La storia del Reggimento
Con decreto regio del 23 luglio del 1692 il duca di Savoia Vittorio Amedeo II istituisce su 9 compagnie il Reggimento “Savoia Cavalleria” (3°), così chiamato per via che la sua base di reclutamento era la regione della Savoia. Nel 1692-3 viene subito impiegato in battaglia contro i francesi in Piemonte e nel Delfinato, come reparto di cavalleria pesante. Ne 1699 è disciolto ma viene rapidamente ricostituito nel 1701 per partecipare alla Guerra di Successione Spagnola. Nel corso del Settecento il “Savoia Cavalleria” prese parte a tutte le guerre, sia difensive che espansionistiche, combattute dallo Stato sabaudo.
Durante l’egemonia napoleonica in Europa il reggimento venne nuovamente smobilitato. Solo nel 1815 veniva ricostituito nell’ambito delle forze armate del regno di Sardegna. Nel periodo risorgimentale ritroviamo il Reggimento presente in tutte le Guerre d’Indipendenza e nel corpo di spedizione per la presa di Roma nel 1870. Durante il Primo conflitto mondiale venne impiegata, appiedata sul Fronte dell’Isonzo, inizialmente soltanto la sua 1497ª compagnia mitraglieri. Nell'agosto del 1916 insieme a tutta la III divisione di cavalleria prese parte alle operazioni per la conquista di Gorizia. Durante la ritirata di Caporetto, protesse il ripiegamento dei reparti di fanteria, ritardando l'avanzata delle truppe tedesche ed austro-ungariche.
Nel 1918 durante le fasi finali della battaglia di Vittorio Veneto, inseguendo le retroguardie asburgiche, una sua pattuglia entrava per prima a Udine. Il Reggimento ebbe due citazioni nel bollettino del comando supremo (i numeri 1264 e 1268) ed una medaglia di bronzo al valor militare. Nella Seconda guerra mondiale Savoia Cavalleria veniva dapprima impiegato per l'occupazione della Croazia nel 1941 e, nell'estate del medesimo anno, veniva inquadrato nell'ambito della III divisione celere e del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR), poi elevato ad Armata (ARMIR), agli ordini dal generale Giovanni Messe. A questo periodo risale l’azione militare più eroica compiuta dal Reggimento: la carica di Isbuscenskij.
La carica di Isbuscenskij
Isbuscenskij è una località che si trova in Russia su un ansa del fiume Don. Qui il 24 agosto del 1942 il Savoia Cavalleria, forte di un organico di 700 cavalieri, aveva posto il campo per la notte e si preparava a riprendere la marcia nel contesto operativo che prevedeva che tutto il raggruppamento truppe a cavallo, comprendente anche il Reggimento Lancieri di Novara e il Reggimento artiglieria a cavallo Voloire, si muovesse a tamponare la massiccia controffensiva sovietica scattata il 20 agosto.
I russi, passato il Don, avevano infatti travolto la Divisione di fanteria Sforzesca. Nella notte però tre battaglioni dell'812º Reggimento di fanteria siberiano, composto da circa 2.500 soldati e facente parte della 304ª Divisione di fanteria, avevano preso posizione in semicerchio a circa un chilometro dall'accampamento italiano, trincerandosi in buche fra i girasoli che li occultavano alla vista delle sentinelle del Savoia.
Prima di muoversi viene però inviata dagli italiani in avanscoperta una pattuglia che si accorge del nemico. Ai colpi sparati dagli esploratori del Savoia i sovietici rispondono con un intenso fuco di mitragliatrici e mortai che investe in pieno il quadrato italiano. Gli italiani a loro volta aprono il fuoco con gli obici delle batteria ippotrainate del Voloire. Il comandante del Savoia, Colonnello Bettoni Cazzago manda il 2º squadrone a caricare a fondo il fianco sovietico mentre frontalmente fa avanzare il 4° squadrone, il cui comandante, il Capitano Silvano Abba (medaglia d’oro al valor militare) verrà falciato da una raffica di mitra durante l’assalto.
I sovietici per la maggior parte sbandati hanno però ancora alcuni nuclei di fuoco che oppongono un’accanita resistenza è così si decide di impegnare anche il 3° squadrone. La carica, in cui rimasero uccisi tra gli altri il Maggiore Alberto Litta Modigliani ed il suo aiutante, il Sottotenente Emilio Ragazzi (entrambi furono decorati) spezza definitivamente la resistenza russa.
