dalle formazioni partigiane che lo avevano razziato in caserme della RSI. Esteriormente simile al MAB 38A, era dotato di un calciolo a gruccia e di un' impugnatura a pistola.
Il FNAB/43 era dotato di una chiusura metastabile che permetteva di iniziare il ciclo di sparo ad otturatore chiuso.
La progettazione si ispirava sia allo Sten inglese sia al PPS43 russo.
Il sistema di chiusura adottato permetteva una cadenza di sparo più lenta (circa 400 colpi al minuto), dovuta anche all’otturatore più leggero di quello del MAB38A, che rendeva l’arma maggiormente controllabile e quindi più precisa. Non presentava parti in legno (a parte le guancette dell'impugnatura) ed era assemblata con componenti ricavati dal pieno.
M.A.B. 18/30
Interessante anche il Moschetto Automatico Beretta 18/30 in calibro 9 Glisenti, di difficile reperibilità in Italia. Questo, anche se inserito nel catalogo Kessler come arma automatica (quindi acquistabile solo con certi requisiti anche in Svizzera) è un modello semiautomatico che con un po’ di… scartoffie, avrebbe potuto essere importato in Italia. È stato venduto a soli 1600 Frs (meno di 1400 Euro). I pochi che circolano in Italia hanno quotazioni anche superiori al 5000€.
Anni orsono la Scuola della Guardia Forestale di Cittaducale ne aveva un certo quantitativo che avrebbe potuto essere venduto sul mercato (li ho visti personalmente, accatastati in un magazzino).
Restaurati, sono finiti in armeria e usati per le parate del corpo.
Ora che la Guardia Forestale è confluita nei Carabinieri, e dato che questi stanno vendendo tutto il loro vecchio arsenale, chissà se li metteranno sul mercato?
Il Beretta 18/30 era chiamato comunemente “Siringone” per l’inusuale sistema di apertura dell’otturatore, tramite un anello collegato alla massa battente che usciva dalla parte posteriore dell’arma e che lo faceva somigliare ad una grossa siringa. Quest’arma, nata semiautomatica, fu destinata alla da poco costituita Milizia Forestale. Come consuetudine della Beretta era molto ben finita, ed in virtù delle sue caratteristiche meccaniche e balistiche, molto precisa.
La credenza generale è che il Moschetto Beretta 18/30 derivi direttamente dal MAB 18. Possiamo tuttavia affermare che solo dalle esperienze di quest’ultimo si è potuto arrivare a un nuovo modello con funzionamento semiautomatico.
Infatti, il 18/30 con il MAB 18 ha in comune solamente: Calibro 9 Glisenti. Anche in questo caso l’arma è un mix di componenti: la cassa in legno deriva dal moschetto 91, ma ulteriormente modificata, ponticello del grilletto, baionetta e braga arrivano dal 91 cavalleria, la canna è la stessa della Fiat 1915. Da un punto di vista meccanico il solo sistema di disconnessione a scappamento è comune al MAB 18 semiautomatico: presenta infatti una chiusura labile con percussore inerziale. La culatta e la scatola di scatto sono ricavati da un unico blocco di acciaio e l’otturatore è di foggia nuova.
Altro elemento che lo differenzia dal MAB 18 è il posizionamento del caricatore, non più superiore, ma inferiore per cui si rese necessario modificare la cassa del 91 per inserire la bocchetta di alimentazione; l’espulsione del bossolo spento era superiore. Gli organi di mira sostanzialmente modificati con alzo a tangente tarato fino a 500 metri e mirino inserito a coda di rondine sulla braga della baionetta.
Oltre ad essere stata l’arma di ordinanza della Milizia, poi Guardia Forestale sino alla fine degli anni ’60, un certo numero di esemplari fu venduto alla Polizia di Buenos Aires.
Venduto a 1.600 Frs, circa 1350 Euro.
Franchi LF57
Più giovane e risalente alla fine degli anni ’50 la pistola mitragliatrice LF57 fu progettata dalla Franchi nel 1956 ed entrò in produzione nel 1957. Molti sono stati i reparti dell’Esercito Italiano che l’hanno utilizzata. Primi tra tutti il 13° Gruppo acquisizione obiettivi Aquileia facente parte della 3°Brigata Missili Aquileia di stanza a Portogruaro: ne ricevettero ben 13.500.
I Carabinieri la impiegarono per i reparti di polizia militare dell’Esercito Italiano. Nel 1962 la ricevette anche il Comsubin.
