Sono in posta, per il pagamento del bollettino postale. L’addetto mi dice: “Ha dimenticato di inserire la causale”.
Gli rispondo: “Ah, ha ragione; è per il rinnovo del porto d’armi”.
Un ragazzo sulla ventina, in fila allo sportello a fianco, emerge dal suo smartphone, e mi guarda schifato e terrorizzato.
Gli rispondo con un sorriso: “…e mangio anche i bambini”.
Lui si irrita e torna ad inabissarsi nello smartphone.
Sul lavoro, una mia collega mi chiede che hobby ho. Le dico: “Beh, vado in moto, al poligono, mi piace leggere e cucinare”.
Risposta: “Ahhggg, il poligono!!” e le si spegne il sorriso.
Sono arrivato al punto di dover nascondere la rivista Armi e Tiro arrotolandola, perché alcuni vicini di casa mi hanno quasi tolto il saluto.
E potrei raccontarne molti altri, ma penso basti.
Allora, mi chiedo: come è possibile che le persone abbiano reazioni così immediate, viscerali, e soprattutto, automatiche. Da esperimento del Cane di Pavlov.
Hanno il terrore di una cosa che non conoscono, di cui hanno (dis) informazioni solo per sentito dire, di cui si sono fatti opinioni senza sapere come e perché, ed equiparano dei legali utilizzatori a dei terroristi.
Cosa succede nella testa delle persone? Riuscire a ottenere una cosa del genere, richiede una vera arte.
Perché uscire dalla zona di comfort
Che bello frequentare solo appassionati di armi, discutere solo con loro. Ma come faccio a capire perché un’auto non funziona, se smonto e rimonto solo le auto che funzionano? Ho letto uno dei libri più importanti “contro le armi”. Non cito neppure il titolo, per non fargli pubblicità. Osservo alcuni “osservatori”… e organizzazioni pacifiste. Sì, sono un lurker. Praticamente, un guardone … dei gruppi anti-armi.
La cosa inizialmente mi ha richiesto molto autocontrollo, è necessario farsi violenza e tenersi da parte il Maalox. Ma se voglio capire quali sono i meccanismi con cui ci tappano sempre la bocca, e ci riescono purtroppo. I motivi per cui nei talk show non si riesce mai ad attuare una comunicazione oggettiva sugli argomenti a noi cari. Molti di voi avranno avuto esperienza di qualche “interazione” con un anti-armi/anti-legittima difesa. Porti argomenti, dati, fatti, numeri, statistiche verificabili, studi… Niente. Efficacia pari a zero: il disarmista-tipo ignora completamente ogni evidenza contraria al suo Modello del Mondo. Dopo di che, risponde sempre con le stesse frasi, poi scredita e insulta o almeno, “banna”. Quindi è necessario uscire dalla zona di comfort. Perché? Per portare a livello consapevole e poi smascherare i meccanismi, i processi con cui ci screditano, poi azzopparli, riformarli, ristrutturarli. Quindi si, è fondamentale un salto di strategia. Prima che ci portino via tutto.
Il salto
Quello che vedo, e ho intuito, è che i Media, e le “organizzazioni” antiarmi, utilizzano degli schemi retorici ricorrenti di interazione e di comunicazione. Le stesse omissioni, informazioni sbagliate o nascoste, intossicate, distorte, con caratteristiche analoghe in tutti i gruppi.
Questi schemi hanno strutture e forme che portano la mente del lettore/destinatario, completamente fuori strada. E la rendono immune ad ogni prova contraria.
Le strutture utilizzate non sono per nulla casuali, purtroppo. Ne ho parlato nel libro “Armi, Disinformazione e Mass Media”.
Derivano principalmente dalla Programmazione Neuro Linguistica, dal Milton Model, dall’Ingegneria Sociale e in taluni casi, dalle guerre informative (InfoWar e PsyWar). Detta in semplice, utilizzano strategie, stratagemmi, tecniche per fuorviare, manipolare, modificare, la mente del lettore/destinatario. E a livello inconscio.
Capite bene, che tra i destinatari di telegiornali, quotidiani e altri media, ci sono anche i magistrati che decidono in un processo ex art 52 CP. Sono umani anche loro, non sono superuomini, e pure loro hanno un inconscio. Sono stratagemmi per installare delle convinzioni sbagliate, a livello subconscio/inconscio. “Oh, reagisco così, armi cacca-pupù, ma non so perché e come ci sono arrivato”. Ecco perché gli argomenti logici non funzionano, e non è un caso.
Per questo credo che sia utile conoscere i “ferri del mestiere” dei Media Mainstream quando parlano di armi e difesa, e delle organizzazioni antiarmi o di sedicenti analisti. Perché sanno usare benissimo questi “ferri del mestiere”, quasi da Spin Doctor. Ovviamente non ci interessa tanto il cosa dicono, ma il come, cioè il processo con cui deformano la realtà.
Parleremo quindi di contro-strategie per lo smontaggio e la demistificazione della retorica deformante antiarmi. Queste deformazioni e mistificazioni sono già diventate stigma sociale: noi siamo brutti e cattivi e pericolosi. Ma la notizia peggiore, è che queste alterazioni mistificanti, e solo queste, finiscono su “Tavoli”, “Osservatori”, poi, diventano proposte di legge (Amati Granaiola… e Verini). Dopo, norme di legge, direttive europee e circolari ministeriali.
Il discorso non si esaurisce certo qui, ma continuerà in un prossimo articolo.
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