Le perdite degli italiani furono contenute con 32 cavalieri morti (dei quali 3 ufficiali), 52 feriti (dei quali 5 ufficiali), un centinaio di cavalli fuori combattimento. I sovietici ebbero 150 morti e circa 600 prigionieri. Furono catturati 4 cannoncini, 10 mortai e una cinquantina tra mitragliatrici ed armi automatiche.
L'audace azione dei cavalieri del Savoia tra l’altro contribuì ad allentare la pressione russa sul fronte del Don, permettendo il riordino delle posizioni italiane.
Per questa azione il Reggimento "Savoia Cavalleria" (3°) fu insignito della medaglia d'oro allo stendardo, furono concesse due medaglie d'oro alla memoria, due ordini militari di Savoia, 54 medaglie d'argento, 50 medaglie di bronzo, 49 croci di guerra e diverse promozioni per merito di guerra sul campo.
I sovietici però riuscirono a mantenere le teste di ponte sul Don e a lanciare nuove offensive. Il progressivo sgretolamento del fronte italo tedesco costrinse il Reggimento, come tutti i reparti italiani, ad una rovinosa ritirata durante la quale fu pesantemente decimato. Solo un piccolo nucleo riuscì a rientrare in Italia.
L’armistizio del 8 settembre 1943 colse il Reggimento in fase di ricostituzione. Nelle confuse giornate che seguirono al proclama di Badoglio e alla fuga del Re, un gruppo di squadroni appiedato del Reggimento prese parte alla difesa di Civitavecchia contro i tedeschi.
Il "Savoia Cavalleria" (3°) venne sciolto, ancora una volta, al termine della Seconda guerra mondiale.. Ma il 15 ottobre 1946 rinasce in forma embrionale sotto il nome di Gruppo Esplorante 3º Cavalieri al quale sono assegnati colori, fregio e numero del disciolto Reggimento. Ma è nel 1958 che l’unità si riappropria del sua denominazione tradizionale di “Reggimento Savoia Cavalleria” (3°). Nel 1992 viene ricostituito in Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º) e dal 1995 si trasferisce a Grosseto dove sostituisce il preesistente Reggimento "Lancieri di Firenze"(9º).
Il Reggimento oggi
Da settembre 2013 il “Savoia Cavalleria” con la riorganizzazione delle “forze di proiezione” è entrato a far parte della Brigata Paracadutisti “Folgore”, trasformandosi in unità di esplorazione a medio raggio, aviolanciata. Ha il suo quartier generale nella caserma Emanuele Beraudo di Pralormo di Grosseto.
Impiego tattico e armamento pesante, di squadra e individuale
L’impiego tattico sul campo del reggimento “Savoia Cavalleria” (3°) è quello di un’unità esplorante a medio raggio, aviolanciata. Il compito è quello di raccogliere le informazioni necessarie alla Brigata “Folgore” per lo sviluppo delle successive azioni delle unità di fanteria paracadutisti. Per questa attività il “Savoia Cavalleria” può contare sulle autoblindo B1Centauro e sui veicoli leggeri multiruolo VTLM Lince. Per quanto riguarda l’armamento individuale ogni cavaliere paracadutista è equipaggiato con fucile d’assalto Beretta ARX 160 e a seconda delle necessità di una pistola Beretta 92 FS. Il paracadute per l’aviolancio vincolato è il modello T-10 o in alternativa l'MC-1, dotati di una apertura di circa 10mq, paracadute principale e paracadute ausiliare, d’emergenza, hanno un peso complessivo di circa 18kg.
Le missioni all’estero e l’impiego in Italia
Dall’arrivo in Maremma il reggimento ha preso parte a numerose operazioni di pace: “IFOR/SFOR” operation in Bosnia (1996-1999); “Alba” operation in Albania (1997); “KFOR” operation in Kosovo (1999-2001); “Concordia” operation in Macedonia (2003);“Antica Babilonia” operation in Iraq, (2003-2004); Da Aprile 2005 a Giugno 2006, il reggimento ha, senza soluzione di continuità, distaccato un plotone alla Task Force RSTA (unità esplorante di livello battaglione) durante l’operazione “Antica Babilonia in Iraq.
Da Aprile 2006 ha inoltre distaccato permanentemente un plotone per l’operazione “Joint Enterprise” in Kosovo. Ufficiali del reggimento sono stati in più riprese inviati in Afghanistan presso il Comando multinazionale denominato Regional Command West presso Herat tra gli anni 2007 e 2010. Da ottobre 2007 a maggio 2008, da ottobre 2009 ad Aprile 2010 e da Ottobre 2012 ad Aprile 2013 Savoia ha partecipato all’operazione ONU in Libano, chiamata “Leonte”, per la quale ha ricevuto la Croce di Bronzo al Merito dell’Esercito.