Anche il Portogallo ne acquistò 10.000 esemplari, destinati ai reparti che combattevano in Africa contro le insurrezioni indipendentiste nelle loro colonie. In onore dell’allora presidente della società Luigi Franchi, fu ribattezzato “San Luigi”.
Inizialmente capace di tiro solo a raffica, negli anni ’80 il Franchi LF57 fu convertito presso il PMAL di Terni in arma che potesse sparare anche a colpo singolo. La nuova denominazione fu LF57/SMAL/RAF/CS. Il castello dell’arma è in lamiera stampata e presenta numerose piccole finestrature nella parte inferiore per il raffreddamento. L’espulsione dei bossoli avviene da un’ampia finestra ricavata sul lato destro, sotto la quale è posizionato il bocchettone per l’inserimento del caricatore. Il calcio è tubolare e si ripiega sul lato sinistro dell’arma; questa presenta un’impugnatura a pistola che incorpora anche la sicura. La manetta di armamento è posizionata sul lato sinistro.
Il progettista, evidentemente molto esperto nelle armi automatiche, si è “ispirato” anche ad altri modelli in uso a quel tempo. L’otturatore ricavato dal pieno e con un’inusuale forma ad L, è del tipo con percussore fisso e massa battente avanzata evidentemente ripreso dall’OG42. Ciò permette una cadenza di tiro di 460 colpi al minuto contribuendo alla riduzione dell’impennamento dell’arma nel tiro automatico.
La molla di recupero ed il guidamolla sono posizionati nella parte superiore dell’otturatore.
Per accedere all’otturatore ed agli altri componenti occorre rimuovere il tappo di culatta. I caricatori usati dall’arma sono gli stessi del MAB bifilari da 10, 20,30 e 40 colpi.
Venduto a 850 Frs, pari a circa 720 Euro.
Beretta PM12
L’inizio della progettazione della Beretta PM12 da parte dell’Ing. Salza risale al 1951, con la rielaborazione dei progetti di Oliani già molto avanti nei tempi. La fase di progettazione durò, attraverso numerosi prototipi, sino al 1956, quando fu presentata la Pistola mitragliatrice Beretta PM12, una delle più importante armi elaborate nel secolo scorso, ancora oggi in servizio in Italia e all’estero.
Il funzionamento dell’arma è a massa battente con un otturatore telescopico che avvolge la canna. Ne resulta un ingombro ridotto pur rimanendo invariata la massa che arretra con l’otturatore nella fase di sparo. La principale caratteristica è il castello cilindrico lungo fino alla volata della canna in modo da contenere un otturatore di analoga lunghezza.
La lunghezza totale è di 285mm, quella della canna 200mm e tali misure la rendono di facile manovrabilità anche nelle condizioni più estreme.
Nel corso degli anni sono stati apportati miglioramenti dovuti all’Ing.Valle della Beretta anche tenendo in considerazione la lunga esperienza degli utilizzatori. Fu denominata PM12S.
Questa può essere munita, oltre che del calcio a gruccia, anche di un calciolo di legno amovibile.
Venduta a 3.600 Frs (circa 3000 Euro).
Beretta AR70
Il progetto dell’AR 70 nacque alla fine degli anni 60 dalla collaborazione fra la Beretta e la SIG Svizzera.
La Beretta sviluppo il fucile d’assalto denominato AR70 (Assault Rifle) camerato per la cartuccia NATO 5,56x45 chiamata anche .223, e la SIG il modello STG550.
L’AR 70 è stata un’arma di moderna concezione, la prima dopo “l’arrangiamento all’italiana” del Garand, denominato BM59.
Comparso nel 1972 fu adottato dalla Marina e dall’Aereonautica italiane, ma non dell’Esercito che lo assegnò ai soli reparti speciali.
L’arma era notevolmente più leggera del BM59 (3,430 kg) ed anche di dimensioni più ridotte con una lunghezza di 940mm
(canna 450mm). All’AR70 seguirono modelli con diverse configurazioni: con calcio ripiegabile (AR70 SC), con calcio ripiegabile e tromboncino lanciagranate rimovibile (AR 70 SCS), con caricatore a cassetta e canna sostituibile (AR70S).
Nel 1989 Beretta presentà il nuovo modelo AR70/90 adottato da tutto l’Esercito Italiano; anche questo fu realizzato in vari modelli ed è tutt'oggi in servizio.
Per ulteriori informazioni sulle aste Kessler: www.kesslerauktionen.ch