Lo scorso giovedì 10 settembre il "Consorzio Kalashnikov" ha annunciato l'accettazione, da parte del Rospatent (l'Ufficio Federale Russo per i Brevetti), il deposito del marchio Kalashnikov- Калашников, che è dunque da ieri ufficialmente brevettato e protetto nella Federazione Russa.
Il deposito del cognome del militare ed ingegnere armiero russo Mikhail Timofe'evič Kalashnikov − deceduto il 23 dicembre del 2013 e famoso per aver progettato quello che è il più famoso fucile d'assalto al mondo − è il primo passo in una campagna che il Concern Kalashnikov intende portare avanti su scala globale per la tutela della sua proprietà intellettuale.
«La registrazione del marchio in Russia è un evento storico, nonché il trampolino di lancio del nostro sforzo per consolidare e difendere il nostro brand sia in Russia che all'estero», ha dichiarato Alexey Krivoruchko, presidente del consiglio d'amministrazione del Concern Kalashnikov.
«Stiamo attualmente espletando le formalità relative alla proprietà di marchi relativi a diverse tipologie di prodotti in tutto il mondo, e perseguiremo aggressivamente tutti i "pirati" che tenteranno di trarre illegittimamente profitto dal nostro brand».
Parimenti decise le parole di Patrick Jephson, esperto di gestione della reputazione aziendale:
«Kalashnikov è un marchio conosciuto in tutto il mondo, e la sua registrazione è un importante passo nella sua protezione. Come già accade con altri brand internazionali quali Cartier o Apple, i "pirati" tenteranno di approfittare illegittimamente della sua reputazione, al contempo danneggiandone la forza. Il Concern Kalashnikov può ora muoversi con fermezza contro la produzione illegittima, e rafforzare il suo brand sul lungo periodo».
Di proprietà della corporazione statale russa ROSTEC per il 51% e di investitori privati per il 49%, il Concern Kalashnikov è il principale produttore di armi leggere in Russia: creato come "ombrello" per numerose aziende pre-esistenti del settore, attualmente produce armi militari sotto il brand Kalashnikov (ex IZHMASH) e armi civili da caccia, da tiro sportivo e da difesa sotto il marchio Baikal.
Altri due brand annessi − ZALA Aero e Euroyachting/Рыбинская верфь − si occupano rispettivamente della produzione di UAV e imbarcazioni ad uso sia civile che militare.
In ambito corporativo, com'è noto i marchi registrati sono un indicatore di qualità del prodotto e fanno da "guida all'acquisto" per il compratore; "Kalashnikov" è un nome conosciuto in tutto il mondo per quanto riguarda i prodotti del comparto armiero, così com'è noto che Mikhail Kalashnikov sviluppò le sue armi presso la Izhmash, oggi Concern Kalashnikov.
In questo modo l'azienda di Izhevsk pensa di poter tutelare, in futuro, la sua proprietà intellettuale. Da molto tempo, infatti, il gruppo conduce una guerra contro i "pirati" − ovvero le aziende che, soprattutto fuori dalla Russia, producono piattaforme d'arma sviluppate presso la IZHMASH senza una licenza diretta.
Chi vi scrive, tuttavia, è di un parere leggermente diverso.
Se con il deposito e la protezione del marchio Kalashnikov l'azienda pensa di poter impedire ad altri soggetti commerciali l'uso delle denominazioni di armi che lo comprendono (AK ed AKM, per intenderci), ciò non costituirà un grande svantaggio per la concorrenza, che già oggi non usa tali nomi per i suoi derivati "Kala"; in ogni caso, si potrebbe obiettare sotto molti punti di vista la possibilità di tutelare a livello legale una denominazione così nota e comune.
Se invece tale mossa fosse in effetti mirata ad impedire alle aziende concorrenti di proseguire la produzione di cloni AK/AKM, si può ben sostenere che la strategia percorsa sia completamente sbagliata.
Furono infatti la stessa IZHMASH e lo Stato sovietico, ai tempi della Guerra Fredda, a distribuire a piene mani armi di derivazione AK/AKM e spesso anche le tecnologie e le conoscenze tecniche necessarie alla loro produzione a pressoché qualsiasi paese fosse interessato; a guardare tale mossa dalla prospettiva della Russia capitalista di oggi, si trattò di un un "errore strategico" a cui è impossibile rimediare.
Inoltre, in molti Paesi (tra cui gli Stati Uniti) è impossibile depositare brevetti, e riconoscere brevetti internazionali, per prodotti che siano stati disponibili sul mercato senza esserne protetti per un certo periodo di tempo.
Per un'azienda che è in questo momento impossibilitata a vendere su molti mercati a causa delle sanzioni internazionali, il cui patrimonio tecnologico sarebbe obsoleto per oltre il 90% e la cui linea di prodotti, sia sui mercati civili che professionali, sta perdendo competitività ed attrattiva in favore delle controparti statunitensi, europee ed asiatiche, forse la strada del rilancio dovrebbe essere ricercata altrove.