Bene, partiamo dalla conclusione: la buona notizia è che tutto questo conferma appieno ciò che alcuni sospettavano e altri già sapevano - l'obiettivo ultimo dell'Unione Europea è quello di tutelare la "sicurezza pubblica" attraverso un'agenda ideologicamente impostata contro le armi da fuoco. La cattiva notizia è che qualsiasi paese europeo che non voglia accettare questa ideologia dovrà soccombere.
La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha infatti respinto il ricorso della Repubblica Ceca contro la direttiva UE del 2017 che limita la detenzione e l'uso di armi da fuoco, il cosiddetto "Gun-ban". Nel marzo del 2017 il Parlamento Europeo a Strasburgo aveva votato a favore della modifica della Direttiva europea 477 del 1991 (direttiva UE sulle armi da fuoco) che introduceva ulteriori restrizioni per i detentori legali di armi da fuoco, in particolare imponendo regole più severe per "le armi da fuoco più pericolose, disattivate e semiautomatiche".
Una semplice domanda: le armi da fuoco legali sono "l'origine del terrorismo"?
Il pretesto della UE per l'iniziale politica anti-armi è stato quello di "combattere il terrorismo internazionale e i reati gravi, per il mantenimento della sicurezza pubblica ", nonostante il fatto che nessun attacco terroristico in Europa sia mai stato commesso con armi da fuoco legalmente possedute/acquistate (figuriamoci con quelle "disattivate") e la stragrande maggioranza delle armi da fuoco utilizzate dai criminali provenga dal mercato illegale o nero.
Con alcune delle leggi sulle armi più liberali d'Europa e circa 800.000 armi da fuoco detenute legalmente su una popolazione di appena 10 milioni di abitanti,
la Repubblica Ceca aveva denunciato le violazioni dei principi di attribuzione, di proporzionalità, di certezza del diritto, di tutela del legittimo affidamento e di non discriminazione.
Per usare le parole di Milan Chovanec, ministro degli interni ceco, "
una punizione così massiccia dei detentori di armi per bene è inaccettabile perché vietare le armi detenute legalmente non ha niente a che fare con la lotta al terrorismo".
Tra l'altro, i cechi hanno anche contestato il fatto che
le nuove restrizioni fossero basate su studi fuorvianti e che non fosse stata condotta alcuna "valutazione d'impatto" prima dell'adozione della direttiva.
La Repubblica Ceca è stata sostenuta nel ricorso da Ungheria e Polonia, mentre il Parlamento europeo e il Consiglio sono stati sostenuti dalla Francia e dalla Commissione europea.
La UE sa cosa è bene per noi....
La Corte di giustizia europea ha respinto il ricorso della Repubblica Ceca contro la direttiva che rafforza i controlli sull'acquisto e la detenzione di armi da fuoco sostenendo che "il legislatore dell’Unione non ha ecceduto il potere discrezionale conferitogli” e che “le misure censurate non appaiono, alla luce delle suddette analisi e raccomandazioni, manifestamente inadeguate rispetto agli obiettivi di garantire la sicurezza pubblica dei cittadini dell’Unione e di facilitare il funzionamento del mercato interno delle armi da fuoco ad uso civile".
Per quanto riguarda la valutazione d'impatto, affermano che "l’omissione di una valutazione d’impatto non può essere qualificata come una violazione del principio di proporzionalità quando il legislatore dell’Unione si trova in una situazione particolare che richiede di farne a meno" . Sembra di sentire: “Voi sarete assimilati. La resistenza è inutile”, vero?
La sentenza con cui la Corte di giustizia europea ha respinto il ricorso ceco non è affatto una sorpresa. La Corte è solo una parte del medesimo meccanismo : in pratica, è la UE che dà ragione a se stessa. Le conseguenze, al contrario, sono un po' più allarmanti.
Significa che la UE rivendica il diritto di varare qualsiasi legge sulle armi - o meglio, bando delle armi - che vuole e gli Stati membri possono solo obbedire. Perché la UE sa cosa è bene per noi...
Questo delirio orwelliano è tanto più preoccupante in quanto la UE sta attualmente portando avanti altre azioni palesemente anti-armi come il " bando del piombo " e nei prossimi mesi sono previste altre misure. A loro non interessano i dati, gli studi o il buon senso. Vogliono solo portarci via le nostre armi da fuoco detenute legalmente – un poco alla volta, in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento, con qualsiasi mezzo. Diciamolo forte e chiaro: è un atto politico, non legale.