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Gli inizi
Nikolaj Fedorovich Makarov nacque il 22 maggio (9 maggio secondo l'antico calendario giuliano) del 1914 presso Sasovo, nell'Oblast' (distretto) russo del Ryazan, distante poco più di 300 chilometri da Mosca.
Il padre del futuro genio armiero, Fyodor Vasilyevich Makarov, era un conducente di locomotive, mentre la madre, Pelageya Vassilievna, crebbe da casalinga il piccolo Nikolaj assieme ad altri cinque fratelli.
Dopo i sei anni della scuola primaria, Nikolaj Makarov iniziò l'apprendistato come ferroviere presso la scuola di formazione di Ryazan.
Tra il 1931 e il 1935 lavorò alla riparazione delle locomotive presso la stazione ferroviaria di Sasovo e presso le ferrovie di Kazan; si iscrisse poi al RabFak, l'istituto superiore di progettazione industriale di Mosca.
Nel 1936, Nikolaj Makarov si trasferì ancora, per completare i suoi studi presso l'istituto tecnico di Tula, alma mater della maggior parte dei progettisti armieri della Russia imperiale prima e dell'Unione Sovietica poi.
Quando il Reich nazista invase l'Unione Sovietica nel corso della Seconda Guerra Mondiale, Makarov fu costretto ad interrompere il suo percorso di studi: ottenne un diploma anticipato, e fu immediatamente assegnato al lavoro presso la fabbrica di Zagorsk, che all'epoca produceva i mitra Shpagin PPSh41 per l'Armata Rossa.
La fabbrica dovette comunque essere presto trasferita presso la città di Vyatskiye Polyani, nell'Oblast' di Kirov, dove Nikolaj Makarov fu messo direttamente agli ordini di Georgy Shpagin, l'ideatore stesso della PPSh41.
La carriera di Makarov fu fulminea: passò rapidamente da semplice assistente ad ingegnere-capo, e nel 1944 si guadagnò la laurea all'istituto tecnico/industriale di Tula con tutti gli onori, con una tesi scelta autonomamente riguardante lo sviluppo di un'arma automatica camerata per il nuovo calibro 7,62x39mm-M43.
Il 4 luglio del 1944, la commissione esaminatrice conferì a Nikolaj Fedorovich Makarov il titolo d'ingegnere meccanico specializzato nella produzione di armi.
In seguito, Makarov fu assegnato come ingegnere all'Istituto di Ricerca NII-SPWA di Kunzevo (oggi noto come TsNIITochMash, con sede a Klimovsk). Motivi familiari, tuttavia, costrinsero Makarov a trasferirsi già l'anno seguente presso l'istituto di progettazione ZKB-14 di Tula – oggi noto come GUP KBP "Instruments Design Bureau" – dove rimase a lavorare fino al pensionamento.
La leggendaria PM
Nel 1945, la GRAU (Direzione Generale d'Artiglieria del Ministero degli Interni dell'Unione Sovietica) lanciò una gara per la selezione di una nuova pistola d'ordinanza in calibro 7,65 Browning o 9mm che rimpiazzasse l'ormai obsolescente Tula-Tokarev TT-33.
Alla gara parteciparono progetti realizzati dai più importanti sviluppatori d'armi dell'URSS – tra questi Fedor Tokarev, Pavel Voevodin, Sergey Korovin, Ivan Rakov e Sergej Simonov – e da alcuni giovani ingegneri provenienti da Mosca, Izhevsk e Tula, tra cui Nikolaj Fedorovich Makarov.
Makarov vinse una tale ardua competizione dimostrando tutte le sue incredibili abilità lavorative, sviluppando e testando molti più prototipi di quanto i suoi concorrenti non fossero riusciti a fare.
Le pistole di Makarov – precisamente la TKb-412 cal.7,65 Browning e la TKb-429 cal.9x18mm – erano sicuramente le migliori tra tutte quelle sottoposte a valutazione, e quest'ultimo modello fu adottato ufficialmente nel 1951 con la codifica GRAU 56-A-125 e la denominazione di PM, o "Pistola Makarov".
