Il 7-8 maggio del 1945 la Germania firma la resa incondizionata, dopo che i vertici del partito nazista, determinati a combattere fino all’ultimo uomo e fino all’ultima cartuccia, si sono suicidati o si sono dati alla fuga.
Ma non è così semplice; quasi 2 milioni sono ancora i soldati della Wehrmacht in armi in tutta Europa. In Danimarca i tedeschi si erano arresi già il 4 maggio quando il Feldmaresciallo britannico Bernard Law Montgomery riceve dai Generali Hans-Georg von Friedeburg e Hans Kinzel la resa incondizionata di tutte le forze in Olanda, nella Germania nord-occidentale e in Danimarca, comprese le forze navali.
Il governo danese ottiene dagli inglesi la concessione di alcuni prigionieri di guerra per sminare le coste della Danimarca, solo quando l’ultima mina sarà disinnescata potranno tornare a casa. Gli ordigni di ogni tipo, anticarro, antiuomo, antinave ammontano a più di 2 milioni. Il film racconta di un gruppo di 14 prigionieri che è incaricato di bonificare una zona di costa danese. I tedeschi del gruppo, come per la maggior parte degli oltre 24.000 che furono impiegati nelle operazioni di sminamento (più della metà dei quali non tornò mai in Germania), sono dei ragazzini che Hitler ha mandato in guerra negli ultimi giorni del Reich, che poco o nulla sanno di mine o congegni simili.
A comandare il gruppo c’è il sergente Rasmussen, un veterano danese proveniente dai paracadutisti. È un uomo duro, che all’inizio odia profondamente i tedeschi che ha dovuto combattere per anni. Poi però man mano che passa il tempo, la durezza iniziale si scioglie e inizia a prendersi cura di loro. Sarà sempre più chiamato a fare il padre e a difenderli dai soprusi dei suoi commilitoni o della gente del posto piuttosto che a comandarli duramente.
Il film si gioca tutto sulla capacità di andare oltre le divise portate, di ricostruire dei rapporti che la guerra aveva distrutto. Così con una fotografia di notevole livello, con queste spiagge candide e silenziose dove la drammaticità della guerra riporta alla realtà lo spettatore quando inevitabilmente molti dei ragazzi muoiono perché pur sempre di mine si tratta, il film scorre via fino alla promessa fatta dal sergente che una volta finto il lavoro di sminamento sarebbero tornati a casa… Ma veniamo alle armi del film.
Ovviamente tranne qualche scena dove si vede il sergente Rasmussen tirare fuori la sua pistola di ordinanza, l’attenzione del film è sulle mine. L’arma da fianco di Rasmussen è una Bergmann-Bayard, una pistola semi-automatica tedesca prodotta su licenza in Belgio poi in Danimarca dal 1922 al 1935; calibro 9, 6-10 colpi nel caricatore, per un raggio di tiro di 100 metri, un peso di 1,020 grammi e una lunghezza complessiva di 254 mm. Venendo invece alle mine gran parte di quelle che i ragazzi devono disinnescare sono delle Tellermine 42 di produzione tedesca. Questo tipo di mina anticarro fu sviluppata per rimediare ai problemi di mancata detonazione per sovrapressione del modello 35. Si riconosce facilmente dalle otto costole presenti sul piano superiore. Al centro di quest’ultimo vi era il detonatore sigillato da un tappo in acciaio prestampato. Tra il piatto e la carica esplosiva si trovava un vuoto d'aria, con un forte sostegno a molla al centro del piatto stesso. Con questa mina venivano impiegati indifferentemente sia il detonatore T.Mi.Z.42 che il T.Mi.Z.43
La pressione di attivazione poteva essere regolata da 100 a 180 kg. Pesava 9,1 kg era alta 10,2 cm con un dimetro di 32,4 cm. Era caricata con 5,5 kg di TNT. Nel film si semplifica abbastanza l’operazione di disinnesco, in quanto si fa vedere che bastava rimuovere il detonatore superiore per disattivare l’ordigno. In realtà la Tellermine 42 poteva avere altri due detonatori per l’antirimozione. Uno lateralmente e uno sul fondo. Se attivati era impossibile disinnescare la mina svitando il tappo che sigillava il detonatore superiore. Altro ordigno con cui si trovano ad avere a che fare i protagonisti di Land of Mine sono le Schu-mine 42 (scarpa-mina), nota anche come Schützenmine 42; era una mina anti-uomo tedesca.
Si trattava di una semplice scatola di legno con un coperchio a cerniera contenente un blocco di 200 grammi di TNT e un detonatore del tipo ZZ-42 . Di piccole dimensioni e di facile produzione; data la piccolissima quantità di ferro contenuta nel detonatore era di difficile individuazione tramite metal detector. La Shu-mine non uccideva ma mutilava il malacapiatato che ci fosse finito sopra. Sempre anti-uomo le Stokmine; se ne vedono diverse nel film. Erano mine con corpo cilindrico in acciaio e calcestruzzo. Cento grammi di Bohrpatrone 28 venivano inseriti nel corpo attraverso la base con un detonatore un ZZ35 o ZZ42 che veniva avvitato attraverso il foro superiore. La mina veniva fissata su un palo di legno che serviva a tenere anche il Bohrpatrone a posto.
Concludiamo con una curiosità: nel film il plotone di sminatori è comandato dal sergente Rasmussen, dell'esercito danese, ma nella realtà storica queste operazioni furono comandate da ufficali tedeschi sotto il controllo dell'esercito britannico. Questo espediente narrativo nulla toglie alla potenza di un film che ripropone un periodo dimenticato e ancora oggi controverso della storia Danese.