Nel corso del 2015 un team di cavalieri paracadutisti ha preso parte all’operazione EUTM in Mali.
Nell’ambito delle attività di salvaguardia sul territorio nazionale “Savoia” sta partecipando all’operazione denominata “Strade Sicure” cooperando con le forze di polizia in diverse città (ad es. Firenze, Milano e Pitigliano).
Inoltre ha contribuito, con uno squadrone, alla Task Force “EXPO” in Milano al fine di concorrere alla sicurezza del sito dell’esposizione, mentre da aprile a luglio 2016 il reggimento ha distaccato un ulteriore squadrone sulla piazza di Roma nell’ambito della Task Force “Giubileo”.
Nel febbraio 2012: contingenti di personale e mezzi del Reggimento "Savoia Cavalleria" sono stati mobilitati per l'emergenza maltempo nelle province di Grosseto in particolare nella località di Pitigliano, Sorano e Castell'Azzara.
Il Museo del Savoia Cavalleria
All’interno dei locali del Circolo delle Sciabole, nella palazzina che ospita l’ufficio del comandante si trovano anche alcune sale dedicate al museo reggimentale che ospitano in un interessante percorso espositivo armi, uniformi e cimeli del Savoia Cavalleria (3°) e che ci raccontano la sua storia plurisecolare. Molte delle immagini che corredano questo articolo sono state scattate all'interno del museo.
Mezzi ed equipaggiamenti del Savoia, oggi
La B1 Centauro è un autoblindo cacciacarri con equipaggio di 4 uomini, armata con un cannone 105/52 Oto Melara e di 2 mitragliatrici Mg 42-59 da 7,62 mm.: una coassiale, una antiaerea, più 2 lancia fumogeni quadrupli. Un motore Diesel sovralimentato Iveco MTCA V6 da 520 HP ha il compito di spingere le 24 tonnellate del mezzo, che può raggiungere la velocità su strada di 108 km/h per un’autonomia di 800 km. La Centauro può contare su una corazzatura in grado di resistere a proiettili cal. 30 mm. (con corazze aggiuntive fino a 40 mm).
Il Trasporto truppe Puma
Il Puma è un veicolo trasporto truppe (APC) ruotato, leggero. Costruito dal dal CIO (Consorzio IVECO-Oto Melara) nella versione 4x4 o 6x6, è in grado di trasportare oltre l’equipaggio anche due esploratori oppure due incursori. Più piccolo della Centauro, è stato ideato per il combattimento in operazioni a bassa intensità durante le quali può essere impiegato per l'esplorazione tattica, attività nella quale fornisce il meglio di sé. Il Puma è tra l’altro facilmente occultabile, abbassando le parti mobili dello scafo e gli accessori (parabrezza, tranciacavi e portello del mitragliere). Molto versatile in ambienti operativi che prevedano il passaggio di questo veicolo in strette stradine, quali quelle dei villaggi del Medio Oriente. L’armamento è costituito da una mitragliatrice calibro di 5,56 – 7,62 oppure 12,7 millimetri in torretta (o ralla); lancia fumogeni. L’intero veicolo può poi costituire la piattaforma per i sistemi controcarro (Milan e Panzerfaust).
Il Veicolo tattico Lince
L'Iveco “Lince”, (Veicolo Tattico Leggero Multiruolo) è un mezzo blindato leggero (7,3 tonnellate a vuoto) aviolanciabile, in grado di trasportare un team operativo di 1+4, con 2 tonnellate di equipaggiamento. È propulso da un motore Iveco F1C con 4 cilindri in linea common rail a trazione integrale permanente, per una spinta massima di 90 km/h su strada e di 60 su sterrato attingendo da un serbatoio da 130 litri.
Questo veicolo tattico leggero ha come protezione standard una blindatura esterna leggera per l'abitacolo che assicura una protezione contro munizioni perforanti calibro 5,56 mm. e 7,62 mm. È garantita anche una completa protezione contro qualsiasi tipo di mina antiuomo grazie ad una piastra corazzata a "V" sul fondo del veicolo che consente di deflettere l'onda d'urto dell'esplosione verso i lati riducendo le sollecitazioni trasmesse all'abitacolo ed evitare che le schegge penetrino all’interno. In più sono disponibili dei kit di corazzatura che possono essere montati in circa 10 ore/uomo e comprendono una blindatura modulare dell'abitacolo che consente di resistere a colpi perforanti calibro 12,7 mm. e 14,5 mm. Una ulteriore piastra corazzata sul fondo offre una adeguata protezione anche contro le mine anticarro. Esistono anche kit ideati per il guado di corsi d'acqua, grazie ai quali la scocca viene alzata e le prese d'aria motore vengono sopraelevate.