Sebbene alcune caratteristiche tecniche della Makarov siano state ispirate alla tedesca Walther PP/PPK, la pistola russa non è un semplice "clone migliorato" dell'arma tedesca: la PM si distingue per una costruzione più semplice, una catena di scatto e una sicura manuale di nuova concezione, una potenziale vita operativa più ampia, un sistema di chiusura e un caricatore unici, e un'altissima affidabilità dovuta al numero molto basso di componenti: soltanto 32. Lo sviluppo della pistola PM fece guadagnare a Makarov il Premio Statale del 1952, che all'epoca portava ancora il nome di Josif Stalin.
La pistola Makarov entrò in produzione seriale poco dopo, presso lo stabilimento meccanico di Izhevsk − oggi noto come IZHMECH, o più comunemente col suo marchio commerciale, "Baikal" − e divenne l'arma da fianco d'ordinanza dell'Esercito sovietico, della Militsya (Polizia), e delle Forze Armate e dell'Ordine di numerosi paesi dell'allora Patto di Varsavia o comunque del cosiddetto "Blocco Comunista".
Ad oggi, la pistola Makarov PM è ancora in servizio presso le Forze Armate e le Forze dell'Ordine della Federazione Russa, ed è − o è stata − utilizzata in oltre 30 paesi in tutto il mondo.
La pistola Makarov è stata fabbricata su licenza anche nella Germania Est (col nome di 9 m/m PiM, prodotta presso gli stabilimenti “Ernst Thälmann” di Suhl), in Cina (NORINCO Type 59) in Bulgaria (ARSENAL P-M01), in Libia e negli Stati Uniti; le pistole tipo Makarov prodotte in quasi tutti questi paesi sono state sia usate dalle autorità locali che esportate sui mercati professionali e civili di tutto il mondo.
Tra gli anni '80 e gli anni '90, il progetto Makarov fu modificato per utilizzare un caricatore da 12 colpi e impiegare un caricamento calibro 9x18mm più vivace, ed offerta con la denominazione di PMM, ove la seconda M starebbe per "Modernizzazione".
In aggiunta a ciò, Alexandr Andre'evich Deryagin – vice-capo ingegnere presso l'istituto TsNIITochMash – nel 1969 sviluppò la variante integralmente silenziata denominata PB, o 6P9 secondo la designazione GRAU.
Più recentemente, il design Makarov è stato utilizzato come base per lo sviluppo di una serie di modelli commerciali − in altri calibri, per munizioni traumetiche non letali, o addirittura ad aria compressa − oggi venduti in tutto il mondo sotto il marchio "Baikal".
Tra gli aneddoti interessanti che circondano la pistola Makarov, è degno di nota il fatto che un prototipo con fusto polimerico − sviluppato con grande anticipo rispetto al resto dell'industria armiera mondiale − denominato TKb-023, fu sviluppato all'inizio degli anni '70 e passò i test dell'Armata Rossa, ma non fu adottato in quanto le FF.AA. sovietiche non si fidavano, all'epoca, della capacità dei materiali sintetici di resistere ad un potenziale periodo di servizio o di stoccaggio di 20 o 30 anni. Altrettanto degno di nota è il fatto che le pistole Makarov erano incluse nei kit di sopravvivenza dei cosmonauti sovietici del programma Vostok, il che rende la PM la prima arma da fuoco ad essere mai stata lanciata nello spazio.
Nell'arco di circa 60 anni, la "Makar" o "Makarka" − così i militari russi chiamano la pistola PM − è assurta al ruolo di arma "Cult", molto apprezzata dai collezionisti in Europa e negli Stati Uniti; qui, in particolare, le sue caratteristiche di compattezza, prezzo contenuto e potere d'arresto tutto sommato accettabile la rendono molto interessante anche come arma per il porto occulto difensivo.
