Articolo disponibile anche in altre lingue
La notizia era stata già data in passato più volte − e più volte si era trattato di una bufala! − ma oggi, 23 dicembre 2013, tutte le più importanti agenzie del mondo riportano una triste certezza che porta il lutto nelle feste natalizie di tutti gli appassionati di cultura armiera: il mondo saluta definitivamente Mikhail Timofe'evich Kalashnikov.
Il novantaquattrenne pluridecorato progettista russo, più volte nominato "Eroe dell'Unione Sovietica", titolare dell'Ordine di Lenin e promosso ad honorem al grado di Maggior-Generale da Boris Eltsin in occasione del suo settantacinquesimo compleanno, si è spento in ospedale. Da circa un anno aveva smesso di lavorare attivamente, a causa dei numerosi problemi di salute − soprattutto cardiaci − legati all'età, che lo affliggevano da tempo.
Ammirato e al contempo vituperato da tanti come non mai, Mikhail Kalashnikov nacque il 10 novembre 1919 in un piccolo villaggio di nome Kurya, nel territorio dell'Altaj, sud-est della Siberia. Al confine con Mongolia, Kazakistan e Cina, il territorio dell'Altaj offriva all'epoca ben poche speranze ad una famiglia di contadini come quella dei Kalashnikov, e il giovane Mikhail ebbe la fortuna di essere tra i sei di ben diciotto fratelli che sopravvissero a fame, freddo e malattie.
Sopravvisse, purtroppo, solo per essere proiettato in una delle più grandi catastrofi che la storia del mondo ricordi: la Seconda Guerra Mondiale.
Chiamato alle armi nel 1938, infatti, Kalashnikov si era fatto subito notare per le sue capacità in fatto di progettazione e design, ma con l'Operazione Barbarossa e l'invasione dell'Unione Sovietica da parte della Germania nazista e degli alleati dell'Asse nel 1941, Kalashnikov fu chiamato al fronte, ove ebbe a testimoniare l'inferiorità degli equipaggiamenti sovietici rispetto a quelli tedeschi − e a soffrirne: nell'ottobre di quell'anno fu ricoverato in un ospedale militare allorché il carro armato che comandava venne colpito e distrutto da una bomba tedesca.
Durante la sua lunga convalescenza ebbe modo di affinare le capacità nella progettazione di armi leggere − realizzando prototipi di pistole e pistole-mitragliatrici, che non vennero adottati − e di studiare alcune armi tedesche catturate, tra cui lo Sturmgewehr; Kalashnikov fu tra i primi ad apprezzarne appieno le potenzialità, nonché a capire come risolverne i difetti.
Basandosi sullo Sturmgewehr − e grazie alla "consulenza" di progettisti armieri tedeschi trasferiti in Unione Sovietica dopo la Seconda Guerra Mondiale − Kalashnikov riuscì finalmente, nel 1947, a partorire i primi esemplari dell'arma che da allora porta il suo nome: uno strumento in grado di colmare il Gap tra le pistole-mitragliatrici e i fucili lunghi − dunque modernissimo per la dottrina militare dell'epoca − nonché maneggevole, semplice da produrre e facile da utilizzare. Entrato in produzione di massa nella sua versione definitiva negli anni '50, e da allora prodotto in decine di nazioni ed in un numero di varianti semplicemente incalcolabile − ad oggi in tutto il mondo ne sono stati realizzati più di cento milioni d'esemplari! − il fucile di Mikhail Kalashnikov è diventato simbolo del blocco comunista e dei movimenti di guerriglia, di resistenza e rivoluzionari in tutto il mondo: un'autentica icona storica del 20mo Secolo.
La semplicità d'utilizzo e di produzione ha purtroppo fatto sì che quest'arma − pensata dal suo ideatore come strumento di liberazione dei popoli in base alla dottrina della rivoluzione socialista − diventasse strumento d'oppressione, utilizzato da regimi sanguinari, gruppi terroristici, bambini-soldato e criminali in tutto il mondo, in particolare dopo il crollo del blocco orientale e la perdita di controllo degli arsenali da parte di molti paesi ex-comunisti.
Tuttavia, l'anziano generale non si è mai assunto nessuna responsabilità per gli abusi che tanti hanno fatto della sua arma, che lui diceva di aver progettato con spirito patriottico. Ha sempre dato − giustamente − la colpa alle politiche errate di molti paesi, per tali tragedie. Inoltre, Kalashnikov non si è mai fatto veramente ricco, tanto da aver spesso scherzato sul fatto che sarebbe stato molto meglio per lui aver disegnato un tagliaerba o un trattore. Solo nell'ultimo decennio era riuscito a conquistare una certa agiatezza economica, facendo produrre sotto il suo nome alcuni gadget e persino un marca di Vodka, ed essendo riuscito a riunire sotto il marchio Kalashnikov stesso le più importanti industrie armiere russe in modo da salvarle dalla bancarotta per scarsa competitività sul mercato moderno − senza peraltro guadagnarci un soldo.
Vogliamo dunque ricordarlo così: non come il sanguinario assassino che gli anti-armi favoleggiano fosse, e che non è mai stato, ma come un soldato e un patriota che ha combattuto per la sopravvivenza del suo paese nel periodo più buio della storia umana.