Il fronte Italiano nel gennaio 1944
Dopo lo sbarco in Sicilia (Operazione Husky) nel luglio del 1943 e la conseguente battaglia per la presa dell’isola, durante la quale gli Alleati ebbero alcune difficoltà dovute all’affluire delle truppe germaniche dal nord (in particolare la Fallschirm-Panzer-Division "Hermann Göring" della Luftwaffe), l’avanzata nel sud d’Italia fino a Napoli proseguì spedita e senza particolari intoppi. Ma poi la Wehrmacht si riorganizzò attestandosi prima sulla linea Bernhardt e poi sulla Linea Gustav (che andava dalla foce del fiume Garigliano sul Tirreno a Ortona sull’Adriatico).
Qui il Feldmaresciallo Kesselring, comandante in capo delle forze germaniche in Italia, riuscì ad arrestare definitivamente gli alleati per tutto l’autunno inverno del 1943-44, grazie soprattutto alla posizione chiave rivestita dall’Abbazia di Montecassino nella quale, all’indomani del bombardamento americano, si insediarono i parà tedeschi che costituivano uno dei reparti d’èlite dell’esercito tedesco. Vi sloggeranno solo il 18 magio del 1944.
Lo Sbarco ad Anzio
In questa situazione di drammatico stallo, con la Linea Gustav che nonostante diverse e poderose spallate (più assalti vennero lanciati da parte alleata) non voleva crollare, nel dicembre del 1943 viene pianificata l’operazione Shingle, ossia uno sbarco in forze ad Anzio, a nord della Gustav, per costringere i tedeschi a spostare truppe e a sguarnire la propria linea difensiva, tagliare le loro vie di rifornimento e impedirne la ritirata.
Il 22 gennaio dopo un intenso fuoco di preparazione, iniziano alle prime ore del mattino le operazioni di sbarco condotte dal VI Corpo d’Armata statunitense. Rangers e Paracadutisti USA occupano il porto. I tedeschi, che in loco hanno solo due battaglioni, sono colti di sorpresa. Alla mezzanotte del 22 27.000 americani, 9 000 britannici e 3.000 veicoli occupano la testa di sbarco, larga 25 chilometri e profonda dai 4 ai 6. Si registrano solo tredici i caduti da parte alleata.
Il 23 però inizia la prima energica reazione germanica con le batterie contraeree tedesche che inquadrano i reparti sbarcati in zona; vengono fatte affluire 5 divisioni della XIV Armata tra cui la esperta Panzer-Division "Hermann Göring", che si posiziona a fronteggiare i reggimenti americani e la 3a Panzergrenadier-Division davanti ai britannici. Le incertezze del generale John Lucas, comandante il VI Corpo d’Armata, che ha Roma a meno di 50 km e la strada praticamente aperta, permettono un ulteriore rafforzamento delle cordone difensivo che Kesselring sta organizzando attorno ad Anzio; già il 29 gennaio il feldmaresciallo tedesco è in grado di schierare in campo 70.000 uomini. Da questo momento in poi gli alleati non avranno più la possibilità di sfondare le difese tedesche. D’altro canto per il progressivo esaurimento delle forze terrestri (Herr) e aeree (Luftwaffe) a causa dei troppi fronti di impiego, i tedeschi a loro volta non riusciranno mai a eliminare completamente la testa di ponte di Anzio, nonostante diversi contrattacchi.
Il fronte si stabilizzerà fino al maggio del 1944 quando la Wehrmacht alla fine sarà costretta a ripiegare dalla Linea Gustav e dall’Abbazia di Monte Cassino. Solo allora ricevuti ingenti rinforzi di materiali e mezzi le truppe bloccate nella sacca di Anzio si muoveranno per cercare di tagliare la strada alla X Armata tedesca in ripiegamento. Ma divergenze tra i comandi inglesi e statunitensi permetteranno alla "Hermann Göring" di tenere Valmonte e mantenere aperta la strada della ritirata.
Il generale Mark Clark, comandante della V Armata statunitense, riuscirà a entrare per primo a Roma, nel frattempo evacuata dai tedeschi, il 4 giugno, precedendo gli inglesi volutamente rallentati ma il prezzo da pagare è sarà la mancata distruzione della X Armata che invece riuscirà insieme alla XIV Armata a ripiegare in buon ordine. Questi uomini Clark se li ritroverà tra tre mesi di nuovo davanti, trincerati su di una nuova linea difensiva approntata dai tedeschi lungo la dorsale appenninica tra Toscana e Emilia: la Linea Gotica.
Il Museo dello sbarco di Anzio
Il Museo dello Sbarco di Anzio viene inaugurato il 22 gennaio del 1994 in occasione del 50° anniversario dello sbarco ed è il frutto della passione e del lavoro di Patrizio Colantuono e della Associazione “Centro di ricerca e di documentazione della Sbarco e della battaglia di Anzio” da lui presieduta. È ospitato in una delle sale della seicentesca Villa Adele, nel cuore del centro storico di Anzio. Si divide in quattro sezioni dedicate rispettivamente al materiale tedesco, italiano, inglese e statunitense. In esse si trovano uniformi, armi decorazioni, oggetti personali, documenti, foto mappe e piani di battaglia oltre a giornali d’epoca e materiale propagandistico dei due schieramenti opposti.
Molti reperti vengono dal fondale marino di Anzio e ci testimoniano, anche se ormai corrosi o ricoperti di incrostazioni, la drammaticità di quei momenti. In particolare gli oggetti provenienti dalle navi affondate (come gli incrociatori britannici Janus e Spartan o la nave ospedale St. David) o dagli aerei abbattuti. Molte però sono state le donazioni, soprattutto dei reduci, europei o d’oltreoceano, o dei famigliari-parenti dei caduti che, venuti a conoscenza dell’esistenza di una realtà museale che si occupa di ricordare lo sbarco e la battaglia di Anzio, hanno voluto contribuire al suo allestimento. E così il museo si è letteralmente riempito negli anni di oggetti che stipati rendono ormai troppo angusta (non vi è più un centimetro quadro di posto) la sala che lo ospita; si può dire che il luogo “trasudi storia da ogni suo angolo”.
Fototeca, nastroteca, biblioteca ed emeroteca completano la già vasta documentazione. Merita veramente una visita.
Per ulteriori informazioni:
Museo dello Sbarco di Anzio
Via di Villa Adele - 00042 Anzio (RM) Italy
Tel/Fax: 069848059
cell. 3494556241