Sebbene alcuni critici sostengano che la pistola Makarov sia "poco precisa", tutto è relativo: in base ai documenti ufficiali di fabbrica, la PM è in grado di produrre rosate di 2,5 centimetri a 25 metri, più che sufficienti per l'impiego difensivo su distanze brevi e brevissime.
La Makarov è, in effetti, ancora così popolare sia tra le agenzie governative − soprattutto nelle nazioni dell'ex-blocco sovietico dell'Europa orientale − che tra i tiratori civili di tutto il mondo, che ancora i caricamenti calibro 9x18mm-Makarov occupano uno spazio importante nei cataloghi delle aziende produttrici di munizioni in tutto il mondo, inclusa la tedesca RUAG Ammotec.
Infine, non si può non ricordare come negli anni '50 Igor Stechkin avesse collaborato con Nikolaj Makarov per la realizzazione di un prototipo di pistola-mitragliatrice con calciolo pieghevole metallico, denominato TKb-486, concepito per la fanteria meccanizzata e per gli equipaggi dei veicoli blindati, che non entrò mai in produzione a causa di una generale mancanza d'interesse da parte dell'Armata Rossa.
Gli armamenti aerei
Nikolaj Makarov ebbe anche un ruolo, assieme a Nikolaj Mikhaylovich Afanasiev, nello sviluppo della mitragliera aerea AM-23 calibro 23mm, adottata dall'Aeronautica Militare sovietica nel 1953. L'AM-23 si basava sul precedente progetto A-12.7 dello stesso Afanasiev, e risultò vincitore ad una competizione che vide la concorrenza di modelli proposti da altri importanti ingegneri sovietici, tra cui i famosi Boris Shpitalny e Alexander Nudelman.
L'AM-23 – conosciuto come TKb-495 nello stadio di prototipo, e designato 9A036 dall'Aeronautica Militare sovietica – fu prodotto in serie presso l'entità che ora è la KBP, e fu installato come arma difensiva sui bombardieri strategici Tupolev Tu-16, Tu-95 e Tu-142, Myasishchev M-4 e 3-M, nonché sugli aerei da trasporto Antonov An-8 e An-12 ed Ilyushin Il-76, e infine sulle motosiluranti da pattugliamento “Projekt 125” utilizzate per il controllo delle frontiere marittime dell'URSS.
Sebbene molti analisti oggi sostengano che gli aeromobili militari non dovrebbero contare su mitragliatrici o cannoncini mobili come armamento difensivo, al culmine della Guerra Fredda questo tipo di equipaggiamento forniva un eccezionale deterrente, in particolar modo dato che gli aerei militari NATO si avvicinavano spessissimo allo spazio aereo sovietico e rendevano pericolose manovre complicate o le operazioni di rifornimento in volo.
Gli equipaggi degli aerei sovietici avevano un modo molto spiccio di affrontare questo "problema": una torretta ospitante due cannoncini a fuoco rapido da 23mm può far piovere sul nemico una quantità di proiettili pari ad otto chili di peso in un solo secondo, una bella doccia fredda per qualsiasi aspirante "pirata dell'aria".
E nel caso di un rifornimento in volo fallito, laddove la pompa di rifornimento si attorcigliasse sulla fusoliera, i cannoni da 23mm risultavano adeguati − grazie anche al loro posizionamento − per "sparare via" l'ostacolo e salvare aeromobile ed equipaggio.
Gli armamenti anticarro
Nikolaj Fedorovich Makarov fu anche uno dei pochi progettisti d'armi leggere a cimentarsi con coraggio nel settore della missilistica.
In collaborazione con un altro nome leggendario dell'industria armiera sovietica – l'ingegnere Igor Stechkin – Makarov co-progettò alcuni dei più efficaci sistemi guidati anticarro, tra cui il 9K111 “Fagot” (lanciato nel 1970, denominazione NATO: AT-4 "Spigot") e il 9M113 “Konkurs” (lanciato nel 1974, denominazione NATO: AT-5 "Sprandel").
