La tutela del diritto dei privati cittadini a detenere armi − per la caccia, per la pratica del tiro sportivo, per la difesa dalle aggressioni criminali o per la salvaguardia della libertà e della democrazia nel proprio Paese − passa inevitabilmente attraverso uno sforzo che dev'essere comune e condiviso a livello internazionale.
Di fronte a spinte disarmiste che vengono, oltre che dai vari ambienti politici e d'opinione nazionali, sempre più anche da organizzazioni internazionali (si pensi ad UE ed ONU), è più che mai importante che tutte le associazioni che si battono per il diritto dei cittadini onesti di detenere e portare armi forgino alleanze in nome dell'unità d'intenti, in modo da rendere più facile, in maniera uniforme, la vita dei possessori e degli appassionati d'armi a livello quanto più possibile globale.
È in questo che credono l'Associazione Utilizzatori delle Armi (AUDA) e l'associazione russa per il diritto alle armi nota come "Pravo na Oruzje" («Право на оружие», tradotto letteralmente proprio come "Diritto alle armi"), che lo scorso sabato 20 settembre hanno stretto un importante accordo per la collaborazione internazionale in fatto di Gun Rights.
La firma dell'accordo è avvenuta a Mosca, a margine di un congresso tenutosi presso il Museo tecnico "Vadim Zadorozhniy" − una delle tante iniziative aperte al pubblico che l'associazione «Право на оружие» patrocina per perorare la sua causa presso l'opinione pubblica russa.
L'accordo è stato firmato dal presidente di AUDA, Maurizio Piccolo, e dalla presidentessa di «Право на оружие», Maria Butina, che non è nuova a questo genere di eventi: ALL4SHOOTERS.COM l'ha infatti intervistata lo scorso marzo in Germania, in occasione della sessione plenaria 2014 del World Forum on Shooting Activities (WFSA) tenutasi presso il centro fieristico di Norimberga alla vigilia dell'apertura della 41ma edizione di IWA & OutdoorClassics.
Nell'accordo, redatto in inglese e russo, si legge che le due associazioni:
«[...]riconosciuta l'identità di vedute e il coincidere degli scopi riguardo alla difesa del diritto dei cittadini di possedere armi, stipulano un accordo di collaborazione e dichiarano la loro intenzione di unire le loro risorse e i loro sforzi per raggiungere i propri obiettivi congiuntamente.»
La stipula dell'accordo con l'associazione russa per il diritto alle armi fa di AUDA la prima associazione italiana "pro-armi" ad avventurarsi in un così importante passo per la difesa dei nostri diritti, e porta ancora una volta alla ribalta «Право на оружие» a livello internazionale: dell'associazione presieduta da Maria Butina, infatti, si è occupata − seppure in chiave non esattamente positiva − anche la stampa statunitense, e gli sforzi di «Право на оружие» sono stati citati dalla NRA.
Pur essendo ancora giovane e di dimensioni limitate, infatti, l'associazione russa è in continua crescita, e cosa più importante, è estremamente dinamica: nel corso dell'anno, infatti, «Право на оружие» organizza non solo manifestazioni, ma anche numerosi eventi aperti al pubblico con l'intento di sensibilizzare la popolazione e di diffondere la cultura armiera e le nozioni del maneggio delle armi.
In Russia, come nella maggior parte dei paesi dell'ex-URSS ed oggi inquadrati nella Comunità di Stati Indipendenti, vige ancora il servizio militare obbligatorio. Allo stesso tempo, però, le leggi sul possesso privato d'armi sono molto restrittive: le licenze per le armi lunghe a canna rigata sono concesse solo dopo cinque anni di possesso ed uso di fucili a canna liscia "senza incidenti"; altresì vige ancora oggi la totale proibizione del possesso di armi corte (pistole o rivoltelle).
La legittima difesa è riconosciuta automaticamente solo quando ha luogo all'interno delle mura domestiche, mentre per il porto difensivo sono consentiti solo spray al peperoncino e pistole a limitata capacità offensiva, che usano cartucce a gas per propellere pallettoni in gomma ad effetto traumatico la cui efficacia contro aggressori sotto l'effetto di sostanze che alterano la percezione − alcool o stupefacenti − si è spesso rivelata molto limitata. Anche in tal caso, resta comunque molto difficile, per un cittadino russo che si trovi a doversi difendere da un'aggressione subita al di fuori della propria abitazione, vedersi riconosciute dalle autorità giudiziarie le proprie ragioni.
Nonostante tanti rigidi paletti, la Russia resta il paese del continente euroasiatico col più alto numero di omicidi: 9,2 ogni 100000 abitanti, ovvero 13120 omicidi nel solo 2012, l'ultimo anno per cui si hanno dati ufficiali. A titolo di mero esempio, in Italia, ove le leggi sulle armi sono più liberali, nello stesso anno si sono registrati 530 omicidi, pari a 0,9 ogni 100000 abitanti: lo stesso tasso di Austria, Olanda, Nuova Zelanda, Corea del Sud, e di solo 0,1 ogni 100000 superiore a quello della Germania, che però ha registrato 120 omicidi più dell'Italia nello stesso periodo.
Pare dunque evidente come sia «Право на оружие» che AUDA possano trarre vantaggio dalla collaborazione: la prima, per dimostrare come di fronte ad un'insicurezza così diffusa sia necessario consentire ai cittadini di detenere e portare gli strumenti adeguati a difendersi; la seconda, per dimostrare (se ce ne fosse ancora bisogno!) come, al contrario di quanto sostenuto dalla favella degli anti-armi, una maggiore diffusione delle armi tra la popolazione non comporta un aumento proporzionale dei crimini violenti − anzi, come dimostrato dalle esperienze degli Stati USA con regolamenti meno restrittivi al riguardo, scoraggia i delinquenti e consente ai cittadini di difendersi nell'eventualità di un mass shooting perpetrato da qualche pazzo.
Restiamo dunque in attesa degli sviluppi futuri.