Nato nel 2014 dalla fusione di alcune delle più importanti realtà armiere russe, il "Gruppo Kalashnikov", o "Consorzio Kalashnikov" (in russo "Concern Kalashnikov") è uno dei principali produttori d'armi al mondo, sia per gli impieghi venatori che sportivi e militari.
Pur avendo raddoppiato la produzione agli inizi del 2014, nel corso dello stesso anno l'azienda ha dovuto sopportare dei colpi molto pesanti: non solo la sua produzione militare risulta poco richiesta sui mercati internazionali − molti Paesi dell'ex-Patto di Varsavia sono ormai allineati con l'occidente, mentre altre nazioni che storicamente acquistavano armi dalla Russia non ritengono più la piattaforma AK/AKM al passo coi tempi rispetto alle tecnologie disponibili e alle necessità della guerra moderna − ma il fucile d'assalto A545/6P67 proposto dalla concorrente ZID sarebbe in vantaggio sul Kalashnikov AK12 nell'ambito del program "Ratnik", portato avanti dallo stesso governo russo per individuare un fucile d'assalto di nuova generazione con cui dotare le sue Forze Armate.
A metà dell'anno, inoltre, il "Gruppo Kalashnikov" si è visto chiudere di botto i mercati civili più proficui (Europa, Stati Uniti e Canada) per quanto riguarda le esportazioni delle armi sportive, venatorie e difensive, nell'ambito delle sanzioni che hanno colpito l'industria bellica russa per il coinvolgimento di Mosca nella situazione in Ucraina.
Numerose fonti suggeriscano che la concomitanza di fattori stia causando una considerevole perdita d'introiti al "Gruppo Kalashnikov", che già nei mesi scorsi aveva annunciato alcune strategie di rilancio − investimenti nel settore delle tecnologie di produzione, privatizzazione di un ulteriore Stock di quote azionarie − che la maggior parte degli osservatori, tuttavia, aveva identificato come tentativi di aggirare le sanzioni internazionali.
Le fonti stampa locali ed internazionali − tra cui la BBC, il Moscow Times, Russia Today ed altre − sono dunque rimaste sorprese dell'evento con cui, lo scorso martedì 2 dicembre, il Gruppo Kalashnikov ha annunciato la sua nuova strategia di mercato e la sua nuova immagine aziendale.
Nel corso dell'evento, l'azienda ha presentato un nuovo logo ed un sito Internet rinnovato; ha inoltre annunciato l'imminente lancio di alcuni nuovi prodotti destinati tanto al mercato militare quanto a quello civile, almeno nazionale (ad esempio la carabina semi-automatica SAIGA-9 calibro 9x19mm e il fucile semi-automatico MR-155K calibro 12 con alimentazione a caricatore prismatico). È stata inoltre delineata la strategia di diversificazione del Brand e della produzione: il marchio "Kalashnikov" sarà usato per le armi militari, il marchio "Izhmash" per quelle sportive e il marchio "Baikal" per quelle da caccia.
Nel corso dell'intervista, Sergei Chemezov − amministratore delegato del colosso statale russo ROSTEC, che controlla la maggioranza del pacchetto azionario del "Gruppo Kalashnikov" − ha ammesso dinanzi al giornalista Matthew Bodner del Moscow Times che l'azienda sta attraversando un "periodo di difficoltà" a causa della "perdita dei mercati occidentali", ma che al contempo starebbe mirando a migliorare le sue vendite nell'area Asia-Pacifico, in Sud America e in Africa, oltre a "premere sul pedale" delle vendite nazionali: in Russia il "Gruppo Kalashnikov" copre il 95% del mercato armiero civile, ed intende consolidare se possibile ancora di più questo vantaggio portando i suoi volumi produttivi a 300mila esemplari prodotti all'anno.
Tuttavia, Chemezov ha anche ammesso di essere cosciente del fatto che, per competere con i grandi nomi dell'industria armiera occidentale, all'azienda serve un Brand riconoscibile: è questo il motivo del rinnovamento d'immagine e del pianificato lancio, per il futuro, di una linea di capi di vestiario tattici e da caccia a marchio, nonché di una serie di accessori da sopravvivenza e venatori, dai coltelli da caccia in giù.
La nuova strategia di mercato e il Rebranding avrà un costo per l'azienda di 20 milioni di rubli (375mila dollari USA, poco più di 305mila Euro), e s'inserisce in un piano d'investimenti da 4,5 miliardi di rubli (85 milioni di dollari USA, poco più di 69 milioni di Euro); Alexei Krivoruchko, amministratore delegato del "Gruppo Kalashnikov", ha dichiarato che l'azienda (il cui nuovo slogan è "A difesa della pace"!) punta così a diventare il principale produttore di armi civili e militari al mondo per il 2020.
L'opinione di molti osservatori indipendenti nel campo dell'industria armiera, tuttavia, è che questa non sia altro che "una rinfrescata al trucco" costosa ed inutile per il consorzio armiero russo, che avrà bisogno di molto più di questo per uscire dalla crisi.
L'80% del volume produttivo del "Gruppo Kalashnikov" è assorbito dai mercati esteri; l'azienda avrà pure nei piani l'aumento produttivo a 300.000 pezzi all'anno, ma le sanzioni internazionali le impediscono di onorare il contratto per ben 200.000 pezzi che era stato concluso con i suoi distributori USA e canadesi, e nel corso del 2013 ha prodotto "solo" 140.000 pezzi; secondo il Centro per l'Analisi Tecnologica e Strategica di Mosca, il "Gruppo Kalashnikov" avrebbe chiuso il bilancio 2013 con un passivo di 1,7 miliardi di rubli (31 milioni di dollari, poco più di 25 milioni di Euro).
I mercati a cui l'azienda sembra ora volersi rivolgere − Asia-Pacifico, Sud America, Africa − hanno da tempo espresso la loro preferenza in grande maggioranza per la produzione locale delle loro armi militari, o per l'importazione dalla Cina o dall'occidente. Inoltre le leggi sulle armi vigenti in tali nazioni sono molto più restrittive di quelle statunitensi ed europee, di fatto una barriera insormontabile per la maggior parte dei prodotti civili del gruppo; e lo stesso mercato interno russo presenta delle restrizioni molto rigide.
Insomma, per un'azienda che − come ammesso dallo stesso Krivoruchko in occasione dell'evento − presenta un patrimonio tecnologico che per oltre il 90% sarebbe ormai obsoleto, forse una nuova immagine aziendale non era la prima cosa a cui pensare...