Makarov visse il suo secondo Premio Statale proprio in virtù del suo ruolo nel progettare il sistema di condotta filoguidato del razzo 9K111 “Fagot”, e più avanti sarebbe diventato il vice-responsabile dello sviluppo della piattaforma.
Negli anni '70 e '80, i sistemi “Fagot” e “Konkurs” hanno rappresentato la spina dorsale delle capacità anticarro del Patto di Varsavia, e successivamente furono presi come base per lo sviluppo dei modelli 9K115 “Metys” (denominazione NATO: AT-13 "Saxhorn-2") e delle seguenti versioni del “Konkurs” medesimo.
Nikolaj Fedorovich Makarov avrebbe potuto fare molto di più nella sua carriera, se nel 1969 non si fosse rotto le gambe in un incidente d'auto. Da allora la sua salute iniziò a declinare, costringendolo infine nel 1974 ad andare in pensione, anche se rimase un “consulente esterno” per la KBP di Tula per molti anni ancora.
Makarov fu anche eletto due volte come deputato locale al Consiglio del Distretto di Tula, e fu per lungo tempo un membro del consiglio d'amministrazione della MASHPROM.
Decorazioni
A nome di Nikolaj Fedorovich Makarov sono depositati 36 tra progetti e invenzioni.
Nel 1974, la sua carriera gli fruttò il titolo di "Eroe del lavoro socialista", una delle più alte benemerenze dell'URSS.
Nel 1971 gli era già stato conferito l'Ordine di Lenin, e nel 1966 l'Ordine della Bandiera Rossa per il Lavoro.
Tra i tanti altri riconoscimenti che Makarov si guadagnò nella sua lunga carriera, possiamo annoverare il Premio Mosin del 1963 e il Premio Statale in due occasioni – 1952 e 1967.
Makarov: un uomo e la sua pistola
Nikolaj Fedorovich Makarov non era solo un progettista armiero di grande talento, ma anche una persona straordinaria e modesta; al suo pensionamento, lo Stato sovietico gli garantì un "generoso" assegno di 1500 Rubli, ma Makarov – l'inventore di un'arma venduta in milioni d'esemplari in tutto il mondo per decenni – rifiutò qualsiasi tipo di beneficio o privilegio, sostenendo di avere "già abbastanza".
Il suo bene più prezioso era un'automobile, una Volga, regalatagli per il suo 60mo compleanno dai cittadini di Tula, e per la quale era stata scelta la targa "60-60".
L'intero ammontare del suo primo Premio Statale – 50.000 Rubli – Makarov la spese in regali per i parenti.
Per tutta la vita, e nonostante i ripetuti inviti, Nikolaj Makarov non divenne mai un membro del Partito Comunista dell'URSS; declinò sempre ogni richiesta sostenendo: “Non posso perdere tempo alle riunioni di Partito, ho da lavorare!”.
Nondimeno, ebbe sempre modo di dedicare abbastanza tempo alla sua famiglia: di tutte le sue invenzioni, quella che considerò sempre più utile fu una macchinetta per sigillare i barattoli di conserva, sviluppata dietro richiesta di sua moglie.
Era anche un uomo dedito a diversi hobby: amava infatti le automobili, la pittura, caccia, pesca, natura e sport.
I vecchi operai della IZHMECH "Baikal", ove la pistola di Makarov era (ed è ancora) prodotta e che lui dunque spesso visitava, ricordano come lui passasse quasi sempre le sue pause-pranzo sul campo di tennis aziendale, a sfidare i suoi colleghi del posto. Si vestiva peraltro in modo molto semplice, che rendeva facile scambiarlo per un comune operaio.
Nikolaj Fedorovich Makarov fu infine sconfitto da una lunga malattia il 13 maggio del 1988, e oggi riposa presso il primo cimitero municipale della città di Tula.