Il fucile d'assalto Beretta ARX 160
Il fucile d’assalto in dotazione al Savoia cavalleria (3°) è l’ARX 160 della Beretta in 5,56x 45 mm Nato. Parte del progetto Soldato Futuro, quest’arma è una evoluzione del Beretta AR 70/90 e del Beretta SC 70/90 ed è realizzato quasi completamente in polimeri che hanno permesso una notevole riduzione del peso del fucile, che si aggira sui 3kg. Altre novità: la possibilità di cambiare la canna velocemente e senza attrezzi e quella di rendere l’arma ambidestra, ruotando semplicemente di 180° la manetta di armamento Il calcio è regolabile in lunghezza ma non ripiegabile. Il lanciagranate 40 mm GLX 160 poi, costituisce un accessorio fondamentale per l’ARX 160. Per ulteriori dettagli sul Beretta ARX 160 vi invitiamo a leggere la prova da noi realizzata qui: Beretta ARX160
Baionetta Fulcrum E.I.
La dotazione individuale degli uomini del Savoia Cavalleria comprende anche la baionetta Fulcrum E.I. prodotta dalla Extrema Ratio per l’esercito italiano. Deriva dall’esperienza maturata in Afghanistan nell’impiego del coltello multiruolo Fulcrum E.I. con ottimi risultati.
Così lo si è modificato senza perdere quelle caratteristiche che lo hanno fatto apprezzare ai nostri militari sul campo per poterlo inastare con attacchi e guardia sul fucile in dotazione: il Beretta ARX160. Rispetto al coltello Fulcrum la baionetta in pratica presenta una lama trancia – filo e un sondino opzionale per il rilevamento di mine. La lama è in grado di sopportare carichi a rottura superiori ai 150 Kg, la punta è robustissima ed il profilo permette di lavorare a lungo con il coltello senza intaccare l’affilatura dell’ultima sezione, che garantisce, con l’affilatura parziale presente sul dorso, di conservare una discreta capacità di penetrazione anche contro obiettivi protetti da indumenti pesanti, buffetteria e protezioni balistiche morbide. Peso della lama e baricentro avanzato permettono lo svolgimento di lavori da campo anche pesanti. Il fodero contiene un affilatore di lama e presenta uno sgancio rapido che consente l’impiego della baionetta anche come trancia-cavi senza dover smontare il cinghiame. Il fodero è in cordura Camo Italia con sistema di fissaggio di sicurezza alla coscia per lanci paracadutati.
Lo stemma e il motto del Reggimento
Scudo: Partito. Nel 1º di porpora al puledro allegro d'argento, inalberato e rivoltato; nel 2º d'azzurro all'albero troncato, legato e rifiorente, terrazzato di verde. Sulla partizione uno scudetto d'oro all'aquila di nero dal volo abbassato, rostrata di rosso. Il tutto abbassato da un capo d'oro al quartier franco d'azzurro caricato dall'arma di Ucraina d'oro. D.P.R. 18 giugno 1971.
La presenza nello stemma di un albero con i rami recisi, che rifiorisce ugualmente, simboleggia la rinascita del reggimento dopo che fu sciolto con la forza dai francesi durante la Guerra di Successione Spagnola (1701-1713). “Savoje bonnes nouvelles”, il motto del reggimento, deriverebbe da un episodio avvenuto durante la stessa guerra, e in particolare durante l’assedio franco-spagnolo a Torino, quando una staffetta portaordini del Savoia Cavalleria, pur gravemente ferita alla gola , riuscì ad annunciare a Vittorio Amedeo la vittoria sugli avversari. Il duca avrebbe esclamato appunto: "Savoye, bonnes nouvelles" (Savoia, buone notizie). Alla stesso episodio sarebbero riconducibili alcuni elementi storici della divisa del Savoia Cavalleria: il filetto rosso che nel passato ha bordato il bavero nero dello stesso reggimento o l'attuale cravatta, simboleggerebbero il sangue che arrossò il colletto dell'ignoto portaordini.